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  • Venerdì 14 dicembre 2018

Cesare Battisti non si trova

La polizia brasiliana lo sta cercando per eseguire l'ordine di arresto della Corte suprema, in vista di una possibile estradizione verso l'Italia: di lui però non si sa niente da giorni

Cesare Battisti (REGINALDO CASTRO/AFP/Getty Images)
Cesare Battisti (REGINALDO CASTRO/AFP/Getty Images)

La polizia federale brasiliana sta cercando da questa mattina Cesare Battisti, terrorista italiano da anni residente in Brasile ma condannato in via definitiva in Italia per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta. Battisti è ricercato da quando la Corte suprema federale brasiliana ha ordinato il suo arresto in vista di una possibile estradizione verso l’Italia, un tema di cui si discute da anni. Il quotidiano brasiliano Globo ha scritto che gli agenti sono andati a cercarlo nella sua casa a Cananéia, comune nello stato brasiliano di San Paolo, e in altri indirizzi a lui collegati, senza però trovarlo.

Dalle ricostruzioni riportate finora dai giornali locali, Battisti sarebbe stato visto l’ultima volta martedì: anche il suo avvocato, Igor Tamasauskas, ha detto di non sapere dove si trovi il suo cliente e di non riuscire a contattarlo da quando è stata resa nota la decisione della Corte suprema.

La vicenda giudiziaria di Battisti e le richieste italiane per una sua estradizione sono temi di frequenti confronti e discussioni tra governo italiano e brasiliano. Di recente era stato il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini a fare una nuova richiesta di estradizione per Battisti, rivolgendosi direttamente a Jair Bolsonaro, politico di estrema destra vincitore delle ultime elezioni presidenziali (Bolsonaro si deve ancora insediare: al momento il presidente in carica è Michel Temer). Venerdì, dopo la decisione della Corte suprema, Salvini ha ripetuto il suo appello pubblicando un messaggio su Twitter.

Battisti è nato a Latina nel 1954. All’inizio degli anni Settanta fu arrestato per rapina e sequestro di persona e nel 1977, mentre si trovava in carcere, conobbe Arrigo Cavallina, fondatore del gruppo di estrema sinistra Proletari armati per il comunismo (PAC). Uscito dal carcere, si trasferì a Milano e cominciò a partecipare attivamente alle azioni dei PAC: rapine a banche e a supermercati (“espropri proletari”, diceva il gruppo), sabotaggi alle fabbriche, aggressioni e omicidi. Nel 1979 fu arrestato, ma due anni più tardi evase dal carcere e andò a vivere all’estero: in Francia, in Messico e poi di nuovo in Francia, prima di scappare in Brasile. Quando fu condannato per i quattro omicidi, non si trovava già più in Italia da un pezzo.

Nel 2007 fu arrestato in Brasile, ma nel 2009 gli fu accordato lo status di rifugiato politico, perché l’allora ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, stabilì che in Italia l’incolumità di Battisti sarebbe stata in pericolo per le sue idee politiche. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana considerò illegittimo lo status di rifugiato politico concesso a Battisti dal governo, ma lasciò la decisione sull’estradizione al presidente, Luiz Inácio Lula da Silva, che nell’ultimo giorno della sua presidenza la negò.

Oggi le cose sono cambiate, anche perché sia l’attuale presidente, Michel Temer, che il suo successore, Jair Bolsonaro, si sono detti favorevoli all’estradizione: l’ultima parola sul futuro di Battisti, come era già successo ai tempi di Lula, spetterà al presidente. Intanto Bolsonaro ha risposto al tweet di Salvini, scrivendo un messaggio identico in portoghese e in italiano (la versione italiana zoppica un po’, ma il senso si capisce).

È possibile che Battisti stia provando a uscire dal paese per evitare di essere arrestato ed estradato in Italia, dove finirebbe per scontare l’ergastolo. Non sarebbe il suo primo tentativo di fuga: a ottobre 2017 fu arrestato a Corumbá, nello stato del Mato Grosso do Sul, mentre tentava di attraversare il confine con la Bolivia. Bolsonaro si insedierà il primo gennaio 2019: fino ad allora la decisione sull’eventuale estradizione di Battisti potrà essere presa da Temer.