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  • Lunedì 15 aprile 2019

Il licenziamento per omofobia di un fortissimo rugbista australiano

Israel Folau è stato escluso dalla nazionale dopo aver condiviso un messaggio che invitava al pentimento gli "omosessuali destinati all'inferno"

Israel Folau con l'Australia nella partita del Quattro Nazioni contro la Nuova Zelanda (Getty Images)
Israel Folau con l'Australia nella partita del Quattro Nazioni contro la Nuova Zelanda (Getty Images)

La federazione rugbistica australiana ha annunciato il licenziamento del trentenne Israel Folau, uno dei giocatori più forti in attività e fra i più importanti della nazionale, in seguito a un discusso messaggio condiviso dal giocatore su Instagram. Nel post, che si trova online da venerdì, Folau aveva pubblicato un’immagine che invitava al pentimento i “peccatori alcolizzati, omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori, ladri, atei e idolatri” per evitare “l’inferno”. Il giocatore era già stato protagonista in passato di vicende simili, per le quali aveva ricevuto diversi avvertimenti. Dopo l’ultimo caso la federazione ha deciso di licenziarlo per aver violato il codice di condotta, che fra le altre cose vieta ai giocatori di “condannare, diffamare o discriminare le persone sulla base della loro sessualità”.

Il licenziamento dalla nazionale è stato ritenuto inevitabile, anche se “frustrante” secondo l’amministratrice delegata della federazione, Raelene Castle, che lo scorso febbraio aveva rinnovato il contratto di Folau fino al 2022 dopo avergli parlato specificatamente delle aspettative nei suoi confronti (in Australia, come in Sudafrica e Nuova Zelanda, i giocatori firmano contratti con le federazioni). L’allenatore australiano Michael Cheika aveva dichiarato nel fine settimana di non poterlo più convocare, anche in vista della Coppa del Mondo in Giappone del prossimo autunno, mentre il capitano Michael Hooper, che di Folau è anche compagno di club, era stato abbastanza chiaro nel dire che avrebbe avuto difficoltà a giocarci ancora insieme.

Folau è nato a Sidney da genitori tongani appartenenti a una famiglia di cristiani fondamentalisti. È stato giocatore di rugby a tredici, poi di football australiano e infine di rugby a quindici con la squadra della Sydney University e con i professionisti del New South Wales Waratahs, club con cui era sotto contratto dal 2013 e con il quale ha partecipato al Super Rugby, il principale campionato dell’emisfero australe.

Folau si è sempre distinto per doti atletiche eccezionali che gli hanno permesso di giocare con gli stessi eccellenti risultati in tre diverse discipline e di mettere insieme oltre settanta presenze con la nazionale di rugby australiana, una delle più forti al mondo. E la sua presenza è stata fin qui fondamentale per la nazionale, da anni alle prese con un declino che ne ha ridimensionato l’intero movimento, ora surclassato costantemente da quello rivale neozelandese.

Dopo la notifica del licenziamento, Folau ha a disposizione 48 ore per accettare la decisione della federazione o presentare ricorso. Negli ultimi giorni ha sostenuto però che le polemiche nate dal suo messaggio non lo hanno spinto a cambiare posizione. Ha aggiunto poi di “credere in un dio che ha il controllo di tutto” e che qualunque sia “la sua volontà”, che si tratti di continuare a giocare o meno, sarà ugualmente felice.