Il museo di Auschwitz ha detto che non parteciperà al Salone del Libro di Torino se ci sarà anche la casa editrice neofascista Altaforte

(Christopher Furlong/Getty Images)
(Christopher Furlong/Getty Images)

Il museo-memoriale di Auschwitz-Birkenau, il campo di sterminio nazista, ha avvertito la direzione del Salone del Libro di Torino e il comune di voler rinunciare alla propria partecipazione alla fiera se sarà presente anche lo stand della casa editrice Altaforte, vicina al partito neofascista di CasaPound e al centro di una polemica in questi giorni.

Ieri sera al comune di Torino, che è uno dei principali sponsor dell’evento e azionista indiretto del Salone, è arrivata una lettera firmata tra gli altri da Halina Birenbaum, sopravvissuta all’Olocausto, in cui si dice che «non si può chiedere ai sopravvissuti di condividere lo spazio con chi mette in discussione i fatti storici che hanno portato all’Olocausto, con chi ripropone una idea fascista della società». Il museo di Auschwitz ha anche detto che se la casa editrice Altaforte dovesse rimanere al Salone del Libro, organizzerà un incontro con la scrittrice Birenbaum in un altro luogo della città.

La polemica riguardo alla partecipazione al Salone dell’editore Altaforte era iniziata alcuni giorni fa, quando lo scrittore e giornalista Christian Raimo – collaboratore del direttore del festival Nicola Lagioia – aveva pubblicato un lungo post per criticare la decisione di ospitare Altaforte. Raimo aveva poi cancellato il post e annunciato le sue dimissioni. Ieri il fumettista e disegnatore Zerocalcare aveva annullato i suoi impegni previsti al Salone del libro di Torino per protesta contro la decisione della direzione di ospitare Altoforte. Come lui, avevano già deciso di non partecipare all’evento anche il collettivo Wu Ming e lo storico Carlo Ginzburg. Molti altri scrittori e intellettuali hanno criticato chi ha deciso di non andare al Salone, sostenendo che il modo migliore per isolare la casa editrice fascista sia quello di partecipare al Salone.