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  • Martedì 5 marzo 2019

Le Isole Cook vogliono cambiare nome

Il minuscolo stato del Pacifico sta pensando di prendere le distanze dal passato coloniale e chiamarsi in un modo che valorizzi la sua cultura maori

Aitutaki, Isole Cook (Sergi Reboredo/picture-alliance/dpa/AP Images)
Aitutaki, Isole Cook (Sergi Reboredo/picture-alliance/dpa/AP Images)

Le Isole Cook sono un gruppo di 15 isole in mezzo all’oceano Pacifico meridionale, a quattro ore e mezza di volo dalla Nuova Zelanda, abitate da meno di 20mila persone. Si chiamano così per l’esploratore britannico James Cook, che le visitò diverse volte nella seconda metà del Settecento, anche se furono gli spagnoli i primi occidentali a scoprirle. Tra qualche mese gli abitanti delle isole avranno la possibilità di votare per cambiare il nome del loro stato: l’idea dei promotori dell’iniziativa è prendere le distanze dal passato coloniale e scegliere qualcosa che rifletta di più la cultura e la lingua indigene locali, profondamente legate a quelle dei maori neozelandesi.

Le Isole Cook si trovano poco più a ovest della Polinesia francese. Anche qui, come succede in altri stati della regione, l’economia è basata sul turismo, che si sviluppa attorno ai resort in riva all’oceano ed alcune meravigliose spiagge di sabbia.

In realtà le Isole Cook non sono uno stato del tutto sovrano e indipendente: sono in “libera associazione” con la Nuova Zelanda, che è responsabile della loro difesa e politica estera, ma solo su richiesta dei governanti locali (di fatto la comunità internazionale le considera uno stato sovrano e indipendente). Le Isole Cook divennero infatti colonia neozelandese nel 1901, acquisendo la “libera associazione” durante il periodo delle prime grandi spinte per l’autodeterminazione, negli anni Sessanta. Oggi i due paesi mantengono rapporti di collaborazione molto buoni e circa 60mila maori originari delle Isole Cook vivono in Nuova Zelanda, soprattutto per ragioni economiche.

Il primo ministro neozelandese John Key, a destra, e il primo ministro delle Isole Cook Jim Marurai dopo avere firmato un accordo fiscale il 9 luglio 2009. Rarotonga, Isole Cook (Phil Walter/Getty Images)

L’iniziativa di cambiare nome alle Isole Cook è stata promossa negli ultimi mesi da Danny Mataroa, presidente di un comitato apposito istituito lo scorso gennaio. La proposta ha ottenuto progressivamente l’appoggio del governo locale guidato dal primo ministro nazionalista Henry Puna, leader del Cook Islands Party, uno dei due principali partiti delle Isole Cook. Il viceprimo ministro, Mark Brown, ha detto a RNZ Pacific: «Sono contento di cercare un nome tradizionale per il nostro paese che rifletta di più la natura polinesiana della nostra nazione».

Rispetto a una precedente iniziativa fallita sul cambio nome, risalente agli anni Novanta, Mataroa ha inoltre coinvolto nel processo anche tutti i 12 capi delle isole abitate che formano lo stato, aumentando le possibilità del successo finale.

Finora il comitato che si occupa dell’iniziativa non ha chiarito pubblicamente quali saranno i nomi nuovi presi in considerazione per le Isole Cook, anche se una delle proposte potrebbe essere “Avaiki Nui”, il nome che usano i maori locali per indicarle. Gli abitanti delle Isole Cook, ha scritto il Guardian, potrebbero decidere di mantenere un doppio nome, come fa ancora oggi la Nuova Zelanda, dove viene usato di frequente “Aotearoa”, il nome maori dello stato. Il comitato presenterà una proposta di nuovo nome al governo entro aprile, il quale poi deciderà i tempi e i modi per una votazione popolare.