• Mondo
  • Mercoledì 21 novembre 2018

L’americano ucciso da una tribù isolata di un’isola indiana

Un 27enne dell'Alabama voleva raggiungere gli abitanti della remota isola di North Sentinel per predicare il cristianesimo, ma è stato ucciso a colpi di frecce

L'isola di North Sentinel fotografata nel 2005. (AP Photo/Gautam Singh, File)
L'isola di North Sentinel fotografata nel 2005. (AP Photo/Gautam Singh, File)

Un uomo statunitense è stato ucciso dai membri di una tribù che vive isolata dal resto della civiltà nell’arcipelago delle Andamane e Nicobare, un territorio indiano nel golfo del Bengala, al largo delle coste indonesiane. L’uomo aveva 27 anni, e aveva raggiunto l’isola dove vive la tribù accompagnato da pescatori, che lo avevano avvertito della pericolosità delle persone indigene, conosciute per avere un atteggiamento aggressivo nei confronti dei visitatori.

John Allen Chau era originario dell’Alabama, e secondo i media locali era un missionario e voleva predicare il cristianesimo agli indigeni. Secondo quanto ha detto una fonte di polizia a Reuters, ci aveva già provato in passato. Un attivista per i diritti delle popolazioni autoctone locali ha raccontato che Chau era stato portato all’isola di North Sentinel da alcuni pescatori sabato scorso, dopo che un precedente tentativo era fallito. Poi aveva lasciato l’imbarcazione da pesca raggiungendo la spiaggia in kayak: lì, hanno raccontato i pescatori, Chau era stato colpito da alcune frecce, e poi le persone indigene l’avevano legato e portato con loro sull’isola. Secondo lo Hindustan Times, martedì è stato avvistato il suo corpo, che però deve ancora essere recuperato.

Avere contatti con le popolazioni isolate delle isole Andamane e Nicobare è illegale, per il rischio di infettarle con malattie alle quali non sono abituati. Si stima che la tribù sull’isola di North Sentinel abbia dai 50 ai 150 membri, che hanno soltanto rarissimi contatti con il resto della civiltà, quando i pescatori portano – illegalmente – qualche visitatore sull’isola. Nel 2017 il governo indiano annunciò pene fino a tre anni per chi avesse provato anche solo a fotografare le popolazioni indigene. Nel 2006 i sentinelesi – come viene chiamata la tribù – uccisero due pescatori indiani la cui barca era stata spinta vicina alle coste dell’isola mentre stavano pescando illegalmente nell’area. La tribù lanciò delle frecce anche verso l’elicottero che stava recuperando i loro corpi.

Subir Bhaumik, un giornalista locale, ha detto a BBC che «è un caso difficile, perché non puoi arrestare i sentinelesi». Sette persone sono state però arrestate per aver aiutato Chau a raggiungere l’isola, mentre è stata aperta un’indagine per omicidio a carico di «membri ignoti della tribù». Il governo indiano mantiene una politica di non intervento sull’isola, avvicinandosi periodicamente solo per controllare da lontano gli abitanti. Nel dicembre del 2004, in occasione dello tsunami nel Sud Est asiatico, molte tribù locali sopravvissero sfruttando le conoscenze tradizionali per prevedere l’onda e ripararsi all’interno delle isole, dissero gli antropologi.

Gli antropologi hanno rilevato tracce di vita sulle Andamane risalenti ad almeno 2.000 anni fa, ma ci sono genetisti che credono che le tribù locali esistano da 30.000 anni. Negli anni Sessanta alcuni antropologi protetti da guardie armate riuscirono ad avere degli scambi e dei contatti con i sentinelesi, ma tutto finì all’inizio degli anni Novanta. Triloknath Pandit, uno degli antropologi che visitarono l’isola, aveva raccontato la sua esperienza al sito DownToEarth un paio di mesi fa. Aveva spiegato che non si dovrebbero affrettare i contatti con i sentinelesi, perché le altre tribù indigene locali sono uscite decimate dai contatti con la civiltà esterna.