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  • Giovedì 11 ottobre 2018

Lo scandalo sui Pap test in Irlanda

In moltissimi casi il programma nazionale di screening per il cancro al collo dell'utero non ha funzionato, e i test hanno dato risultati sbagliati

Cellule tumorali nella cervice uterina (American Cancer Society/Getty Images)
Cellule tumorali nella cervice uterina (American Cancer Society/Getty Images)

Domenica 7 ottobre è morta a Dublino Emma Mhic Mhathúna, una delle oltre duecento donne coinvolte nel caso nato attorno a “CervicalCheck”, il programma nazionale irlandese di screening cervicale. Emma Mhic Mhathúna è morta per un cancro terminale al collo dell’utero: negli anni scorsi si era sottoposta a due Pap test (l’esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero) nell’ambito del programma nazionale, i cui risultati però non erano stati interpretati in modo corretto. Non solo: i risultati sulla valutazione di quei test non le erano stati comunicati in tempo. Nel 2010 Emma Mhic Mhathúna era dunque già malata, ma l’ha saputo e ha iniziato le terapie solo diversi anni dopo, compromettendo in modo definitivo la riuscita delle cure. Finora sono morte 18 donne per vicende legate allo scandalo CervicalCheck.

Mercoledì 10 ottobre a Dublino si sono svolti i suoi funerali: il corteo con la bara, dopo aver lasciato la chiesa, si è fermato prima davanti al Parlamento e poi davanti al ministero della Salute. Erano presenti molte donne vestite di rosso, per ricordare il colore dell’abito che Emma Mhic Mhathúna indossava il giorno della sentenza con cui all’Alta Corte le aveva riconosciuto un risarcimento da 7,5 milioni di euro.

Il programma nazionale per lo screening al cancro al collo dell’utero venne avviato in Irlanda nel 2008 ed è tuttora attivo: prevede l’esecuzione di test gratuiti alle donne che hanno tra i 25 e i 60 anni. Il cancro del collo dell’utero è al secondo posto nel mondo, dopo quello al seno, tra i tumori che colpiscono le donne: è causato da un’infezione persistente da papillomavirus (HPV) che è molto frequente soprattutto nelle donne giovani. La maggior parte delle infezioni regredisce spontaneamente, quando invece l’infezione persiste nel tempo si formano lesioni nel tessuto del collo dell’utero che possono evolvere in cancro. Esistono molti tipi diversi di virus HPV, e il rischio di cancro dipende fortemente da alcuni tipi ben identificati. Il tempo che passa tra l’infezione e lo sviluppo del tumore è lungo, ed è possibile dunque trovare e trattare le lesioni prima che degenerino; ma le infezioni e le lesioni possono non dare alcun sintomo, ed è per questo che gli esami specifici per identificarle precocemente sono fondamentali.

Il programma nazionale CervicalCheck dipende dall’Health Service Executive (HSE, il sistema sanitario pubblico irlandese), ma i servizi che leggono e interpretano i test sono stati appaltati in parte a terzi, e cioè a una società che negli Stati Uniti lavora con diversi laboratori. A quel tempo Tony O’Brien, ex direttore generale dell’HSE e a capo del servizio nazionale di screening del cancro, aveva spiegato la decisione di esternalizzare l’analisi come l’unico modo per accelerare i tempi dei risultati, anche se già allora in molti esperti aveva sollevato perplessità.

Lo scandalo sui Pap test irlandesi è nato da un singolo caso: quello di Vicky Phelan, una donna di 43 anni malata terminale a cui era stato diagnosticato un cancro al collo dell’utero nel 2014. Phelan aveva partecipato al programma nazionale di screening nel 2011, ma le era stato detto che i risultati del suo Pap test erano negativi. Quando nel 2014 scoprì di essere malata, il Pap test negativo precedente venne nuovamente esaminato, come prevede la procedura, e si scoprì che era stato fatto un errore: Phelan aveva già il cancro. Il fatto che avessero sbagliato a leggere il test del 2011, inoltre, le venne riferito solo tre anni dopo, nel 2017. La donna aveva dunque fatto causa alla Clinical Pathology Laboratories Inc, società con base a Austin, Texas, a cui il programma irlandese si era affidato. Alla fine aveva ottenuto un risarcimento da 2,5 milioni di dollari. Se nel 2011 le fosse stata data l’informazione corretta, Phelan avrebbe avuto la possibilità di la probabilità del 95 per cento di ottenere una cura efficace. Ora il suo cancro è incurabile.

Phelan si è rifiutata di firmare un accordo confidenziale di non divulgazione, contribuendo a far diventare la notizia pubblica. Dopo le dimissioni della responsabile del programma CervicalCheck, lo scorso maggio il governo irlandese ha annunciato un’inchiesta indipendente, l’apertura di una linea telefonica di aiuto e la formazione di un gruppo specifico per esaminare ulteriori casi di donne con risultati negativi o falsi negativi del Pap test (i falsi negativi sono risultati che non possono portare con certezza a escludere la presenza di lesioni o cellule malate). Per ora le donne con storie simili a quella di Phelan sono più di 200. Delle 1.482 donne sottoposte a revisione, CervicalCheck ha rilevato che in almeno 221 casi «a posteriori, il test di screening avrebbe potuto fornire un risultato diverso o un avvertimento di aumento del rischio o l’evidenza di un cancro in via di sviluppo». Le indagini sono ancora in corso.