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  • Domenica 16 dicembre 2018

Il tennis del 2018 e quello che ci aspetta

I tre tennisti uomini migliori al mondo sono gli stessi di 7 anni fa: è una cosa notevole e stupefacente, ma i giovani forti cominciano ad esserci

Naomi Osaka (Yong Teck Lim/Getty Images for the WTA).
Naomi Osaka (Yong Teck Lim/Getty Images for the WTA).

Il 2018 del tennis si è concluso lo scorso 25 novembre con la finale di Coppa Davis, vinta dalla Croazia contro la Francia, ma oltre al risultato sportivo a far discutere è stata la polemica tra i giocatori francesi e l’organizzatore dell’evento, la Federazione internazionale di tennis (ITF). Quella di quest’anno è stata infatti l’ultima edizione della coppa, dopo 118 anni, a giocarsi al meglio delle cinque partite: dal prossimo anno infatti il torneo cambierà radicalmente e si giocherà in una settimana, con incontri al meglio delle tre partite e diventerà una sorta di campionato mondiale.

Il tennista francese Lucas Pouille, al termine della finale, ha detto che boicotterà il nuovo torneo, e diverse critiche sono arrivate anche dal compagno di squadra Nicolas Mahut e dal capitano della nazionale Yannick Noah, secondo cui la nuova formula snaturerebbe l’essenza della Coppa Davis e sarebbe solo un modo per le federazioni di fare più soldi. Ma le polemiche per la Coppa Davis sono state solo l’epilogo della stagione tennistica: il 2018 infatti è stato anche un anno sportivamente pieno di cose interessanti, a cominciare dalla conferma di tre trentenni alla guida del tennis maschile, e da alcune nuovi giocatrici che si stanno imponendo in quello femminile.

Ricorderemo il 2018 soprattutto per Roger Federer e Rafa Nadal, rispettivamente 37 e 32 anni, che continuano ad essere tra i tennisti più forti del mondo e che quest’anno si sono aggiudicati due dei più importanti tornei del mondo: l’Australian Open, Federer, e il Roland Garros, Nadal. Lo ricorderemo poi per Novak Djokovic, che ha vinto a Wimbledon e agli US Open dopo anni di crisi in cui sembrava non riuscire più a gareggiare ad alti livelli, e per Serena Williams, tornata a giocare dopo un periodo di inattività dovuto alla gravidanza, e arrivata in finale sia a Wimbledon che agli US Open. Oppure lo potremo ricordare per Naomi Osaka, la ventunenne che ha vinto il suo primo torneo del Grane Slam battendo proprio Williams agli US Open.

Esattamente come nel 2011, ai primi tre posti della classifica ATP – quella dei tennisti uomini più forti – ci sono Djokovic, Nadal e Federer. «La cosa sbalorditiva per me è che hanno avuto successo in un’epoca così difficile, dove il livello del tennis professionistico è andato molto oltre quello che avevamo visto finora – ha detto al New York Times Darren Cahill, allenatore ed ex tennista australiano – molto è dovuto al denaro che gira ora in questo sport e al fatto che tutti ormai hanno la possibilità di costruirsi una buona squadra. I giocatori si prendono cura di ogni aspetto, e nonostante tutto questi tre tennisti sono ancora capaci di dominare». Che tre giocatori con più di trent’anni continuino ad essere i più forti di tutti non è per nulla scontato in uno sport diventato sempre più fisico, ma non sono gli unici “vecchi” a continuare a impressionare con prestazioni sopra la media: dei primi dieci della classifica ATP, sette hanno trenta o più anni e, per la prima volta in 50 anni, non c’è stato quest’anno nessun ventenne che abbia vinto un torneo del Grande Slam (il nome con cui ci si riferisce ai quattro tornei più importanti del mondo: Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open).

E quindi i giovani? Nonostante il dominio dei soliti conosciuti, giocatori giovani promettenti ce ne sono: se si allarga lo sguardo oltre i primi posti, si nota che il numero dei trentenni tra i primi 100 della classifica ATP è sceso dal 43 per cento del 2017 al 33 di quest’anno. I ventenni, ci sono. Il più promettente di loro è il ventunenne tedesco Alexander Zverev, che è arrivato quarto nella classifica ATP e ha vinto le ATP Finals (il torneo di fine anno riservato ai migliori tennisti della stagione) battendo Roger Federer in semifinale e Novak Djokovic in finale. Tra gli altri giovani più interessanti c’è il ventiduenne russo Karen Khachanov, undicesimo nel ranking mondiale, che ha vinto il Masters di Parigi battendo Djokovic; il croato Borna Coric, che ha avuto un ruolo fondamentale nella vittoria della Croazia in Coppa Davis; e il ventenne greco Stefanos Tsitsipas, che quest’anno durante la Rogers Cup, in Canada, è diventato il tennista più giovane a battere quattro dei migliori dieci tennisti al mondo in un solo torneo.

Se per il tennis maschile le vittorie dei tornei maggiori sono solidamente in mano agli stessi tennisti da anni, in quello femminile c’è decisamente più incertezza. Negli ultimi due anni i tornei del Grande Slam sono stati vinti sempre da tenniste diverse, tra cui Caroline Wozniaki, Simona Halep e Naomi Osaka, che quest’anno hanno vinto il loro primo slam, rispettivamente gli Australian Open, il Roland Garros e gli US Open. Per Naomi Osaka vale un discorso a parte, visto che a vent’anni è stata la prima giapponese ad arrivare in finale in uno slam e a vincerlo, battendo Serena Williams in una partita ricordata soprattutto per l’acceso diverbio di quest’ultima con l’arbitro. Osaka adesso è quarta nel ranking mondiale, ma non si tratta di un’eccezione. In generale tutto il tennis femminile sembra decisamente più aperto alle nuove generazioni: tra le prime venti tenniste al mondo ce ne sono solo tre che hanno almeno trent’anni.