Nessuno sa come se la passa YouTube

I dati finanziari di uno dei siti più visitati al mondo sono tenuti segreti da Alphabet, ed è un problema per gli investitori, spiega il Wall Street Journal

(Sophia Kembowski/picture-alliance/dpa/AP Images)
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Ogni giorno un miliardo di ore di video viene visto su YouTube, uno dei siti più visitati al mondo, ma nonostante la sua enorme popolarità, si continua a sapere pochissimo dei suoi risultati economici. Alphabet, la holding statunitense che controlla YouTube (oltre a Google e innumerevoli altre società), è quotata in borsa ed è tenuta a fornire dati sul proprio andamento complessivo ogni tre mesi, ma non è obbligata a offrire informazioni nel dettaglio sulle sue singole controllate. Come scrive il Wall Street Journal, è praticamente impossibile farsi un’idea precisa dell’andamento economico di YouTube: sappiamo che frutta svariati miliardi di dollari ad Alphabet ma poco altro, e questa segretezza è un problema ricorrente per gli investitori.

Nelle sue trimestrali di cassa, Alphabet mette insieme i risultati di YouTube con quelli del motore di ricerca di Google, il browser Chrome, Google Maps e Android, il sistema operativo per gli smartphone. È una raccolta talmente ampia di servizi da rendere impossibili stime accurate sulle singole attività.

Quelle più accurate ritengono che YouTube porti ricavi ad Alphabet per circa 15 miliardi di dollari all’anno, grazie alla pubblicità che viene mostrata sul sito e attraverso le sue applicazioni. È uno dei servizi online più redditizi che esistano e proprio per questo motivo gli investitori vorrebbero avere qualche informazione in più. Questa esigenza è diventata ancora più evidente la scorsa settimana, quando Alphabet ha pubblicato i suoi ultimi dati trimestrali, segnalando un rallentamento della crescita che non registrava in quelle dimensioni da quasi 4 anni. Molti si chiedono se YouTube sia una delle cause delle minori entrate, e se ci sia quindi da rivalutare qualche investimento.

I motivi del rallentamento possono essere molteplici, ma secondo diversi analisti YouTube potrebbe essere stato una parte del problema. I minori ricavi potrebbero essere derivati dalla concorrenza sempre più stretta di Amazon, il cui servizio per le pubblicità online sta influendo sui ricavi di Alphabet. Ma le cause potrebbero essere anche tecniche, legate per esempio alla scelta di Apple di ampliare i controlli per la privacy sui propri dispositivi, riducendo la possibilità per Alphabet di mostrare pubblicità personalizzate (e più redditizie) su YouTube. In mancanza di dati finanziari chiari non c’è però modo di saperne di più.

Anche in seguito alle pressioni di alcuni investitori, nel 2018 l’autorità di controllo della borsa statunitense (Securities Exchange Commission, SEC) chiese qualche chiarimento ad Alphabet sul perché non fornisse dati sull’andamento di YouTube. La richiesta non portò però a ulteriori iniziative.

Alphabet sostiene che i dati su YouTube siano “informazioni sensibili dal punto di vista della concorrenza”, motivazione sufficiente per mantenerli riservati e non condividerli con nessuno al di fuori dell’azienda. Per gli analisti finanziari, che hanno il compito di valutare l’andamento delle società e prevederne gli sviluppi, è un problema: non possono fare stime accurate, col rischio di mal consigliare i loro clienti. Sanno che le finanze del servizio sono buone, anche se YouTube rende in proporzione meno rispetto al motore di ricerca di Google, ma non sanno quanto siano effettivamente buone, né come oscillino nel tempo.

Il caso di YouTube non è comunque isolato, soprattutto nel mercato delle grandi aziende di Internet. Facebook per esempio ha il controllo di Instagram, una delle applicazioni più utilizzate al mondo, ma nelle sue trimestrali non fornisce informazioni dettagliate sul suo andamento finanziario. Offre qualche dato sul numero di utenti mensili e poco altro, ma niente di specifico sui ricavi. Amazon fa altrettanto con la quasi totalità delle sue controllate, a cominciare dalla catena di supermercati Whole Foods acquisita nel 2017. Leggendo i bilanci di Amazon si riescono comunque a ottenere un po’ di informazioni, alla voce “negozi fisici”, che raccoglie per lo più negozi di Whole Foods.

Microsoft è tra le poche aziende ad avere scelto una strada di maggiore trasparenza. Dopo avere acquisito il social network LinkedIn nel 2016, la società ha scelto di inserire nelle proprie trimestrali voci specifiche su ricavi e utili/perdite del servizio.