L’Antartide ha perso tremila miliardi di tonnellate di ghiaccio in 25 anni

E la velocità dello scioglimento è cresciuta, contribuendo all'aumento del livello dei mari, dice lo studio più autorevole e completo svolto finora

I margini di un ghiacciaio nella Penisola antartica (Mario Tama/Getty Images)
I margini di un ghiacciaio nella Penisola antartica (Mario Tama/Getty Images)

L’Antartide sta perdendo sempre più ghiaccio, causando un aumento del livello dei mari che nei prossimi decenni potrebbe mettere in pericolo e difficoltà molte città costiere. Tra il 1992 e il 2017 il continente ha perso circa 3mila miliardi di tonnellate di ghiaccio, portando a un aumento medio del livello dei mari di 7,6 millimetri. Il dato è preoccupante perché i ricercatori stimano che i due quinti dell’aumento si siano verificati negli ultimi cinque anni di rilevazione dei dati. L’incremento del livello dei mari può sembrare minuscolo ma pochi centimetri in più possono già causare seri problemi, soprattutto nelle aree dove le coste sono basse e più esposte alle maree.

La nuova ricerca sullo scioglimento dei ghiacci in Antartide è stata condotta da un gruppo internazionale di 84 scienziati, che ha esaminato 150 diverse rilevazioni effettuate negli anni sul contenente, per lo più via satellite. Lo studio è stato da poco pubblicato sulla rivista scientifica Nature ed è considerato il più completo e autorevole svolto finora. La ricerca contraddice varie ipotesi formulate in passato, secondo le quali l’andamento dei ghiacci in Antartide fosse molto più stabile rispetto a quello dell’Artico.

Lo stesso gruppo di lavoro (IMBIE) aveva pubblicato un rapporto sull’Antartide nel 2012, ma all’epoca lo scioglimento del ghiaccio nel continente sembrava essere molto meno preoccupante. I calcoli dicono che la perdita media di giaccio tra il 2012 e il 2017 è triplicata rispetto a quanto registrato prima del 2012.

Il cambiamento della quantità di ghiaccio in Antartide, messo in relazione con l’aumento del livello dei mari (IMBIE)

La riduzione dei ghiacci riguarda principalmente due zone dell’Antartide: la Penisola antartica, che si protende verso il Sudamerica, e la parte occidentale della Calotta glaciale antartica. In queste due grandi aree il ghiaccio si scioglie più velocemente sia a causa della temperatura più alta del solito dell’aria, sia per le acque marine che le passano sotto relativamente più calde di quanto dovrebbero essere. Il processo di scioglimento preoccupa i ricercatori perché gli strati di ghiaccio nelle due regioni fanno da “tappo”, mantenendo stabili i ghiacciai che si trovano sulla parte continentale dell’Antartide ed evitando che scivolino verso il mare. Una loro riduzione potrebbe quindi avere effetti pericolosi per l’integrità stagionale del resto dei ghiacci antartici.

Una mappa dell’Antartide, con le aree di maggiore scioglimento dei ghiacci in evidenza (Wikimedia)

I ricercatori dell’IMBIE hanno inoltre confermato e fornito nuovi dettagli su alcune scoperte degli ultimi anni. Stimano che la parte occidentale della Calotta glaciale antartica si stia sciogliendo a un ritmo molto più alto, passato da 53 a 159 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno nel periodo tra il 1992 e il 2017. L’andamento della parte orientale della Calotta è invece ancora dibattuto e si attendono nuove analisi dei dati per comprendere se e come sia cambiato negli anni.

Siamo ancora lontani da questa possibilità, ma se tutto il ghiaccio dell’Antartide si sciogliesse, il livello dei mari aumenterebbe di 58 metri, con effetti catastrofici per il genere umano e non solo. Prevedere cosa accadrà nel lungo periodo non è semplice, ma le stime più condivise dicono che entro la fine di questo secolo l’aumento potrebbe essere di un metro, già sufficiente per comportare seri disagi e grandi danni economici sulle coste.

I nuovi studi dell’IMBIE sono una chiara dimostrazione di quanto sia grave la condizione del nostro pianeta a causa del riscaldamento globale, dovuto in buona parte alle attività umane. I ricercatori spiegano che per quanto riguarda l’Antartide c’è ancora la possibilità di salvare buona parte dei ghiacci del continente, ma solo se nei prossimi 20 anni saranno mantenute le promesse per contrastare il riscaldamento globale, con nuovi impegni da parte dei governi.