Il polo nord magnetico si sta spostando più in fretta del previsto

Al punto da avere reso necessario un aggiornamento straordinario del modello che prevede l’andamento del campo magnetico terrestre (eh?!)

(Rishabh Shukla / Unsplash)
(Rishabh Shukla / Unsplash)

Il modello che tiene traccia del polo nord magnetico ha da poco ricevuto un aggiornamento straordinario per riflettere alcuni cambiamenti imprevisti nella sua posizione, avvenuti nell’ultimo anno. A differenza del polo nord geografico, che indica il punto fisso in cui l’asse di rotazione terrestre interseca la superficie del nostro pianeta, il polo nord magnetico cambia nel corso del tempo ed è il punto verso cui puntano le bussole. Tenere traccia dei suoi cambiamenti è essenziale per avere punti di riferimento certi e accurati nel campo della navigazione, e più in generale dell’orientamento geografico.

La Terra è un gigantesco magnete, ma il campo magnetico che produce non è costante e varia a seconda di numerose condizioni, alcune delle quali non ci sono ancora completamente chiare. Per questo, a metà degli anni Sessanta i ricercatori iniziarono a lavorare a un modello matematico che, con un buon grado di approssimazione, consentisse di prevedere l’evoluzione del campo magnetico della Terra in un determinato periodo, un po’ come fanno le previsioni del tempo. Da allora, il “modello magnetico mondiale” viene aggiornato ogni cinque anni per riflettere i cambiamenti di posizione del polo nord magnetico.

L’ultimo aggiornamento del modello era stato effettuato nel 2015, ma all’inizio del 2018 i suoi responsabili si sono accorti che il polo nord magnetico stava variando sensibilmente, più di quanto avessero previsto, spostandosi verso la Siberia. Lo scarto tra previsione e realtà stava diventando consistente, tanto da rendere meno accurati i sistemi di navigazione, da qui la scelta senza precedenti di aggiornare il modello ufficializzata lunedì 4 febbraio con i nuovi dati.

L’asterisco indica la posizione del polo nord magnetico (NOAA NCEI/CIRES)

La responsabilità di aggiornare il modello magnetico mondiale spetta a un’agenzia all’interno della statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e della British Geological Survey (GBS, Regno Unito), che provvedono a realizzare periodicamente una mappa che indica le variazioni del polo nord magnetico. Il lavoro di aggiornamento doveva essere comunicato prima di febbraio, ma a causa dello “shutdown” del governo federale statunitense ha richiesto qualche giorno in più del previsto.

Secondo le stime più recenti, attualmente il polo nord magnetico si sta spostando di circa 55 chilometri l’anno verso la Siberia, allontanandosi sempre di più dalle coste del Canada. Fu il matematico britannico Henry Gellibrand ad accorgersi dei continui cambiamenti del polo nord magnetico, circa quattro secoli fa. Gellibrand notò che in appena 50 anni si era spostato di centinaia di chilometri verso il polo nord geografico, per poi iniziare a distanziarsene in un modo che appariva imprevedibile.

Gli spostamenti del polo nord magnetico nel corso del tempo (NYTimes)

Per secoli il polo nord magnetico è stato tenuto sotto controllo, con continui aggiornamenti necessari per calcolare nel modo corretto lo scarto tra il punto verso cui puntavano le bussole e il polo nord geografico, che resta sempre nella stessa posizione. Se si mettono a confronto le varie mappe prodotte nei secoli (immagine qui sopra), si nota come il polo nord magnetico abbia bazzicato a lungo la zona delle isole artiche canadesi, per poi iniziare un più lineare viaggio verso la Siberia a cominciare dal Novecento.

Non è chiaro perché il polo nord magnetico sia così erratico, ma i ricercatori ipotizzano che dipenda dal nucleo esterno della Terra, composto per almeno un quinto da ferro allo stato liquido che con i suoi movimenti ciclici genera il campo magnetico terrestre ed è responsabile delle sue periodiche variazioni.

Il polo nord magnetico è un tipo strano: non solo varia di continuo, ma lo fa in modo incostante. Per buona parte del ventesimo secolo, per esempio, si è spostato dal Canada verso la Siberia a un ritmo di poco meno di 10 chilometri all’anno. Negli anni Ottanta ha iniziato ad accelerare, arrivando a 55 chilometri per anno nel 2000 e rallentando poi fino a poco meno di 50 chilometri all’anno nel 2015, quando fu diffusa l’ultima versione del modello magnetico mondiale prima dell’attuale. Visto come stavano andando le cose, i ricercatori stimarono che la velocità stesse diminuendo, ma la realtà li ha smentiti rendendo necessario l’aggiornamento appena reso pubblico.

Il problema per i ricercatori non è tanto che il polo nord magnetico cambi, ma che stia accelerando, rendendo più imprevedibile il suo andamento. Più lo fa, più diventa difficile mantenere una previsione corretta, indispensabile per aggiornare i sistemi di navigazione. Se lo scollamento tra previsione e realtà è molto marcato, per esempio, c’è il rischio che finiscano fuori rotta di alcune decine di chilometri gli aerei che sorvolano la zona dell’Artico.

Per avere indicazioni precise è infatti necessario aggiornare i dati, in modo che le bussole tengano in considerazione l’effettivo scollamento tra il polo nord magnetico e quello geografico. Il dato viene inserito nei sistemi di navigazione, compresi quelli delle mappe online che consultiamo ogni giorno con i nostri smartphone. Più ci si allontana dal Polo Nord e minore è il problema dello scarto, per lo meno per le nostre attività di tutti i giorni e i normali navigatori.

L’aggiornamento del modello di previsione è comunque solo una parte della storia: da tempo i ricercatori vogliono capire che cosa determini le variazioni. Sappiamo che il campo magnetico terrestre si è indebolito più volte nel corso della storia della Terra: il polo nord magnetico si spostò verso l’altro emisfero, mentre quello sud risalì verso nord. L’inversione dei poli magnetici avvenne nel corso di migliaia di anni e ora i ricercatori si stanno chiedendo se ciò cui stiamo assistendo siano i primi sintomi di una nuova inversione. Altri ricercatori pensano invece che il fenomeno sia prettamente locale e che non riguardi il campo magnetico terrestre nella sua interezza, cosa che spiegherebbe l’assenza di variazioni significative in altre parti del pianeta, il magnete più grande con cui facciamo da sempre i conti.