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  • Venerdì 21 giugno 2019

Storia di una gran truffa, in Francia

Un gruppo di persone è riuscito a ottenere quasi 80 milioni di euro usando una maschera in silicone – per fingersi un importante ministro – e moltissima faccia tosta

Un truffatore mascherato da Le Drian.
Un truffatore mascherato da Le Drian.

Dalla fine del 2015 al 2017, un gruppo di truffatori francesi ha messo in piedi un sofisticato raggiro per convincere uomini d’affari e milionari stranieri a donare dei soldi per pagare i riscatti di immaginari ostaggi tenuti prigionieri in Medio Oriente da gruppi terroristici islamici. Per riuscirci, uno dei truffatori si è finto l’allora ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, utilizzando addirittura una maschera in silicone e una riproduzione dell’ufficio di Le Drian, che ha definito la truffa «impressionante». Si stima che la banda sia riuscita a raccogliere in questo modo 80 milioni di dollari, dice BBC News.

Il vero ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian. (Lintao Zhang/Getty Images)

L’uomo accusato di aver organizzato la truffa è Gilbert Chikli, un criminale israelo-francese che fu arrestato nell’estate del 2017 in Ucraina e che è attualmente in prigione a Parigi. Per oltre un anno, dopo l’arresto di Chikli, la questione sembrò chiusa, ma all’inizio del 2019 sono ricominciate le telefonate in cerca di imprenditori da truffare. A febbraio sono state arrestate in Israele altre tre persone che si ritiene facessero parte della banda, e da allora non ci sono stati altri tentativi di frode. Gli imputati stanno aspettando che cominci il loro processo, previsto a breve.

Nei molti mesi in cui è andata avanti, la truffa aveva funzionato così: la banda contattava ricchi uomini d’affari considerati “amici della Francia”, CEO di grandi società, capi di governo di paesi africani, leader religiosi come l’Arcivescovo di Bordeaux e organizzazioni benefiche. Giocando sul fatto che la Francia ufficialmente non paga i riscatti, i truffatori – presentandosi come emissari del governo – chiedevano che i soldi venissero depositati in modo non tracciabile su alcuni conti cinesi. Da lì venivano poi riciclati, e una parte tornava in Israele, dove avevano base i truffatori. Le richieste riguardavano anche altre operazioni “segrete”, come acquisti di armamenti. Il primo contatto avveniva per telefono, da parte di un uomo che si diceva membro dello staff di Le Drian. Se il bersaglio sembrava disposto a donare dei soldi, veniva organizzato un colloquio con il finto Le Drian.

All’inizio il colloquio era telefonico, ma poi i truffatori organizzarono un livello successivo: una conversazione su Skype, in cui compariva – poco illuminato e ripreso a una certa distanza – un uomo con una maschera di silicone di Le Drian, in un ufficio con tanto di bandiere e ritratti dell’allora presidente Francois Hollande. La scelta del ministro da impersonare ricadde su Le Drian probabilmente perché, oltre a essere potenzialmente competente su rapimenti internazionali (dopo essere stato alla Difesa diventò ministro degli Esteri), è anche un politico relativamente poco conosciuto.

Guy-Petrus Lignac, ereditiero di una grande società vinicola, ha raccontato che l’uomo nel video sembrava davvero Le Drian, e che se gli avesse chiesto meno soldi forse glieli avrebbe anche dati. La maggior parte delle persone contattate dai truffatori non ha nemmeno risposto, anche perché nel tempo si era sparsa la voce di truffe simili, ma qualcuno è stato raggirato. Non sappiamo con certezza chi sia cascato nella truffa: secondo BBC, però, si ritiene che più di metà degli 80 milioni di euro raccolti siano arrivati da un unico imprenditore turco. Un altro è stato Aga Khan, il capo del ramo indiano della setta degli Ismaeliti Nizariti, conosciuto per la sua ricchezza e la sua vita mondana: sembra abbia perso 18 milioni. Un’altra vittima è stata il proprietario della grande azienda vinicola Château Margaux. Non ha invece abboccato Macky Sall, presidente del Senegal.

Di Chikli si sa che ha origini tunisine ed ebraiche, e che è cresciuto a Belleville, quartiere a nord est del centro di Parigi: era già stato condannato per truffa nel 2015, quando si era finto CEO di alcune società per ottenere pagamenti dalle stesse. Allora viveva però in Israele, che non lo aveva estradato, e si era dedicato alle truffe di carattere politico: era quasi riuscito a ottenere un sostanzioso pagamento dal governo tunisino per una finta fornitura di elicotteri. Nell’agosto del 2017 però volò in Ucraina, dove fu arrestato e tenuto in prigione per un po’, per poi essere estradato in Francia.