• Mondo
  • Giovedì 20 dicembre 2018

«Io l’inglese capire posso»

In Svizzera si parla molto di quanto parla male l'inglese il prossimo ministro dell'Economia, Guy Parmelin

Guy Parmelin durante una partita dei Mondiali di calcio in Russia, nell'estate 2018 (OZAN KOSE/AFP/Getty Images)
Guy Parmelin durante una partita dei Mondiali di calcio in Russia, nell'estate 2018 (OZAN KOSE/AFP/Getty Images)

In Svizzera si sta discutendo molto di quanto bene parli l’inglese Guy Parmelin, che dopo l’ultimo rimpasto di governo è stato scelto per diventare il prossimo ministro dell’Economia. Parlare bene l’inglese, in Svizzera, è dato quasi per scontato, ancora di più per chi ha incarichi istituzionali che prevedono la partecipazione a incontri internazionali e all’attività diplomatica. Parmelin, tuttavia, è noto per aver spesso avuto grossi problemi con l’Inglese: in questi giorni per esempio ha ricominciato a circolare la risposta che diede a un giornalista iniziando con «I can English understand» (qualcosa come «Io l’inglese capire posso»), ma l’argomento delle sue competenze con l’inglese è venuto fuori spesso in tante interviste negli ultimi anni.

Parmelin ha 59 anni ed è originario di Bursins, un comune di 800 abitanti nella Svizzera francese dove insieme alla sua famiglia possiede un’azienda agricola che si occupa di allevamento e produzione di vino. Fa parte dell’Unione Democratica di Centro (UDC), il primo partito del paese, ed è membro del Consiglio federale (il governo svizzero) già dal 2016 come ministro della Difesa. A inizio dicembre è stata annunciata la sua nomina a ministro dell’Economia, nell’ambito di un ampio rimpasto di governo, e la notizia ha fatto tornare attuali le vecchie storie su quanto Parmelin sia imbranato con l’inglese e, più in generale, con tutte le lingue eccetto il francese (è stato spesso criticato anche per non parlare bene il tedesco, una delle quattro lingue della Svizzera).

Il New York Times, raccontando questa storia, ha citato una recente vignetta sul giornale Neue Zürcher Zeitung am Sonntag che mostrava Parmelin confuso davanti alle istruzioni in inglese per montare l’albero di Natale, un articolo uscito sullo stesso giornale il 15 dicembre che indicava nella scarsa abilità di Parmelin con l’inglese il più grande ostacolo per le trattative commerciali britanniche con la Svizzera successive alla Brexit, un altro articolo di Le Temps sulle preoccupazioni di molti imprenditori per la nomina di Parmelin. Ma si trovano riferimenti alle difficoltà di Parmelin con le lingue straniere in moltissime interviste, a partire da quella ormai famosa del 2015.

Ospite a una trasmissione semi-comica nel giugno 2017, quando era ministro della Difesa, Parmelin rispose goffamente a una domanda sul suo inglese – “Come farebbe a parlare con Donald Trump?” – spiegando che comunque con Trump ci avrebbe parlato il capo del governo, e non lui. Intervistato dopo un incontro istituzionale nel maggio 2017, Parmelin disse invece che era andato tutto bene e che la cosa più difficile dell’incontro era stata la domanda che gli avevano fatto in inglese. Un altro riferimento al suo scarso inglese fu fatto anche in una trasmissione comica della televisione svizzera, pochi mesi fa, con un buffo montaggio in cui alla domanda – in inglese – su quali fossero gli obiettivi della sua carriera politica lo si vedeva rispondere solo «sì».

La portavoce di Parmelin ha risposto alle critiche di queste settimane spiegando che nei due anni in cui è stato ministro della Difesa, Parmelin non ha mai avuto problemi a partecipare a incontri bilaterali in inglese. L’ex ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, citata in un articolo del quotidiano 24 heures su Parmelin e l’inglese, ha detto che è importante parlare bene le lingue straniere non tanto per i momenti formali degli incontri (quando tutti hanno a disposizione la traduzione simultanea e possono parlare nella lingue che preferiscono), quanto per i momenti più informali, quando si chiacchiera a tu per tu e dove è necessario parlare bene almeno l’inglese per potersela cavare.