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  • Domenica 21 ottobre 2018

Il più grande mercato a cielo aperto di droghe della East Coast

È un quartiere di Filadelfia, che ha cominciato a cambiare negli anni Cinquanta e che ora ha gravi problemi sanitari

Siringhe usate e gettate nei pressi della ferrovia a Kensington, Filadelfia. (AP PHOTO / THE PHILADELPHIA INQUIRER / Michael Bryant)
Siringhe usate e gettate nei pressi della ferrovia a Kensington, Filadelfia. (AP PHOTO / THE PHILADELPHIA INQUIRER / Michael Bryant)

Il New York Times Magazine lo scorso 10 ottobre ha pubblicato un lungo reportage su un quartiere della città di Filadelfia diventato «il mercato a cielo aperto di sostanze stupefacenti più grande della East Coast», la regione intorno alla costa est degli Stati Uniti. Filadelfia è una città della Pennsylvania, una delle più antiche di tutti gli Stati Uniti e la sesta per popolazione con più di un milione e mezzo di abitanti. Il quartiere raccontato dall’articolo si chiama Kensington, è nella zona nord-est della città e viene invaso ogni giorno da persone provenienti da altre zone degli Stati Uniti, che cercano droga di qualità e a buon mercato.

Come molte altre città degli Stati Uniti, Filadelfia si espanse soprattutto durante la prima metà del Novecento, riempiendosi di operai che lavoravano nelle fabbriche della zona (la Pennsylvania fa parte della cosiddetta rust belt, ovvero quella fascia del nord-est degli Stati Uniti nella quale ci fu un grande sviluppo dell’industria pesante). A partire dagli anni Cinquanta la deindustrializzazione colpì la città modificandone la composizione: i lavoratori bianchi si spostarono nelle aree residenziali lontane dai confini cittadini, mentre gli spazi che lasciarono furono riempiti da ispanici e afro-americani, i quali però faticarono a trovare lavoro a causa dei pochi investimenti da parte della città. Nel corso del tempo il commercio di sostanze stupefacenti riempì questo vuoto economico, favorito dalla comparsa nei primi anni Duemila dell’eroina colombiana, più pura e più economica di quella importata dall’Asia.

Il sistema che gira intorno a questo commercio si è raffinato, negli anni, trovando terreno fertile tra le persone con un basso reddito che non possono permettersi di cambiare quartiere a causa dei prezzi troppo alti in altre zone: come avviene in molte altre grandi città statunitensi, e al contrario di quello che accade spesso in Europa, le aree e i quartieri con più problemi si trovano attorno al centro della città, mentre le zone più ricche e tranquille si trovano in periferia. Kensington ha consolidato la propria fama di mercato delle droghe più conveniente della costa est, attirando da tutti gli Stati Uniti persone con dipendenze da oppioidi, un problema che negli Stati Uniti è diventato sempre più grave nell’ultimo decennio. I rivenditori al dettaglio di eroina, a Kensington, appartengono a gruppi non affiliati fra loro, per cui ogni volta che uno di loro viene arrestato ce n’è subito un altro a rimpiazzarlo. Connesso al problema del commercio di eroina c’è quello dell’ordine pubblico: rispetto ad altre zone della città, Kensington ha il tasso più alto di sparatorie e uccisioni. Le donne che fanno uso di eroina e che vivono nel quartiere, spesso senza una casa e a volte con figli, finiscono col prostituirsi.

Quando ho incontrato Jax, una prostituta con i capelli biondi e ricci, si è scusata per il proprio aspetto. Aveva fumato crack e si era grattata la faccia. Era tutta punteggiata di ferite. Jax aveva cominciato a usare oppioidi al college e poi era finita a Kensington a farsi di eroina. Si era fatta seguire da molti centri di recupero, ma non era mai riuscita a rimanere pulita. Il suo ragazzo aveva provato ad aiutarla, ma poi si era stancato. Nel 2009 era rimasta incinta e aveva continuato a fare uso di eroina per tutti i nove mesi della gravidanza. Recentemente ha passato 24 giorni in carcere, poi è tornata dritta nelle strade ed è andata in overdose nove volte in due settimane. “A volte non voglio neanche sopravvivere,” mi ha detto. “Fatemi morire e basta.”

Le ho chiesto: “e tuo figlio?”.

“Starà molto meglio senza di me.”

Nel quartiere la vita è diventata difficile anche a causa degli accampamenti di persone senzatetto. Ad agosto del 2017 è stato sgomberato un accampamento che durava da decenni, esteso per più di due chilometri ai bordi della ferrovia. Materassi, sedie e tende sono stati ammassati in montagne di immondizia e alberi e rovi sono stati sradicati. In pochi giorni Kensington si è riempita di rifiuti e le persone hanno cominciato a lamentarsi del fatto che l’azione del comune fosse stata troppo repentina, che la città non fosse pronta. In ogni caso, dopo poco nuovi accampamenti si sono formati vicino ad alcuni sottopassaggi ferroviari.

Nel gennaio di quest’anno il governatore della Pennsylvania ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria. Nel 2017 ci sono stati 1.200 casi di morte per overdose a Filadelfia, un aumento del 34 per cento rispetto al 2016. La situazione è diventata così critica che il sindaco della città e il dipartimento di Salute pubblica stanno pensando di incoraggiare la costruzione di un “Supervised-Injection Site” (SIS), cioè un centro dove i tossicodipendenti possano iniettarsi le sostanze stupefacenti assistiti da medici e da specialisti. Sarebbe il primo caso negli Stati Uniti. Il Dipartimento di Giustizia ha fatto capire alle autorità locali che la costruzione di un simile centro violerebbe le leggi federali, ma il sindaco ha voluto comunque dare il suo sostegno al progetto.

Alcune ricerche hanno dimostrato infatti che la presenza di questi centri riduce le morti per overdose, poiché nei SIS nessuno muore per questo motivo. Inoltre questi centri avvicinano i tossicodipendenti a dei medici e quindi anche a una cura a lungo termine, e tengono le strade pulite dalle siringhe. In Canada ci sono 26 SIS, in Europa sono molto diffusi nei Paesi Bassi, in Belgio, in Svizzera, in Catalogna e in Germania; in Italia invece non esiste nessun centro di questo tipo.