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  • Domenica 10 marzo 2019

Come sono le “elezioni” in Corea del Nord

Sono obbligatorie, innanzitutto, e si può solo confermare l'unico candidato proposto: intanto in strada ci sono balli e parate

La fila per votare all'esterno di un seggio di Pyongyang, in Corea del Nord, il 10 marzo 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)
La fila per votare all'esterno di un seggio di Pyongyang, in Corea del Nord, il 10 marzo 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)

Oggi in Corea del Nord si eleggono i 687 membri dell’Assemblea popolare suprema, la cosa più vicina a un parlamento che ci sia nel paese. Ovviamente non sono vere elezioni: non solo perché l’Assemblea non ha nessun potere, ma anche perché i votanti non possono scegliere uno o più candidati in una lista di alternative, ma possono solo approvare o disapprovare l’unico candidato proposto per il distretto elettorale in cui vivono. Nella pratica nessuno lo disapprova, né ci sono astenuti, perché è vietato.

Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un mentre vota alle “elezioni” in un seggio di Pyongyang, il 10 marzo 2019 (Korean Central News Agency/Korea News Service via AP)

Sono le seconde “elezioni” di questo genere da quando nel 2011 Kim Jong-un è diventato il dittatore del paese e solitamente i candidati ricevono il 100 per cento dei consensi. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale KCNA, alle precedenti elezioni, nel 2014, aveva votato il 99,97 per cento degli aventi diritto, cioè di tutti i nordcoreani maggiori di 17 anni: il restante 0,03 per cento era giustificato perché malato o perché il loro lavoro non glielo permetteva.

Nonostante siano elezioni inutili per eleggere un organo che non prende nessuna decisione, ci sono varie regole da rispettare. L’esperto di Corea del Nord Fyodor Tertitsky ha spiegato al Guardian che i cittadini nordcoreani devono presentarsi molto presto ai seggi, «in segno di lealtà» nei confronti del regime; per questa ragione ci sono lunghe file per votare. Inoltre bisogna andare a votare vestiti bene, perché le elezioni sono considerate un’occasione da celebrare, in cui i cittadini possono approvare con il proprio voto le gerarchie a capo del paese e lo stesso Kim Jong-un. Le strade della capitale Pyongyang sono addobbate a festa e sono organizzate una serie di parate per incoraggiare i cittadini a votare; fuori dai seggi ci sono bande musicali, ed è comune che chi ha già votato danzi per festeggiare.

Cittadini nordcoreani ballano fuori da un seggio di Pyongyang, il 10 marzo 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)

Per quanto riguarda le vere e proprie procedure di voto, ciascun avente diritto riceve una scheda su cui è indicato il nome del proprio candidato. Non bisogna scrivere nulla e nemmeno fare un segno: l’approvazione si esprime mettendo la scheda all’interno di un’urna davanti a tutti. Ci sarebbe anche la possibilità di votare in privato, in un’urna nascosta, ma farlo desta sospetti, spiegano gli esperti. In teoria si potrebbe esprimere disapprovazione facendo una croce sul nome dell’unico candidato, ma secondo Tertitsky facendolo si rischia quasi certamente di finire sulle liste di proscrizione della polizia segreta e magari di essere dichiarato affetto da problemi mentali. Dato che votare è obbligatorio, le elezioni funzionano anche come censimento per scoprire chi è fuggito dal paese.

Una scheda elettorale nordcoreana in un seggio di Pyongyang, il 10 marzo 2019 (AP Photo/Dita Alangkara)

L’Assemblea popolare suprema è l’unico organo legislativo della Corea del Nord, ma non si occupa di scrivere le leggi. Di queste si occupa infatti il partito di Kim Jong-un, il Partito del Lavoro di Corea, e sono solo approvate dall’Assemblea come pura formalità. In teoria l’Assemblea avrebbe il potere di cambiare la Costituzione (con una maggioranza di due terzi) e di rimuovere dal potere Kim (con una maggioranza semplice), ma è difficile immaginare che possa succedere qualcosa del genere. Si riunisce di rado: nella prima seduta elegge un organo meno numeroso che lavora al suo posto, dopodiché ci sono sedute solo in rare occasioni.

Le elezioni si tengono ogni cinque anni e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, nell’Assemblea non c’è solo il Partito del Lavoro di Corea: anche se è quello con più rappresentanti, ci sono altri due partiti, il Partito Socialdemocratico di Corea e il Partito Chondoista Chongu. Sono in coalizione con il partito di Kim (cioè fanno parte del Fronte Democratico per la Riunificazione della Patria) e di fatto ne condividono i programmi. I risultati del voto solitamente vengono diffusi (anche se sarebbe più corretto dire “confermati”) nel giro di qualche giorno.

In un articolo intitolato “Il sistema elettorale superiore della Corea del Nord” l’agenzia di stampa statale KCNA ha definito il voto un’importante occasione per «mostrare la solidità e l’invincibilità del sistema socialista in cui il leader, il partito e le masse formano un insieme armonioso». Andrei Lankov, direttore del gruppo di studi sulla Corea del Nord Korea Risk Group, ha detto al Guardian che queste elezioni finte vengono organizzate per soddisfare la necessità di legittimazione del regime attraverso una simulazione di democrazia, come succedeva e succede in molti altri regimi autoritari.