Come sono andate le elezioni in Valle d’Aosta

Sono andati male i partiti autonomisti e molti di quelli nazionali, mentre la Lega ha ottenuto un risultato storico

(LaPresse - Ivan Benedetto)
(LaPresse - Ivan Benedetto)

Ieri pomeriggio si è concluso lo spoglio delle elezioni regionali in Valle d’Aosta, che si sono tenute domenica. In pochi avevano parlato del voto come un “test nazionale”, anche perché la Valle d’Aosta ha 100mila elettori ed è la più piccola regione italiana. A suo modo però i risultati sono stati sorprendenti; l’Union Valdôtaine, il partito autonomista che da anni domina la politica locale, è risultato primo ma ha ottenuto solo il 19,25 per cento dei voti. Erano quarant’anni che non andava così male. Per quanto riguarda i partiti nazionali, la Lega ha ottenuto un risultato storico, mentre PD e Forza Italia sono rimasti fuori dal consiglio regionale. L’affluenza è stata del 65,12 per cento, otto punti in meno rispetto alle regionali del 2013.

La Valle d’Aosta ha un particolare sistema elettorale che non prevede l’elezione diretta del presidente di regione, come avviene in quasi tutte le altre regioni italiane. I 35 membri del consiglio regionale vengono eletti con un sistema proporzionale, e solo in un secondo momento eleggono il presidente. È previsto un premio di maggioranza: la lista che riesce a superare il 42 per cento dei voti ottiene un minimo di 21 seggi: nessuna forza politica ci è andata lontanamente vicino, e quindi dovranno accordarsi per formare un governo di coalizione.

L’Union Valdôtaine non è l’unico partito autonomista ad avere perso voti; l’Union Valdôtaine Progressiste, un partito autonomista di sinistra, è passata dal 19 per cento del 2013 al 10,59 per cento. La Stella Alpina, formata da autonomisti di destra, dal 12 al 10,66. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto invece il 10,44 per cento: è quasi il doppio di quanto prese alle regionali del 2013, ma meno della metà rispetto alle politiche del 4 marzo 2018, dove superò il 20 per cento sia al Senato sia alla Camera eleggendo l’ex barista Elisa Tripodi. Alle regionali del 2013 la Lega non si era nemmeno presentata: l’altroieri ha preso il 17 per cento, risultando il secondo partito.

I partiti locali hanno probabilmente risentito dei molti scandali avvenuti nella regione negli ultimi tempi. Il casinò di Saint Vincent, per molti anni importante risorsa e simbolo della regione, è in crisi con bilanci in rosso e decine di dipendenti in esubero (qui un reportage di Marco Imarisio sulla sua storia). Nella vicenda sono finiti coinvolti l’ex presidente della regione Augusto Rollandin (Union Valdôtaine), il più esperto e influente tra i politici valdostani, e due dei suoi ex assessori, accusati dalla magistratura di aver aiutato i manager del casinò a truccarne i conti e di aver commesso delle truffe utilizzando gli aiuti della regione destinati alla società.

La crisi politica in corso nella regione è particolarmente grave, poiché dopo le dimissioni di Rollandin, causate dall’inchiesta per truffa, anche il suo successore e rivale Pierluigi Marquis (Stella Alpina) è stato costretto a dimettersi. Poco dopo il suo insediamento, avvenuto nel marzo del 2017, Marquis aveva denunciato alla magistratura il ritrovamento di 25mila euro sotto la scrivania nell’ufficio del presidente. Secondo Marquis il denaro apparteneva al suo predecessore. La magistratura però non gli ha creduto e lo ha messo sotto processo con l’accusa di calunnia.