I faccioni dell’Isola di Pasqua hanno grossi problemi

La maggior parte di loro è stata colpita da pericolosi licheni che ne stanno rovinando l'aspetto: il rimedio c'è, ma costa molto

AP Photo/Karen Schwartz
AP Photo/Karen Schwartz

Molti moai dell’Isola di Pasqua (i famosi faccioni di pietra, questi?) si stanno rovinando e tra un secolo potrebbero diventare solo dei fragili blocchi. Centinaia di famosi faccioni dell’isola – costruiti diversi secoli fa dagli abitanti di Rapa Nui, il nome dell’isola nella lingua nativa – sono stati infatti colpiti da pericolosi licheni che stanno creando macchie e buchi. Gli esperti dicono che a lungo andare i licheni deformeranno i moai e cambieranno la consistenza del materiale con cui sono fatti: il Guardian ha sintetizzato che i licheni «stanno sgretolando le sculture, trasformando il loro aspetto ammorbidendole fino a una consistenza simile all’argilla».

La grande maggioranza dei moai fu ricavata da blocchi di tufo, una roccia magmatica molto diffusa sull’isola. Finora, in tutti i secoli che hanno passato sull’isola di Pasqua, il problema principale erano stati l’erosione dovuta al vento e i furti subiti dagli esploratori stranieri.

Sonia Haoa, un’archeologa nata e cresciuta sull’isola di Pasqua, ha stimato che almeno il 70 per cento delle oltre mille statue dell’isola sta avendo problemi con i licheni. Haoa ha detto che c’è ancora tempo per rimediare: per farlo è però necessario pulire con cura e competenza i moai e applicare in seguito sostanze che proteggano la superficie delle sculture. È stato stimato che l’intera operazione costerebbe circa 500 milioni di dollari. L’amministrazione dell’Isola di Pasqua – che fa parte del Cile, lontano più di 3.600 chilometri – sta cercando di ottenere parte di quei soldi dagli stati i cui esploratori rubarono diverse statue nei secoli passati. Da diverso tempo l’isola sta cercando inoltre di farsi ridare alcuni dei moai, che hanno un significato storico e spirituale, oltre che artistico.

Un moai al British Museum (Dan Kitwood/Getty Images)

I licheni non sono però l’unico problema dell’isola di Pasqua. Anche l’isola stessa si sta consumando e secondo i modelli matematici più accreditati sul cambiamento climatico, entro la fine di questo secolo i mari si innalzeranno fino a quasi 2 metri, creando notevoli problemi a molte isole della zona.

L’isola di Pasqua ha un’estensione massima di appena 24 chilometri, è popolata da circa 6mila persone e ha un traffico di turisti molto alto. Ogni anno la visitano circa 100mila turisti, intorno a cui ruota la stragrande maggioranza dell’economia dell’isola. Le statue sono tenute al sicuro entro il perimetro di un grande parco storico, tutelato dall’UNESCO.

Non sappiamo ancora molto sulla storia di Rapa Nui. Sulla base delle testimonianze trovate sull’isola, gli storici sono convinti che i primi a raggiungerla furono i polinesiani circa mille anni fa: vi si stabilirono creando una civiltà piuttosto florida. Costruirono oltre 1.100 moai usando tecniche non ancora del tutto chiare, comprese quelle per trasportare i pesanti blocchi di pietra dalle cave ai punti perimetrali dell’isola dove si trovano tuttora.

Non sappiamo nemmeno di preciso a che cosa servissero, anche se la teoria più comune è che fossero scolpiti per augurare benessere e prosperità, e per questo sono rivolti verso l’interno dell’isola. I moai più piccoli erano invece rappresentazioni dei defunti di un certo rango, come i personaggi più importanti della comunità. Non sappiamo nemmeno che cosa portò la civiltà dell’isola di Pasqua a scomparire, ma tra i principali indiziati ci sono l’eccessivo consumo di risorse e l’arrivo dei colonizzatori europei, che portarono malattie a cui gli abitanti dell’isola non erano immuni.