Le migliori serie tv del 2018, secondo il New York Times

Divise tra le migliori in assoluto, le migliori non americane e le migliori iniziate quest'anno

Una scena di "Killing Eve"
Una scena di "Killing Eve"

È iniziato dicembre, e questo vuol dire che pian piano i siti saranno infestati da liste di fine anno: tanto vale cominciare in anticipo, per diluire un po’. Queste sono le serie scelte dai critici televisivi del New York Times, e quindi di una certa autorevolezza, in mezzo alla marea di elenchi che vi passeranno davanti nelle prossime settimane. James Poniewozik, il capo dei critici televisivi, ha scelto le migliori serie dell’anno in generale; Mike Hale ha scelto le migliori serie non americane; e Margaret Lyons ha scelto le migliori che sono iniziate quest’anno. Alcune tornano più volte, e quindi qualcosa vorrà dire, e la maggior parte sono distribuite anche in Italia, sulle varie piattaforme.

The Americans
(andata in onda in Italia su Fox)

Poniewozik introduce la sua lista spiegando che la televisione migliora sempre, ma non lo fa con costanza: nei primi mesi del 2018, dice, si preoccupò che sarebbe stato difficile riempire questa lista. Le cose sono però cambiate nella seconda metà dell’anno, e ha iniziato ad aggiungere e sostituire cose con una certa frequenza: per questo non ha ordinato la sua selezione. La prima serie che presenta è The Americans, di Showtime, da anni considerata una delle migliori cose in televisione e arrivata al suo atteso finale. Dice Poniewozik che il finale, nonostante sia stato quasi senza sangue, è stato coerente con il resto della serie: e si sapeva che sarebbe stato doloroso.

America to Me
(inedita in Italia)

«Non dovete guardare America to Me, ma se lo fate poi ne sarete felici», dice Poniewozik. L’ha prodotta il canale Starz e parla delle difficoltà di integrazione razziale in una delle scuole pubbliche più progressiste di Chicago. Ma oltre a questo tema è una storia di ragazzini, dei loro sogni e delle loro sofferenze quotidiane.

Atlanta
(andata in onda in Italia su Fox)

Da quando è iniziata un paio di anni fa, Atlanta è stabilmente in cima alle classifiche delle serie migliori degli ultimi anni. L’ha scritta, prodotta, diretta e interpretata Donald Glover, uno degli artisti più eclettici e apprezzati degli ultimi tempi, ed è ambientata nella comunità afroamericana di Atlanta. I protagonisti hanno a che fare con l’hip hop, ma in realtà si parla di un sacco di altre cose. La seconda stagione, andata in onda quest’anno, si chiama Robbin Season e ha come tema i soldi e le rapine: Poniewozik dice che ci sono stati episodi memorabili di generi completamente diversi, dalla commedia più pura all’horror di “Teddy Perkins”, uno degli episodi di serie tv più discussi e apprezzati dell’anno.

Barry e Killing Eve
(la prima inedita in Italia, la seconda uscita su Tim Vision)

Poniewozik dice che le ha messe insieme perché «sono le due facce di una moneta sanguinante». La prima è di HBO e racconta di un ex Marine diventato sicario (Bill Hader) di Los Angeles, che trova conforto entrando nella scena teatrale cittadina; la seconda è di BBC America, e racconta di un’assassina sociopatica (Jodie Comer) e dell’agente dell’intelligence che deve catturarla (Sandra Oh). Secondo Poniewozik sono un ottimo esempio di come la miglior televisione al momento sta al confine tra più generi, visto che entrambe sono a metà tra la commedia nera e il thriller.

Bojack Horseman
(Netflix)

Poniewozik dice che di solito cerca di evitare di mettere la stessa serie nella lista due anni consecutivi, ma con la serie di animazione di Netflix sul cavallo-ex-celebrità-televisiva non ci è riuscito. Addirittura, dice che è una candidata come miglior serie mai fatta per lo streaming, come ha confermato la linea narrativa dell’ultima stagione sul #MeToo, caratterizzata dagli incidenti causati da un sex robot messo a capo di una grande società.

The Good Fight
(in Italia su Tim Vision)

È lo spinoff di The Good Wife, una delle migliori serie giudiziarie di sempre, di cui è uscita quest’anno la seconda stagione. Secondo Poniewozik è la prima grande risposta televisiva all’elezione di Donald Trump, perché parla di una serie di cose che ricordano da vicino gli scandali della sua amministrazione, superando l’etichetta di “buon seguito di The Good Wife.

Homecoming
(Amazon)

È uscita da poco e racconta di un’assistente sociale e di un soldato che vuole tornare alla vita civile: la protagonista è Julia Robertsche secondo Poniewozik interpreta il suo miglior ruolo degli ultimi anni. Il regista è Sam Esmail, lo stesso della serie Mr. Robot, e una delle cose migliori secondo Poniewozik è che dura poco: diversamente da quasi tutte le serie drammatiche, sono episodi da mezz’ora. E ce ne sono dieci.

Lodge 49
(in Italia su Amazon Video)

«Ogni anno ci sono una serie o due per cui dico: “Non posso descriverla, guardatela”», dice Poniewozik. Lodge 49 è una di queste. Per chi comunque vuole sapere un po’ di trama: parla di un ex surfista che dopo la morte del padre si unisce a una specie di loggia massonica in California.

Pose
(inedita in Italia)

È una serie di FX sulla scena del ballo nella New York dei tardi anni Ottanta, di quelle molto musicali e molto colorate. Ha dei momenti un po’ goffi e troppo enfatici, dice Poniewozik, ma sono compensati da una grande vivacità e da buone interpretazioni. «Probabilmente penserò a Pose più che a qualsiasi altra serie, quando penserò alla tv del 2018: e se non è questa la definizione di “migliore”, allora è qualcosa di ancora meglio».

Sharp Objects
(in Italia su Sky Atlantic)

È una miniserie di HBO, racconta di una giornalista di cronaca nera (Amy Adams) che torna nella sua città natale in Missouri per il caso di una bambina scomparsa: ma oltre al giallo c’è tutto il tema del suo rapporto complicato con la famiglia e con l’ambiente in cui è cresciuta. È un adattamento di un romanzo, ed è molto riuscito secondo Poniewozik, anche grazie all’estetica particolare creata dal regista. «Poche serie sono riuscite così bene a metterti nella testa e nel mondo della protagonista».

Le migliori serie non americane

1. A Very English Scandal
(in Italia su Fox Crime)

Il critico Mike Hale, che ha curato la selezione, spiega che in questa serie Hugh Grant si discosta dai suoi tipici ruoli da commedia romantica per impersonare eccezionalmente Jeremy Thorpe, protagonista di un grande scandalo nel Regno Unito degli anni Settanta, che fu accusato di aver cospirato per uccidere un suo amante, in un periodo in cui l’omosessualità era reato.

2. The Bridge
(inedita in Italia)

Quest’anno è andata in onda la quarta e ultima stagione della nota serie danese e svedese, le cui prime stagioni erano state trasmesse in Italia da Sky Atlantic e su Netflix. È un crime con omicidi e complotti politici, ambientato nel tenebroso stretto che divide Svezia e Danimarca. L’ultima stagione, dice Hale, è stata «complicata, mozzafiato, un po’ eccessiva e occasionalmente divertente», come le prime tre, e ha avuto un finale «inevitabile ma comunque devastante».

3. The End of the F***ing World
(Netflix)

È una serie inglese, molto inglese, con protagonisti due ragazzini-amanti che scappano dalle loro famiglie disastrate per motivi diversi, e si mettono in guai seri. Ma in realtà parla della loro crescita e di come si rendono conto, dice Hale, che «il mondo degli adulti può essere più gelido di quanto immaginassero».

4. Babylon Berlin
(in Italia su Sky Atlantic)

Il Law & Order della Repubblica di Weimar, dice Hale, con protagonisti un poliziotto che cerca di mascherare un disturbo post-traumatico da stress e una poliziotta-impiegata che vorrebbe fare la detective. Combina «le soddisfazioni essenziali dei crime e i piaceri più voluttuosi di una decadenza da “Cabaret”».

5. Detectorists
(inedita in Italia)

I protagonisti sono Mackenzie Crook e Toby Jones, due attori inglesi che hanno una faccia molto più famosa del nome, ed è una serie di BBC arrivata già alla quarta stagione. È una comedy incentrata sulle vite quotidiane degli iscritti al Danebury Metal Detecting Club, cioè il circolo di appassionati di metal detector di una piccola città dell’Essex.

6. La casa di carta
(Netflix)

È la serie spagnola che ha avuto un enorme successo anche qui in Italia, con schiere agguerrite di estimatori e detrattori. Parla di una rapina alla zecca spagnola, compiuta da una banda di ladri specializzati e disperati. Molti critici l’hanno stroncata, giudicandola banale e con dialoghi scritti male, ma Hale è di un’altra opinione: secondo lui è una «gioia in ogni senso», con una trama coinvolgente e dei buoni attori.

7. Unforgotten e The Split
(inedite in Italia)

Sono due serie britanniche che hanno come protagonista l’attrice Nicola Walker, molto famosa nella televisione inglese: interpreta una poliziotta che indaga su vari cold case di omicidi e sparizioni, nella prima, e un’avvocata divorzista con problemi familiari nella seconda. Sono entrambe serie intelligenti e molto ben costruite, dice Hale, «melodrammi senza retrogusti artificiosi».

8. A Place Further Than the Universe
(visibile in streaming sul sito Crunchyroll.com)

È una serie anime giapponese che parla di quattro ragazze adolescenti che partono per una spedizione scientifica in Antartide: potrebbe sembrare una serie con un pubblico piuttosto specifico, dice Hale, ma in realtà è interessante molto oltre le persone che per età e cultura possono normalmente apprezzare un anime. Senza mai essere troppo sentimentale e forzata, dice Hale.

9. Manon 5 Years On
(visibile in Italia sul sito di streaming Walter Presents)

È una mini-serie francese su una ragazza della classe operaia con un passato complicato: una prima mini-serie la racconta a 15 anni, questa, che è la seconda, a 20. La protagonista, interpretata da Alba Gaïa Bellugi, è appena uscita dalle scuole professionali e vuole fare la meccanica e vuole iniziare una relazione, ma ha problemi con entrambe le cose.

10. Casa Howard
(in Italia su Sky Box Sets)

È una mini-serie britannica tratta dall’omonimo romanzo di E. M. Forster del 1910, e racconta l’Inghilterra del primo Novecento attraverso le storie di tre famiglie di estrazione sociale diversa.

Le migliori nuove serie

1. e 2. Barry e Killing Eve

Anche la critica Margaret Lyons, che si è occupata di mettere insieme le migliori nuove serie del 2018, mette insieme Barry Killing Eve come Poniewozik. Queste due sono iniziate a poche settimane di distanza, e secondo Lyons hanno creato una doppia narrazione di serial killer «meravigliosa». Killing Eve, dice Lyons, ha portato «humour e umanità» al thriller di spionaggio, mentre Barry ha portato «un senso di pericolo e sorpresa nelle commedie nere ambientate nello show business».

3. Lodge 49

Anche questa c’era nella lista di Poniewozik: secondo Lyons ha gli attori scelti meglio di tutta la sua lista, che era l’unico modo di far funzionare una serie «così delicata e soffusa». È una serie «che sa che provare cose nuove è difficile, ma che ne vale la pena».

4. America to Me

Un’altra serie già presente nella lista di Poniewozik, che Lyons definisce «intima e memorabile».

5. Queer Eye
(Netflix)

È il reboot di un format di quindici anni fa, che ha avuto un grande successo negli Stati Uniti: è una specie di reality, in cui 5 uomini gay, esperti in vari settori, aiutano delle persone a costruirsi una nuova immagine. Ne sono uscite due stagioni, la seconda migliore della prima secondo Lyons, ma entrambe caratterizzate da una positività che aiuta, in questi tempi un po’ difficili.

6. Tu
(su Netflix a partire dal 26 dicembre 2018)

È fatta di dieci episodi e racconta dell’amore, che si trasforma poi in ossessione, di un libraio per una sua cliente. Lyons dice di averla guardata tutta di fila e di averla trovata molto coinvolgente e divertente, e di aver apprezzato perfino il suo essere spesso al limite della cavolata.

7. Sorry for your loss
(Facebook Watch)

La protagonista è Elizabeth Olsen, sorella minore delle gemelle Olsen e famosa per i film Marvel: interpreta una scrittrice a cui muore il marito, e che deve affrontare il lutto insieme alla famiglia. L’ha prodotta Facebook Watch, il portale dei video di Facebook, dove si può vedere anche in Italia. Secondo Lyons riesce a raccontare aspetti del lutto che spesso vengono trascurati nelle serie televisive.

8. Corporate
(inedita in Italia)

È una serie di Comedy Central con una trama piuttosto comune: le vite di due impiegati di una grande azienda. Ma secondo Lyons questa è talmente nichilista e tetra che diventa assurda e «sovrannaturale»: «visto che molte persone provano sulla loro pelle la monotonia del lavoro, le serie o i film su questo tema sono meglio quando sono chirurgici nelle loro critiche, e Corporate lo è».

9. Cupcake & Dino: I Tuttofare
(Netflix)

Lyons mette in guardia dal farsi entrare in testa la sigla di questa serie di animazione di Netflix per bambini ma non davvero per bambini, che ricorda un po’ Adventure Time.

10. Pose

Anche questa c’era nella lista di Poniewozik: «è una serie sulla lealtà e sullo spirito di comunità, su personaggi che si sono ritrovati emarginati che si sono costruiti una vita e un mondo da soli».