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  • Giovedì 15 novembre 2018

Una cosa mai successa nella politica svedese

Il parlamento ha respinto il candidato a primo ministro: aveva cercato il sostegno dell'estrema destra per formare il governo

Ulf Kristersson il giorno in cui è stato respinto come primo ministro dal Parlamento, Stoccolma, Svezia, 14 novembre 2018
(JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images)
Ulf Kristersson il giorno in cui è stato respinto come primo ministro dal Parlamento, Stoccolma, Svezia, 14 novembre 2018 (JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images)

Per la prima volta nella storia il parlamento della Svezia ha respinto un nuovo primo ministro, che avrebbe dovuto formare il governo dopo le elezioni che si sono tenute all’inizio di settembre. Si tratta di Ulf Kristersson, il 54enne leader del Partito Moderato, il principale partito di centrodestra, che alle elezioni è arrivato secondo – dopo i Socialdemocratici – con il 19,8 per cento dei voti, pari a 70 seggi sui 349 totali del Parlamento.

La sconfitta di Kristersson – che ha ottenuto 195 voti contrari e 154 a favore – è legata all’esito delle elezioni, che non hanno avuto un vincitore chiaro. Il Partito Socialdemocratico, che aveva vinto ogni elezione in Svezia dal 1947 a oggi, ha preso a questo giro il 28,4 per cento dei voti, più di tutti gli altri, ma mai così pochi e non abbastanza per formare un governo: ha quindi ceduto il compito all’Alleanza costituita nel 2004 dai quattro partiti di centro-destra, i Moderati, i Liberali, il Partito del Centro e i Cristiano Democratici. L’Alleanza si è però spaccata quand’è venuto fuori che Kristersson aveva cercato l’appoggio esterno degli Svedesi Democratici, il partito di estrema destra, populista, anti-immigrazione, che aveva ottenuto il 17,6 per cento dei voti, pari a 62 seggi: non ha sfondato ma è cresciuto molto rispetto alle ultime elezioni, quattro anni fa. A quel punto sia il Centro che i Liberali hanno tolto il loro appoggio e Kristersson si è ritrovato con i voti insufficienti del suo partito, dei Cristiano Democratici e degli Svedesi Democratici. «È la crisi più grave in cui sia stato coinvolto in tutti questi anni in politica», ha commentato.

Non essendosi mai presentato un simile scenario, c’è una certa incertezza su quel che succederà. Il parlamento svedese può votare in tutto quattro candidati a primo ministro prima di tornare a votare. Secondo molti i partiti potrebbero trovare un accordo per evitare pragmaticamente questa possibilità e allontanare un potenziale successo degli Svedesi Democratici. Secondo altri invece un nuovo voto consentirebbe al Centro o ai Liberali di presentarsi agli elettori senza i vincoli del programma precedente e la promessa di non allearsi con il centro-sinistra o l’estrema destra.

Intanto oggi, giovedì, lo speaker del Parlamento Andreas Norlen – che ha il compito di guidare e supervisionare il processo di formazione del nuovo governo – incontrerà i leader dei partiti per decidere sul da farsi. Una soluzione è una coalizione aperta a tutti i partiti tranne gli Svedesi Democratici guidata dall’attuale primo ministro Stefan Lofven, capo dei Socialdemocratici: molto probabilmente non avrebbe però i numeri sufficienti. L’altra è quella proposta da Annie Loof, la leader del Centro, che vorrebbe un governo formato dall’Alleanza dei quattro partiti di centro-destra, senza il coinvolgimento degli Svedesi Democratici ma con il sostegno di qualche partito di sinistra come i Verdi. Anche in questo caso però i numeri non basterebbero; in più non è certo che i Moderati e i Cristiano Democratici siano disposti a votare a favore dopo che il Centro ha respinto il loro candidato. Loof ha comunque specificato di non voler guidare lei la coalizione; Lofven ha detto di essere interessato a incontrarla.

Annie Loof del Centro (JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images)

I mercati intanto non hanno risentito dell’instabilità politica e la corona svedese si è rafforzata dopo le elezioni: la Svezia è un paese stabile, con un surplus di bilancio (il contrario del deficit, con le entrate che superano le uscite), un debito pubblico basso e un’economia funzionante.

Stefan Lofven dei Socialdemocratici (ARIS OIKONOMOU/AFP/Getty Images)