L’era degli smartphone con schermi pieghevoli

In pochi giorni Samsung, Huawei e altri produttori hanno presentato cellulari molto spessi e molto avveniristici: faranno strada? Li vogliamo in tasca?

Negli ultimi giorni alcuni dei più grandi produttori di smartphone al mondo hanno presentato i loro primi cellulari con schermi pieghevoli, tecnologia sulla quale sembrano puntare per rilanciare le vendite dopo un rallentamento generale del settore. L’idea è offrire smartphone che si trasformano in piccoli tablet, ma riducendo il più possibile il loro ingombro, in modo da rimanere comunque tascabili. I primi modelli saranno messi in vendita entro la metà dell’anno, ma a prezzi molto alti e intorno ai 2mila euro. Gli smartphone con schermo pieghevole sembrano promettenti, ma in molti si chiedono se possano davvero avere successo e se siano il futuro che ci aspetta.

Samsung Galaxy Fold
Samsung è il più grande produttore di smartphone al mondo e la settimana scorsa ha presentato il Galaxy Fold, il suo primo cellulare con schermo pieghevole. È formato da due schermi: uno più piccolo da 4,6 pollici sulla parte frontale e quello pieghevole vero e proprio da 7,3 pollici, che diventa visibile quando si apre il telefono, come un libro.

Lo schermo frontale è pensato per vedere le notifiche, rispondere ai messaggi e alle chiamate, mentre quello interno per navigare, usare app per le immagini e la produttività, e naturalmente per i videogiochi. Se si sta utilizzando una particolare app sullo schermo più piccolo, questa viene riportata su quello più grande appena si apre lo smartphone.

Il Galaxy Fold da chiuso è piuttosto spesso, circa 1,7 centimetri, e visto a distanza dà l’idea di avere in mano due smartphone sovrapposti l’uno sull’altro. Il meccanismo per aprirlo e chiuderlo sembra comunque solido e lo stesso schermo all’interno si piega facilmente, senza dare l’idea di essere fragile. Il nuovo smartphone pieghevole di Samsung sarà probabilmente il primo a essere messo in vendita, tra quelli di questa nuova ondata di dispositivi prodotti dalle grandi aziende, e questo potrebbe dare qualche vantaggio all’azienda sulla concorrenza. Il Galaxy Fold sarà disponibile da aprile a un prezzo di partenza di 2mila euro.

Huawei Mate X
In occasione del Mobile World Congress, la più importante serie di eventi legati alla telefonia mobile da poco iniziata a Barcellona (Spagna), il produttore cinese Huawei ha mostrato il nuovo Mate X, la sua risposta al Galaxy Fold di Samsung presentato appena alcuni giorni prima. Il primo smartphone pieghevole di Huawei non ha due schermi come quello di Samsung, ma un unico display che rimane sempre all’esterno del cellulare: quando è piegato se ne utilizza metà come con un normale smartphone, quando viene aperto le sue dimensioni raddoppiano e il dispositivo diventa una sorta di tablet.

(AP Photo/Manu Fernandez)

Grazie ad alcuni accorgimenti, come una impugnatura laterale su cui sono state inserite fotocamere e altri sensori, Huawei è riuscita a realizzare uno smartphone più sottile di quello di Samsung: da chiuso è spesso 1,1 centimetri, contro gli 1,7 del suo concorrente sudcoreano. Quando è aperto, il Mate X è spesso appena 0,54 centimetri. Rimanendo all’esterno, lo schermo deve piegarsi meno rispetto a quanto dovrebbe fare se fosse all’interno: è per questo che Samsung ha dovuto mantenere uno spessore maggiore della cerniera, per evitare rischi di rottura.

(AP Photo/Manu Fernandez)

Da piegato, il Mate X offre uno schermo da 6,6 pollici, che diventa da 8,8 pollici quando viene aperto. Il meccanismo di apertura e chiusura sembra solido e anche la resistenza dello schermo, quando viene aperto e richiuso.

Il primo smartphone pieghevole di Huawei sarà messo in vendita entro metà anno a un prezzo più alto del Galaxy Fold: si partirà da 2.299 euro.

Oppo
Oppo, altro grande produttore di smartphone cinese, ha mostrato il suo primo cellulare con schermo pieghevole poche ore dopo la presentazione del Mate X di Huawei. Il modello è però ancora in fase di prototipo e non ci sono molte informazioni sulle sue caratteristiche. Esteticamente ricorda molto il MateX, con un solo schermo pieghevole esterno. La cornice intorno al display sembra essere più spessa del modello mostrato da Huawei e le proporzioni dello schermo sono un po’ differenti. Non è ancora chiaro quando sarà messo in vendita e a che prezzo, anche se probabilmente non si allontanerà molto dai 2mila euro chiesti dai concorrenti per i loro prodotti.

(Oppo)

Xiaomi
Tra le società cinesi produttrici di smartphone, Xiaomi sta emergendo molto rapidamente anche sul mercato occidentale, grazie ai suoi prodotti di qualità e a prezzi molto vantaggiosi rispetto a quelli della concorrenza. A fine gennaio, l’azienda aveva mostrato un prototipo di quello che dovrebbe diventare il suo primo smartphone con schermo pieghevole.

A differenza dei modelli visti finora, quello di Xiaomi è stato progettato per piegarsi in tre parti, con i due lati dello schermo che si ripiegano su loro stessi, riducendo le dimensioni del telefono quando non lo si utilizza in modalità tablet. È sicuramente la soluzione più interessante e ambiziosa tra quelle viste finora, ma non sappiamo ancora se il prodotto finito di Xiaomi manterrà questa impostazione, né quanto costerà, né quando sarà messo in vendita.

Di corsa
I dati sulle vendite degli smartphone negli ultimi mesi hanno confermato che l’intero settore sta rallentando, con minori volumi di vendite soprattutto in Occidente dove si è raggiunta una certa saturazione. Il classico ciclo di due anni in media per cambiare uno smartphone è ormai saltato, con molte persone che tengono più a lungo i loro dispositivi prima di sostituirli, allungandone la vita cambiando se necessario la batteria, sostenendo costi molto più bassi dell’integrale sostituzione del telefono. Certo, i modelli più recenti di smartphone sono più potenti e hanno migliori fotocamere, ma nel complesso non fanno cose molto diverse dai loro predecessori, cosa che influisce sulla scarsa propensione ad acquistarli.

Le minori vendite di smartphone spiegano la corsa verso gli schermi pieghevoli cui stiamo assistendo in questi mesi. I produttori confidano di interessare gli utenti con dispositivi che fanno oggettivamente qualcosa di diverso rispetto ai loro predecessori, sperando di spingerli così a cambiare telefono. Il problema è che per arrivare il prima possibile, e superare la concorrenza, i produttori sono dovuti scendere a qualche compromesso, sia per quanto riguarda la tecnologia, sia per i prezzi.

Belli, però…
Tutti i modelli di smartphone pieghevoli presentati finora hanno il difetto di essere spessi e piuttosto ingombranti quando sono chiusi. Esteticamente alcuni ricordano il Nokia Communicator, il cellulare che si chiudeva a libretto e che da aperto aveva una piccola tastiera fisica, diventato molto famoso e apprezzato nella seconda metà degli anni Novanta. Uno smartphone classico ha uno spessore intorno ai 7 millimetri, un centimetro in meno rispetto al Galaxy Fold.

Sullo spessore incidono diversi fattori: al momento gli schermi flessibili non possono essere piegati più di tanto, non sono un foglio di carta: oltre un certo raggio raggiungono il loro punto di rottura. I progettisti hanno quindi dovuto inventarsi cerniere e altri sistemi che facciano piegare i display quel tanto che basta per ripiegarsi su loro stessi, evitando brutte sorprese. Schermi più grandi di un normale smartphone richiedono anche batterie più grandi per essere alimentati, e il loro ingombro sempre in termini di spessore si fa notare.

(Huawei)

Ai limiti tecnici si aggiungono alcuni altri dubbi legati alla resistenza di questi nuovi dispositivi. Il meccanismo di chiusura era il punto critico e più delicato dei vecchi cellulari che si chiudevano su loro stessi. Era inevitabile: aggiungi una cerniera e cavi che ci passano dentro per condurre i segnali elettrici e prima o poi, dopo migliaia di apri-chiudi, qualcosa si romperà a causa dell’usura o di un’apertura un po’ più violenta del solito. Il timore è che qualcosa di analogo possa succedere con i nuovi schermi pieghevoli, anche se utilizzano sistemi e tecnologie diverse. Il punto in cui si aprono e chiudono a lungo andare potrebbe usurarsi e rompersi. Inoltre, i modelli con lo schermo che si piega all’esterno non potranno avere particolari custodie protettive, e il display sarà sempre esposto al rischio di graffi e altri danni.

Futuro
I Galaxy Fold, Mate X e gli altri sono comunque la dimostrazione dei grandi progressi raggiunti nella produzione di schermi flessibili. Nei prossimi anni saranno impiegati in numerosi dispositivi, non solo gli smartphone, e diventeranno piuttosto familiari. Per quanto riguarda il loro impiego nei cellulari, molto dipenderà dall’interesse e dalla reazione degli utenti. I modelli presentati finora non avranno molta diffusione, considerato che costano dieci volte quanto uno smartphone di fascia media e due volte un iPhone XS, ma i loro successori potrebbero avere qualche chance in più, a patto di avere un formato più pratico e un prezzo inferiore.

Per ora i produttori stanno scommettendo su dispositivi per i quali non si sentiva tutta questa esigenza, in un periodo in cui per la maggior parte di noi uno smartphone onesto e che fa il suo dovere è più che sufficiente, rispetto ai modelli più costosi ed esclusivi. Gli smartphone sono diventati un prodotto come un altro, oggetti sempre meno definiti dalla loro marca, un po’ come è avvenuto decenni fa nel settore dei televisori. E quando un bene diventa comune è molto difficile trovare qualcosa che possa renderlo nuovamente eccezionale agli occhi degli acquirenti. I produttori di televisori ci avevano provato con il 3D e gli schermi curvi, senza riuscire più di tanto a smuovere le vendite, ora chi produce smartphone ci vuole provare con gli schermi pieghevoli.

Il paragone con i televisori funziona però fino a un certo punto: uno schermo curvo da tenere in salotto non aggiungeva proprio nulla all’esperienza visiva (forse in alcuni casi la peggiorava), mentre uno schermo pieghevole in tasca potrebbe effettivamente rispondere all’esigenza di chi vorrebbe avere a disposizione più pixel, senza ritrovarsi in tasca uno smartphone troppo ingombrante.