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  • Sabato 4 maggio 2019

I libri fascisti possono stare al Salone del libro?

Il direttore dice di no, ma che non decide lui e che bisogna discuterne

Il direttore del Salone di Torino, Nicola Lagioia
(LaPresse/Nicolò Campo)
Il direttore del Salone di Torino, Nicola Lagioia (LaPresse/Nicolò Campo)

Da giorni ci sono polemiche sulla presenza al Salone del libro di Torino (che si terrà dal 9 al 13 maggio) della casa editrice Altaforte, vicina a Casapound, che ha pubblicato Io sono Matteo Salvini. Intervista allo specchio, un libro-intervista al ministro dell’Interno Matteo Salvini, a cura della giornalista Chiara Giannini e con prefazione di Maurizio Belpietro. Si era anche diffusa la notizia, non confermata e poi rivelatasi falsa, che Salvini avrebbe presentato il suo libro, anche se non in un evento ufficiale previsto dal programma del Salone ma nello stand della casa editrice.

Giovedì sera il direttore del Salone Nicola Lagioia è intervenuto su Facebook per spiegare che la presentazione non è mai stata prevista nel programma e che gli uomini politici sono stati invitati a presenziare al Salone «in veste istituzionale, come semplici lettori» e non per presentare libri o fare campagna elettorale. Lagioia ha anche ricordato che la scelta del programma è responsabilità sua e del Comitato editoriale ma non lo è quella degli stand; ha infine invitato le associazioni di categoria che fanno parte del Comitato di indirizzo, insieme al Comune di Torino e alla Regione Piemonte, a riflettere sul caso.

Oggi, sabato, è intervenuto sul caso anche il Comitato di indirizzo, che ha ricordato l’articolo 21 della Costituzione che garantisce a tutti la libertà di pensiero e di espressione, e ribadito che tocca alla magistratura giudicare chi «persegua finalità antidemocratiche. È pertanto indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per questi reati di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri».