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  • Domenica 23 giugno 2019

Le foto delle grandi proteste a Praga contro il primo ministro ceco Andrej Babiš

Vanno avanti da settimane e chiedono le dimissioni del capo del governo, accusato di essere coinvolto in un grande scandalo

(AP Photo/Petr David Josek)
(AP Photo/Petr David Josek)

Domenica decine di migliaia di persone si sono riunite a Praga, la capitale della Repubblica Ceca, per chiedere le dimissioni del primo ministro Andrej Babiš, accusato di corruzione e al centro di uno scandalo che riguarda l’uso di fondi europei e coinvolge il conglomerato industriale di sua proprietà, Agrofert. La protesta, non la prima contro Babiš, è stata organizzata da “Un milione di momenti per la democrazia”, organizzazione nata su iniziativa di un piccolo gruppo di studenti e cresciuta moltissimo nelle ultime settimane. “Un milione di momenti per la democrazia” aveva organizzato anche le enormi manifestazioni del 5 giugno scorso, definite le più grandi nel paese da quelle che portarono alla fine del regime comunista nel 1989.

Babiš, che fu eletto in Parlamento nel 2013 con una campagna anti-establishment e anticorruzione, diventò primo ministro nel 2017 dopo una grande vittoria elettorale del suo partito Azione dei Cittadini Insoddisfatti, liberale e di centrodestra.

È anche uno degli uomini più ricchi del paese, proprietario di Agrofert, una holding attiva nel settore alimentare, chimico, dell’agricoltura e dei media. Agrofert controlla alcune tra le aziende più importanti della Repubblica Ceca, due grandi quotidiani e una televisione, situazione che ha attirato molte accuse di conflitto di interessi verso Babiš. Le cose si sono complicate ulteriormente per il primo ministro quando sono arrivate le accuse di aver utilizzato fondi europei per scopi personali.

Ad aprile, la polizia diede indicazione di indagare Babiš per aver usato i fondi dell’UE per costruire un resort privato fuori Praga. Il giorno successivo il ministro della Giustizia, Jan Knezinek si dimise e fu sostituito da Marie Benesova, politica vicina al presidente Milos Zeman, alleato di Babiš. La sostituzione attirò molte proteste, e gli oppositori di Babiš si convinsero che Benesova – da cui dipende il procuratore generale, quello che approva le indagini sul primo ministro – stesse cercando di rallentare e ostruire i procedimenti contro Babiš.

A maggio fu diffusa inoltre una versione preliminare di un rapporto della Commissione europea che accusava Babiš di aver usato altri fondi europei per avvantaggiare Agrofert. In un discorso al Parlamento, il primo ministro parlò di «attacco alla Repubblica Ceca», ma la notizia del rapporto diede ulteriore vigore alle proteste contro il governo.

Non è comunque detto che le manifestazioni portino alle dimissioni di Babiš: il suo partito, infatti, è fresco di vittoria alle elezioni europee, alle quali ha superato il 20 per cento, più di qualsiasi altro partito ceco. L’opposizione politica è poi frammentata e priva di un’identità forte, con i Socialdemocratici – che hanno governato il paese per buona parte della sua breve storia – praticamente scomparsi: alle elezioni politiche del 2017 passarono dal 20 al 7 per cento, e alle ultime europee si sono fermati addirittura sotto al 4 per cento, non eleggendo nessun eurodeputato.