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  • Martedì 11 dicembre 2018

La città che vuole cacciare cinquemila piccioni

Cadice, in Spagna, ha deciso di catturarli e spostarli altrove, sperando che non tornino

FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images
FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images

La città di Cadice, nel sud della Spagna, ha in programma di spostare circa cinquemila piccioni cittadini a 600 chilometri di distanza. La decisione è stata presa dopo lamentele e problemi simili a quelli di molte altre città, e pur di trovare un’alternativa alla loro uccisione; ma non è sicuro che il piano funzioni, e c’è chi crede che i piccioni torneranno comunque a Cadice.

L’iniziativa per lo spostamento dei piccioni è stata presa soprattutto a seguito delle lamentele di Horeca, un’associazione regionale di albergatori e ristoratori, secondo cui i piccioni disturbano i turisti e possono creare problemi a chi per lavoro deve averci a che fare. Antonio De María Ceballos, ristoratore e presidente di Horeca, ha detto al New York Times: «Ormai i piccioni affamati nemmeno aspettano che i turisti si siano alzati e salgono direttamente sul tavolo per prendersi il loro cibo». Un anno fa, per esempio, una dipendente dell’ufficio turistico di Barcellona aveva dimostrato in un tribunale catalano che la sua fibrosi polmonare poteva essere dovuta alle particelle di escrementi di piccione a cui era stata esposta lavorando all’aperto in una piazza della città.

Il comune di Cadice, che ha circa 120mila abitanti, ha approvato il piano il 17 novembre ed El País ha scritto che lo spostamento di alcuni piccioni è già iniziato, ma che sarà completato nel 2019, e documentato con foto e video. Il piano prevede che i piccioni vengano catturati un po’ per volta, per essere poi visitati e trasportati in un’area scarsamente abitata vicino a Ribarroja del Turia, nell’est della Spagna. Álvaro de la Fuente, responsabile delle politiche ambientali di Cadice, ha spiegato al giornale locale Diario de Cádiz che la scelta è stata fatta per raggiungere un «logico equilibrio» tra umani e piccioni, e che è stata ritenuta «la più attenta e sostenibile». Nessuno sa dire però con certezza se i piccioni accetteranno il trasferimento. Il fatto è che i piccioni – come ben sa chiunque abbia sentito parlare di “piccioni viaggiatori” – hanno un buon orientamento e, se volessero, potrebbero tentare di tornare a Cadice.

Non è comunque sufficiente spostare cinquemila piccioni per liberare per sempre Cadice. In città resteranno comunque almeno un paio di migliaio di piccioni, che si riproducono piuttosto in fretta. De la Fuente ha spiegato che la città coglierà però l’occasione per distribuire tremila volantini che spiegheranno di non dare da mangiare ai piccioni e che, una volta ridotta la popolazione, proverà a farne un censimento, per capirne il numero e la localizzazione.

Il problema dei piccioni, come sa chiunque viva in una città di medie dimensioni, non esiste solo a Cadice. Un dettagliato rapporto della LIPU, la Lega italiana protezione uccelli, fece il punto della situazione nel 2016. I piccioni – di cui sarebbe meglio parlare come di Columba livia forma domestica – nelle città del mondo sono quasi tutti discendenti di quelli addomesticati migliaia di anni fa «per scopi alimentari o di comunicazione». Sono così tanti «a causa di un incremento demografico nel secondo dopoguerra (dopo la fuga dagli allevamenti o l’abbandono da parte dell’uomo)». Si stima che nel mondo ci siano tra i 170 e i 340 milioni di piccioni e che possano essercene fino a 100mila a Venezia e Milano, ma anche questi sono dati poco verificabili e c’è chi invece parla di cifre molto più basse. La LIPU sostiene che, sulla base di alcuni studi fatti sui piccioni di Roma, in genere i piccioni di una piazza non vanno in un’altra: se hanno cibo a sufficienza, diventano sedentari. Raramente i piccioni, almeno quelli italiani, si spostano di più di un paio di chilometri; spesso, almeno nelle grandi città, non si allontanano per più di 300 metri dal luogo in cui sono nati.

In Italia, spiega la LIPU, si tende a considerare i piccioni «parte della fauna selvatica oggetto di tutela», anche se sono previste possibilità di controllo della loro popolazione. Sempre in Italia ci sono città che vietano di dare ogni tipo di cibo ai piccioni e altre che mettono un limite alla quantità e al tipo di cibo che si può dare loro.