Finisce domani, martedì 4 settembre, l’edizione di quest’anno del Burning Man, il famoso e strano festival che si tiene nel deserto del Nevada dal 1991: ogni anno viene costruita “Black Rock City”, una temporanea città del deserto, e viene bruciata un’alta struttura di legno a forma di uomo, detta appunto The Man. Il tema di quest’anno è I, Robot, la raccolta di racconti di fantascienza scritta nel 1950 da Isaac Asimov. I biglietti costavano alcune centinaia di euro e, come per gli anni scorsi, è stato messo un limite massimo di 70mila partecipanti.
Il Burning Man nacque come evento della controcultura, ma negli anni è cambiato e si è evoluto fino a diventare qualcosa di difficile da inquadrare. Ufficialmente è dedicato «alla comunità, all’arte, all’espressione personale e all’autosufficienza», ma da raduno contro-culturale tra nerd e appassionati di tecnologia che volevano esplorare liberamente droghe e pratiche sessuali e artistiche, è diventato un evento sempre più alla moda, frequentato da gente in costumi bizzarri e molti ricchi e famosi, che a volte arrivano con jet privati e si servono di camper di lusso. Larry Harvey, co-fondatore del Festival morto ad aprile di quest’anno, spiegò di aver organizzato il primo perché quel giorno era l’anniversario di quando era stato lasciato da una ragazza.
La costruzione di The Man.
Un’opera realizzata con carrelli della spesa.
Una delle tante combinazioni auto-persona che fanno un po’ pensare a Mad Max: Fury Road.
Una combinazione un po’ meno Mad Max: Fury Road.
Spesso al Burning Man si balla.
Oltre alla festa e alla musica, ci sono anche momenti di meditazione.
La scritta è “What if this is all real” (E se fosse tutto vero?).
In genere al Burning Man (a cui partecipano anche persone famose, spesso “mascherate”) ci si veste in modo strano.
Una volta lì, non ci si sposta in macchina (e comunque non tutti ci arrivano con la loro macchina).
Un invito, fatto alcune settimane fa, a non lasciare niente dietro di sé, una volta che il festival finisce.