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  • Sabato 10 novembre 2018

Questa è un’isola o una base militare?

Il New York Times ha raccontato la storia della piccola isola finlandese di Sakkiluoto, piena di rilevatori di movimento e telecamere, secondo alcuni legata a un progetto militare russo

Sakkiluoto, Finlandia (Google)
Sakkiluoto, Finlandia (Google)

Sakkiluoto è una piccola isola dell’arcipelago finlandese che si trova tra Finlandia e Svezia, a ovest di Helsinki, diversa dalle altre della zona: appartiene a un cittadino russo di San Pietroburgo, Pavel Melnikov, 54 anni, di cui si sa molto poco. È piena di telecamere di sicurezza, rilevatori di movimento e cartelli che intimano di stare alla larga e che raffigurano una uomo con un passamontagna in posizione minacciosa. Ha nove moli – nove: un numero enorme per un’isola larga non più di 500 metri –, un eliporto, una piscina coperta da reti mimetiche e un numero sufficiente di alloggi per ospitare un piccolo esercito.

Il 22 settembre scorso decine di agenti finlandesi sono sbarcati sull’isola per un’operazione di polizia legata ufficialmente a un’indagine sul riciclaggio di denaro ed evasione delle tasse. Ufficialmente perché la versione delle autorità non ha convinto del tutto. Lo stesso giorno altri agenti hanno fatto operazioni simili in 16 proprietà legate a Melnikov e alla sua società, l’Airiston Helmi, in altre zone della Finlandia occidentale. Secondo alcuni esperti, un tale dispiegamento di forze è stato necessario per indagini riguardanti qualcosa di più di semplici reati finanziari: forse legate a questioni di sicurezza nazionale.

Il giornalista statunitense Andrew Higgins è andato a visitare l’isola e ha parlato con diverse persone, vicini di Pavel Melnikov ed esperti di sicurezza finlandese: ha scritto quello che ha scoperto in un articolo sul New York Times.

L’operazione di polizia dello scorso settembre non è la prima cosa strana che succede a Sakkiluoto, ha raccontato al New York Times il finlandese Leo Gastgivar, vicino di isola di Pavel Melnikov: «È da diversi anni che penso che lì stiano facendo qualcosa di militare. Edifici, edifici, edifici, ma nessuno sa per cosa». Higgins ha raccontato di essere riuscito e visitare l’isola, dove ha visto solo gruppi di ville in legno unite da sentieri che attraversano una foresta di betulle e pini: «Nonostante le abbondanti precauzioni di sicurezza, non è scattato alcun allarme e nessuno è uscito ad affrontare gli intrusi».

Anche il proprietario dell’isola, Melnikov, è un personaggio di cui si sa poco. Il New York Times ha scritto che un uomo con il suo nome e con la sua stessa data di nascita appare nei registri delle aziende russe come proprietario di sei società con sede in Russia: l’uomo si è però rifiutato di commentare la vicenda.

Sembra inoltre che Melnikov abbia la residenza in Ungheria e sia in possesso dei passaporti di tre piccoli stati caraibici, che mettono “in vendita” documenti di questo tipo. Negli ultimi anni la sua società ha cambiato diverse volte dirigenti e l’identità dei proprietari è stata spesso nascosta dietro a società registrate nelle Isole Vergini Britanniche e in altri paradisi fiscali. Il New York Times ha scoperto che ora appartiene, almeno sulla carta, a un italiano che ha detto di avere accettato l’incarico per fare un favore a un uomo d’affari russo, suo amico. Non si capisce nemmeno come stia in piedi: negli ultimi anni ha investito milioni di euro nell’acquisto di proprietà nell’arcipelago tra Finlandia e Svezia, senza però avere alcuna fonte di entrata e facendo registrare enormi perdite.

Di recente l’intelligence finlandese ha segnalato il rischio che proprietà comprate da cittadini russi in Finlandia possano essere usate per scopi militari. Il rapporto dell’intelligence, il cui contenuto è stato diffuso dai media locali, non ha però provocato finora grandi reazioni, anche perché la Finlandia – che non è membro della NATO – ha tradizionalmente rapporti pubblici cordiali con la Russia, con cui condivide un lungo confine. Allo stesso tempo la Russia ha negato qualsiasi progetto militare in Finlandia. Alla fine di settembre il primo ministro russo, Dmitri Medvedev, è andato ad Helsinki in visita ufficiale e ha negato che la Russia stesse preparando delle zone di atterraggio per elicotteri militari nelle isole finlandesi. «Non so in quale mente malata potrebbe essere formulato un simile pensiero. Questa maniera di ragionare è paranoica», ha detto Medvedev.

Come ha scritto Higgins sul New York Times, però, il problema della Russia è la credibilità. Negli ultimi anni il governo russo ha negato il suo coinvolgimento in strani episodi di cronaca o violenza – a volte gravi – e poi è stato smentito da successive inchieste o indagini. Uno dei casi più eclatanti è quello dell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, in Inghilterra, lo scorso 4 marzo: la Russia ha sempre detto di non avere niente a che fare con il tentato omicidio, e ha accusato i governi occidentali di essere paranoici, prima che un’approfondita inchiesta del sito inglese Bellingcat e di quello russo The Insider rivelasse l’identità dei due principali sospetti, due uomini dell’intelligence militare russa.

Anche sul caso dell’isola Sakkiluoto ci sono diversi dubbi. Niklas Granholm, vice direttore dell’Agenzia di ricerca sulla difesa svedese, ente governativo che si occupa di svolgere ricerca nel campo della difesa, ha detto di non escludere che le isole della Finlandia occidentale obiettivo delle operazioni di polizia lo scorso settembre possano essere parte di un sistema di riciclaggio di denaro, ma ha aggiunto che ci sono delle ragioni per pensare che ci sia dell’altro. Granholm ha sottolineato come la presenza sull’isola di Sakkiluoto di un così alto numero di moli, di un eliporto e di strutture che sembrano essere state costruite ad uso militare sia molto sospetta. L’isola, inoltre, si trova vicino ad alcune installazioni militari finlandesi: secondo Granholm, potrebbe essere usata per preparare una «qualche forma di guerra ibrida», cioè una guerra combattuta dall’intelligence o da uomini senza segni di riconoscimento ufficiali, fatta di incursioni e dell’uso massiccio dell’informazione manipolata (come quella che la Russia combatté in Ucraina orientale, per esempio).

Finora non c’è alcuna prova che l’isola di Sakkiluoto sia parte di un piano più ampio della Russia per creare delle strutture militari avanzate in Finlandia, così come non ci sono prove che leghino Pavel Melnikov al regime russo. Le stesse autorità finlandesi a conoscenza delle operazioni di polizia dello scorso settembre non hanno confermato alcun sospetto, limitandosi a parlare di riciclaggio di denaro ed evasione delle tasse. Ci sono comunque ancora diverse cose poco chiare in questa storia, e la recente aggressività del governo russo nel compiere operazioni segrete all’estero, unita alla sua scarsa credibilità nell’affermare di non essere coinvolto in nessuna di queste operazioni, non ha per il momento aiutato a risolvere i dubbi sollevati da molti.