Il potente oligarca moldavo Vlad Plahotniuc, al centro della crisi politica in corso, ha lasciato il paese

Vladimir Plahotniuc, presidente del PDM, durante un evento elettorale nel 2016. (EPA/DUMITRU DORU)
Vladimir Plahotniuc, presidente del PDM, durante un evento elettorale nel 2016. (EPA/DUMITRU DORU)

Venerdì scorso Vlad Plahotniuc, leader del Partito Democratico Moldavo (PDM) e al centro della crisi politica in corso ormai da una decina di giorni in Moldavia, ha lasciato il paese: la maggior parte delle fonti dice che si sia imbarcato su un jet privato diretto a Istanbul, ma non è chiaro dove sia adesso. Lo ha confermato sabato il servizio stampa del PDM, aggiungendo che il soggiorno all’estero sarebbe durato soltanto «un paio di giorni» e per visitare la sua famiglia. È una notizia importante, perché secondo i media moldavi in realtà Plahotniuc se ne sarebbe andato insieme al suo entourage per mettersi al sicuro in vista delle proteste del weekend: secondo il giornalista di Politico Matei Rosca, gli Stati Uniti hanno acconsentito al suo viaggio per evitare tensioni e violenze. Da giorni gli osservatori dicono che Stati Uniti, Russia e Unione Europea stanno posizionandosi sullo stesso fronte chiedendo che Plahotniuc lasci il potere nel paese.

I giornali moldavi scrivono che sono diversi i leader e funzionari della cerchia di Plahotniuc che stanno lasciando o lasceranno a breve la Moldavia. Uno di questi sarebbe Ilan Shor, uomo d’affari, parlamentare e sindaco della città di Orhei, accusato di essere stato tra i responsabili della sparizione di un miliardo di euro dal sistema bancario moldavo nel 2015.

Plahotniuc, accusato estesamente di corruzione e al centro dei molti scandali moldavi degli ultimi anni, era stato estromesso dal potere dieci giorni fa dopo un accordo tra i due principali blocchi politici alternativi al PDM, l’europeista ACUM e i Socialisti filorussi. L’accordo, e la conseguente nomina a prima ministra della leader di ACUM Maia Sandu, era stata giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale sulla base di un controverso cavillo legale. Sandu e Igor Dodon, presidente Socialista che era stato rimosso dalla Corte, si sono rifiutati di adeguarsi alla decisione, e sembrano essere riusciti nel loro intento conservando il potere. Entrambi hanno chiesto negli scorsi giorni che i giudici della Corte Costituzionale, considerati vicinissimi a Plahotniuc, si dimettano.