La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione al pasticcere che si era rifiutato di fare una torta nuziale per una coppia gay

Il pasticcere del Colorado Jack Phillips davanti alla sede della Corte Suprema, a Washington, il 5 dicembre 2017 (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)
Il pasticcere del Colorado Jack Phillips davanti alla sede della Corte Suprema, a Washington, il 5 dicembre 2017 (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

La Corte Suprema degli Stati Uniti si è espressa sul caso di Jack Phillips, il pasticcere del Colorado di idee conservatrici, che nel 2012, quando i matrimoni gay non erano ancora legali nello stato, si rifiutò di preparare e decorare una torta nuziale per una coppia omosessuale, facendo riferimento a questioni religiose e applicando alle torte una specie di “obiezione di coscienza”: il più alto tribunale americano gli ha dato ragione.

La coppia a cui Phillips aveva rifiutato di preparare una torta si era rivolta alla commissione per i diritti civili del Colorado sostenendo di aver subito una discriminazione da parte del pasticcere; la Corte aveva dato ragione ai due sposi ma poi Phillips aveva fatto ricorso. La Corte d’appello aveva stabilito che la legge anti-discriminazione del Colorado, che cita esplicitamente le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale, impediva a Phillips di escludere potenziali clienti perché omosessuali, quindi il pasticcere aveva fatto nuovamente ricorso: in questo modo il caso era arrivato alla Corte Suprema.

Dei nove giudici membri della Corte Suprema, sette hanno votato in favore di Phillips. La decisione non significa che ora i fioristi, i fotografi e gli altri professionisti che si occupano di matrimoni potranno rifiutarsi di lavorare per coppie gay: riguarda unicamente il caso di Phillips, che si definisce un “cake artist” e considera il design di torte una forma d’arte per cui dovrebbe valere la libertà d’espressione.

La prossima battaglia per i diritti dei gay riguarda una torta e un pasticcere