L’imprenditore Ezio Bigotti è stato arrestato nell’indagine per le sentenze pilotate in Sicilia in cui è coinvolta anche Eni

(ANSA)
(ANSA)

L’imprenditore piemontese Ezio Bigotti, presidente del gruppo STI che si aggiudicò numerose commesse Consip, e Massimo Gaboardi, ex tecnico petrolifero Eni, sono finiti agli arresti domiciliari venerdì mattina nell’ambito di un’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Siracusa” gestito dall’Eni.

Bigotti e Gaboardi sono accusati di corruzione in atti giudiziari e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. Il loro arresto è legato all’inchiesta che da un anno la procura di Messina sta portando avanti su una specie di “comitato d’affari” in grado di condizionare i processi al Consiglio di Stato e al Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana. Questo comitato sarebbe stato retto dell’avvocato Pietro Amara, legale di Eni, dal suo collega Giuseppe Calafiore e dall’ex magistrato Giancarlo Longo.

Secondo le accuse, Amara era riuscito ad ostacolare le indagini della procura di Milano sui vertici dell’Eni, sotto accusa per il presunto pagamento di tangenti in Nigeria, avviando un filone parallelo di inchieste grazie anche all’aiuto di Gaboardi e con la complicità di Longo. A carico di Bigotti, la procura di Messina ha ricostruito una serie di illeciti che avrebbero favorito l’imprenditore nell’ambito degli accertamenti che venivano svolti su imprese a lui riconducibili dalle procure di Torino, Roma e Siracusa.