L’operazione antiterrorismo in Lombardia e Sardegna

Sono state arrestate 14 persone accusate di aver raccolto denaro tra i siriani residenti in Italia, Svezia e Ungheria per finanziare un'organizzazione affiliata ad al Qaida

Un'auto della Guardia di Finanza (ANSA/UFF STAMPA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO)
Un'auto della Guardia di Finanza (ANSA/UFF STAMPA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO)

Polizia e Guardia di Finanza hanno arrestato 14 persone tra Lombardia e Sardegna, accusate di aver fatto parte di due organizzazioni criminali che avrebbero compiuto operazioni di riciclaggio di denaro e finanziato gruppi terroristici in Siria, aiutandosi anche con il traffico di migranti sulla rotta balcanica. Le organizzazioni avrebbero inviato in Siria circa due milioni di euro che sarebbero finiti a diversi gruppi locali in lotta contro il governo, tra cui una milizia affiliata ad al Qaida, Jabhat al Nusra (che però da tempo ha cambiato nome e anche alleanze, staccandosi da al Qaida e diventando parte di Hayat Tahrir al Sham).

Secondo Repubblica l’indagine ha riguardato «due gruppi criminali distinti in Lombardia e in Sardegna, uno costituitosi attorno alla figura di Daadoue Anwar, l’altro che aveva in Bazkka Alaa il vertice riconosciuto». Non è chiaro che relazione ci sia tra i due gruppi, ma a quanto sembra secondo le accuse entrambi avrebbero utilizzato un sistema di trasferimento del denaro legato alla cosiddetta “finanza islamica”, che non usa i tradizionali circuiti bancari. In questo modo avrebbero raccolto due milioni di euro principalmente presso cittadini siriani che si trovavano in Italia, Ungheria e Svezia. Prima di inviare il denaro in Siria, le due organizzazioni si facevano pagare per il loro servizio. Sempre secondo Repubblica: «Il Gruppo Anwar si tratteneva per il “disturbo” una percentuale dal 5 all’8 per cento, il gruppo Bazkka una percentuale tra lo 0,5 e il 4 per cento. Per questo sono indagati per associazione a delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio».

Sempre Repubblica cita poi l’ordinanza con cui la magistratura ha ordinato i 14 arresti, in cui viene spiegato a chi veniva inviato il denaro raccolto secondo la polizia: «Il denaro contante era destinato a sostenere l’attività dei fronti combattenti antigovernativi siriani e, in particolare, a finanziare gli appartenenti ed affiliati al gruppo jihadista salafita armato denominato fronte “al Nusra” o “Jabhat Fateh al Sham” e alle fazioni dell’E.S.L. [Esercito libero siriano] operanti rispettivamente nella provincia siriana di Idlib e sul confine libanese». Il ministero dell’Interno specifica che una solo delle due organizzazioni è accusata di aver agito come cellula di supporto di al Nusra, mentre non è chiaro a chi fossero destinati i fondi dell’altra organizzazione.

In tutto sono stati arrestati dieci cittadini siriani accusati di riciclaggio; due di loro sono accusati anche di finanziamento del terrorismo. Altri tre cittadini marocchini e un cittadino siriano sono stati arrestati in quanto membri della seconda organizzazione e sono stati accusati di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva.

Diversi giornali hanno parlato di un legame delle due organizzazioni con il traffico di migranti lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, ma le informazioni su questo aspetto della vicenda sono ancora poche e confuse. Secondo i giornali, le due organizzazioni avrebbero usato come fonte secondaria di entrate il traffico di migranti, facendosi pagare per trasportare migranti siriani in automobile lungo la penisola Balcanica e fino in Germania. Considerato che al Nusra cambiò nome nel corso dell’estate del 2016 e che la rotta balcanica è stata chiusa nel marzo dello stesso anno, è probabile che i fatti contestati non siano più recenti dell’estate di due anni fa, ma né il ministro né i giornali forniscono ulteriori informazioni sulle date in cui si sarebbero svolti i reati contestati.