Gli abiti di Valentino, abiti e basta

È la forza delle collezioni del direttore creativo Pierpaolo Piccioli, come quella appena presentata per la prossima primavera

Una modella alla sfilata di Valentino, Parigi, 30 settembre 2018
(Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Una modella alla sfilata di Valentino, Parigi, 30 settembre 2018 (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Pur essendo un marchio italiano, Valentino non sfila alla Settimana della moda di Milano ma a quella di Parigi: è qui che domenica il direttore creativo Pierpaolo Piccioli ha presentato la collezione per la primavera/estate 2019. Piccioli è tra i pochi stilisti a non inseguire la moda dello streetwear – cioè lo “stile della strada”, fatto di abiti larghi, comodi, e sneaker abbinate con tutto – e la facile condivisione su Instagram con slogan e immagini “virali”.

Da quando nel giugno 2016 è rimasto solo alla guida di Valentino – dopo che Maria Grazia Chiuri, la sua storica compagna nel lavoro, è stata nominata a capo di Dior – le sue collezioni sono state sempre apprezzate moltissimo dalla stampa e dagli intenditori, perché propongono una visione personale e originale, perché è in grado di costruire ogni volta un nuovo mondo in passerella e, cosa più importante, perché «fa abiti belli», come ha riassunto nel suo giudizio Tyler McCall su Fashionista. E questi sono stati particolarmente «femminili senza essere melensi, belli senza essere ricercati, intelligenti senza essere pretenziosi».

La sfilata si è tenuta nella sede di Valentino in Place Vendôme e, come sempre, ha tenuto conto della tradizione dell’azienda, aggiornandola. Le modelle, tra cui la 53enne Kristen McMenamy, hanno sfilato in una cornice di oasi e palme, indossando abiti leggeri e fluenti, giganti cappelli di paglia, sandali e borsette piumate, cerchi dorati alle orecchie e trucco glitterato: la forza di Piccioli sono gli abiti ma stavolta gli accessori sono particolarmente riusciti.

Una calzatura di Valentino, Parigi, 30 settembre 2018 (Pascal Le Segretain/Getty Images)

Oltre al bianco e al classico rosso di Valentino, i colori erano chiari, luminosi e brillanti grazie all’abilità di colorista di Piccioli. Tutti hanno apprezzato in particolare la capacità della collezione di fondere abiti di ogni giorno con la couture, cioè l’alta lavorazione sartoriale che è una delle qualità principali di Valentino: la sfilata si è chiusa con una serie di abiti impreziositi da materiali diversi, come paillette, perline e piccole placche metalliche e brillanti, che non sono rivoluzionari, non sono per la vita di ogni giorno, ma nella moda di oggi sono qualcosa di raro e meraviglioso. «Non si è trattato di una collezione cerebrale – ha scritto Bridget Foley su Women’s Wear Daily – ma costruita su una semplice premessa: bei vestiti, indossati con uno spirito libero».

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