Diverse regioni governate dal centrosinistra stanno ipotizzando di ricorrere contro il “decreto sicurezza” alla Corte Costituzionale

(ANSA/ UFFICIO STAMPA OXFAM)
(ANSA/ UFFICIO STAMPA OXFAM)

Diverse regioni governate dal centrosinistra – fra cui Piemonte, Toscana, Calabria, Umbria ed Emilia-Romagna – stanno ipotizzando di ricorrere contro il cosiddetto “decreto sicurezza” alla Corte Costituzionale. La più decisa di tutte sembra la Toscana, che secondo Repubblica presenterà oggi il suo ricorso. Stando all’articolo 127 della Costituzione, una regione può fare ricorso diretto alla Corte Costituzionale «quando ritenga che una legge o un atto avente valore di legge dello Stato o di un’altra Regione leda la sua sfera di competenza […] entro sessanta giorni dalla pubblicazione della legge o dell’atto avente valore di legge».

I governi regionali ritengono che il decreto sicurezza impedisca loro di garantire appieno la salute degli stranieri interessati dal decreto. Da qualche giorno se ne parla soprattutto perché l’articolo 13 del decreto sospende l’iscrizione al registro dell’anagrafe per i richiedenti asilo, cosa che può escluderli da alcuni trattamenti sanitari. Elisabetta Gualmini, assessora al Welfare dell’Emilia-Romagna, ha spiegato al Corriere di Bologna che «come Regione non abbiamo competenze dirette sulla gestione dell’accoglienza, ma le abbiamo certamente sul sistema sanitario e se a una persona viene negato l’accesso ai servizi sanitari di base come causa della mancata iscrizione all’anagrafe è chiaro che è un problema, nonché una violazione dei diritti fondamentali».