Il rifornimento di un'auto elettrica a Pescara (ANSA)

Da lunedì 8 aprile si potranno chiedere gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche e ibride

Da lunedì 8 aprile i concessionari di automobili potranno richiedere gli incentivi per l’acquisto, anche in leasing, di auto elettriche e ibride (i cosiddetti “ecobonus”) su un sito dedicato, già online. Il decreto del ministero dello Sviluppo Economico con cui sono stati decisi gli incentivi infatti è stato registrato alla Corte dei Conti. Gli incentivi valgono anche per alcuni modelli di ciclomotori e motocicli a due ruote.

Il decreto non contiene una lista precisa di modelli di automobili per cui si possono chiedere le agevolazioni, ma stabilisce una serie di requisiti. Nei fatti i modelli per cui si potranno chiedere gli incentivi si dividono in due categorie: le auto elettriche con valori di emissioni di anidride carbonica (CO2) da 0 fino a 20 g/km con un prezzo di listino massimo di 61mila euro IVA compresa; e le auto ibride con emissioni di CO2 comprese tra 21 e 70 g/km. Per la prima categoria la riduzione del prezzo è di 6mila euro se si rottama un’auto Euro 1, 2, 3 o 4, di 4mila senza rottamazione. Per la seconda categoria, si ottengono 2.500 euro con rottamazione e 1.500 senza. Tra gli esperti del settore gli ecobonus sono stati criticati perché non sarebbero abbastanza convenienti da incentivare l’acquisto di nuove automobili.

Di fatto i modelli per cui si possono chiedere gli incentivi sono, tra le auto elettriche:

E tra le auto ibride:

Nella lista dei modelli elettrici per cui si possono chiedere incentivi non ci sono auto italiane. In Italia infatti l’industria automobilistica è quasi esclusivamente fondato su veicoli a benzina, diesel e metano e molti vedono nell’elettrico un nemico per l’occupazione, dato che per assemblare un motore elettrico serve una manodopera minore rispetto a uno a scoppio, che è molto più complesso. È una delle ragioni per cui l’elettrico non si è ancora diffuso ampiamente in Europa e non è particolarmente rilevante in Italia, dove il settore automobilistico è stato storicamente centrale per l’occupazione dei lavoratori poco qualificati.

Continua sul Post