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  • Giovedì 22 novembre 2018

Qualche precisazione sulla prescrizione

Il procuratore capo di Roma ha scritto una lettera al Corriere per spiegare un po' di contesto, soprattutto su un dato «formalmente esatto ma sostanzialmente sbagliato»

(ANSA)
(ANSA)

Sul Corriere della Sera di ieri è stata pubblicata una lettera di Giuseppe Pignatone, procuratore capo presso il Tribunale di Roma. Pignatone ha ripreso un articolo pubblicato qualche giorno prima – sempre sul Corriere, firmato da Luigi Ferrarella e Milena Gabanelli – sulla questione della riforma della prescrizione, quella forma di garanzia che fa sì che, trascorso un certo tempo da quando un reato è stato commesso, quel reato si estingua e diventi non più perseguibile. Ferrarella, in particolare, citando una serie di dati, aveva scritto che le prescrizioni sono in calo ma che «mandano in fumo» ogni anno 130 mila processi a causa della lentezza della giustizia e delle indagini. Pignatone ha spiegato che questa conclusione, per quanto formalmente esatta, è «sostanzialmente sbagliata».

Sul Corriere di lunedì 19 Luigi Ferrarella e Milena Gabanelli hanno fatto un attento, se pur sintetico, esame del problema delle prescrizioni dei reati che “manda in fumo” 130.000 processi l’anno. Vorrei fare una precisazione non per difesa di ruolo o di ufficio, che non mi appartiene, ma per evitare che dati sbagliati suggeriscano analisi imprecise e, quindi, rimedi inappropriati. Le statistiche ministeriali dicono che il 62% delle prescrizioni totali “maturano in mano ai pm nelle indagini prima del processo”.

Il dato da cui molti – certo non il Corriere – fanno derivare l’affermazione che gran parte delle responsabilità delle lunghezze di procedimenti è delle Procure che non definiscono le indagini in modo tempestivo, è formalmente esatto ma sostanzialmente sbagliato. Posso parlare dei dati di Roma, già di per sé significativi, ma ho ragione di ritenere che la situazione si ripeta in molti altri uffici (lo stesso Corriere cita il caso del Tribunale di Bologna). In realtà vi sono, ormai da più di 1o anni, decine di migliaia di procedimenti per cui la Procura ha concluso le indagini, e cioè ha fatto tutto quello che le competeva, ma non riesce a trasmetterle al tribunale per il giudizio perché il tribunale non fissa la data di udienza; e questa attesa si prolunga per anni lasciando il procedimento nella fase delle indagini preliminari finché non matura la prescrizione e il pm non può fare altro che chiederne la declaratoria al gip».

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