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  • Domenica 30 dicembre 2018

Il luogo dove fu battezzato Gesù è inaccessibile da cinquant’anni

Ci sono almeno cinquemila mine nell'area circostante, ma ora qualcosa sta cambiando

La chiesa francescana a Qasr al-Yahud, vicino al fiume Giordano in Cisgiordania, nel dicembre 2018. (MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images)
La chiesa francescana a Qasr al-Yahud, vicino al fiume Giordano in Cisgiordania, nel dicembre 2018. (MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images)

Qasr el Yahud è il luogo sulle sponde del fiume Giordano in Cisgiordania dove, secondo la tradizione, Gesù è stato battezzato da Giovanni Battista (l’ultimo profeta ad annunciarne la venuta, secondo la Bibbia). È uno dei siti più importanti per la religione cristiana dopo la Chiesa della Natività a Betlemme e il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Secondo la tradizione, prima di iniziare a predicare Gesù si recò da Giovanni Battista, figlio di Elisabetta e Zaccaria, che stava battezzando e confessando fedeli che arrivavano da tutta la Palestina: per i vangeli questo momento segna la discesa dello Spirito Santo su Gesù. Da più di cinquant’anni, però, il sito è inagibile perché circondato da mine anti-uomo e anti-carrarmato.

Durante la guerra dei sei giorni del 1967 – quella in cui Israele con un attacco a sorpresa occupò la Cisgiordania – i terreni intorno alle chiese e ai monasteri furono riempiti di mine per evitare l’infiltrazione di soldati giordani oltre il confine. Si stima che le mine posizionate fossero almeno 5mila, mentre non si sa quanti siano gli ordigni esplosivi improvvisati che sono stati abbandonati durante il conflitto. L’esercito israeliano ha dichiarato l’area zona militarizzata e ne è stato vietato l’accesso – oggi le chiese sono abbandonate, sui muri si possono ancora vedere i fori lasciati dai mortai e dai proiettili – ma negli ultimi anni le cose stanno cambiando.

Dal 2014 un’organizzazione privata no profit, la Halo Trust, ha iniziato i lavori di sminamento della zona in collaborazione con il ministero della Difesa israeliano; nel 2018 è stato riaperto il monastero degli ortodossi etiopi (nella zona ci sono monasteri e luoghi di culto di otto confessioni cristiane). «Siamo un’organizzazione neutrale il cui scopo è ripulire la terra dalle mine», ha detto al Washington Post Ronen Shimoni, che gestisce il programma di Halo in Cisgiordania. «Siamo consapevoli che se vogliamo ripulire il sito del battesimo abbiamo bisogno dell’approvazione di tutti, non importa la situazione politica». Halo ha fatto da intermediario tra le varie confessioni religiose, Israele e l’Autorità nazionale palestinese per riuscire a convincere tutti della necessità di sminare i terreni intorno alle chiese. Al momento la zona è ancora militarizzata, ma i lavori di sminamento dovrebbero terminare alla fine del 2019.

Un tentativo precedente di sminamento dell’area risale al 2000, in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II a Qasr el Yahud. Allora solo una piccola zona era stata completamente liberata, per permettere l’accesso al fiume; il Papa l’aveva raggiunta in elicottero. Con l’inizio della seconda intifada però i lavori erano stati bloccati. Ogni anno più di quattromila persone visitano Qasr el Yahud – che è supervisionata da un’organizzazione governativa israeliana per la tutela di parchi e riserve naturali – e molti dei visitatori e dei pellegrini che si recano al sito si fanno battezzare nelle acque del Giordano, immergendosi nel fiume, nonostante la zona sia ancora militarizzata e ci siano cartelli di pericolo ovunque.

La difficoltà principale sta nel ritrovare le mine mancanti: finora sono state trovate circa mille mine, come anche munizioni e mortai. Sono stati ripuliti i terreni della chiesa degli etiopi ortodossi, di quella dei greci ortodossi e delle chiese cattoliche. Devono ancora essere ripuliti i terreni intorno alla chiesa dei cristiani siriaci, dei copti, dei russi ortodossi, dei romeni ortodossi e degli armeni. Nonostante le mine siano state tutte segnate su mappe militari, negli anni i movimenti del terreno e l’erosione del fiume hanno spostato gli ordigni e in alcuni casi li hanno fatti affondare ancora di più nel terreno.