Cosa succede ora, spiegato bene

Tra oggi e domani sarà nominato un "governo neutrale" che cercherà di arrivare fino a dicembre e approvare la legge di stabilità, ma sarà molto difficile

(ANSA/QUIRINALE)
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A 60 giorni dalle elezioni politiche, lunedì sera la situazione si è finalmente sbloccata. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha annunciato che nominerà un “governo neutrale, di garanzia” nel tentativo di superare la crisi politica e approvare una legge di stabilità che eviti l’aumento automatico da 12,5 miliardi di euro dell’IVA e delle accise che scatterà nel 2019. Il “governo neutrale” di Mattarella, però, prima ancora di nascere e avere un capo e dei ministri ha già la vita molto difficile. Soltanto il PD e alcune formazioni minori hanno annunciato che gli voteranno la fiducia, mentre centrodestra e Movimento 5 Stelle hanno annunciato che voteranno contro e, con l’eccezione di Forza Italia, hanno tutti chiesto elezioni anticipate alla prima data utile, indicata da molti come il 22 luglio.

Il discorso di Mattarella
«Nel corso delle settimane scorse ho svolto una verifica concreta e attenta di tutte le possibili soluzioni in un Parlamento contrassegnato da tre schieramenti, ognuno senza maggioranza», ha detto ieri Mattarella al termine dell’ultimo giro di consultazioni. Ma, ha spiegato il presidente, dopo 60 giorni di trattative nessuna forza politica si è messa d’accordo con un’altra forza politica. Secondo Mattarella, quindi, «quale che siano le decisioni che assumeranno i partiti, è doveroso dare vita a un governo».

Per questa ragione il presidente ha annunciato che nominerà un “governo neutrale”, un termine mai usato nella storia della Repubblica e necessario probabilmente per via dell’impossibilità di utilizzare termini come “governo tecnico”, già ampiamente screditati presso l’opinione pubblica. «Credo che sia più rispettoso del voto degli italiani che a portare il paese alle elezioni sia un governo non di parte», ha detto il presidente. Questo governo, dice Mattarella, resterebbe in carica al massimo fino alla fine del 2018, per portare a nuove elezioni nei primi mesi del 2019.

Mattarella, probabilmente, nominerà il prossimo presidente del Consiglio già questa sera o al massimo domani. Nel suo discorso al termine delle consultazioni ha detto che sarà una figura non politica e che non si candiderà dopo aver espletato il suo mandato. Come vedremo, questa non è l’unica garanzia fornita da Mattarella affinché il suo “governo neutrale” non si trasformi in un governo politico, ma è una promessa abbastanza vuota, frutto di un accordo privato e non scritto tra Mattarella e i membri del futuro governo, visto che non c’è modo di impedire di candidarsi a chi ne ha diritto. Allo stesso modo, non si può essere certi nemmeno che il governo “neutrale” lasci a dicembre: il Parlamento potrebbe continuare a votargli la fiducia, per esempio, e non c’è modo di obbligarlo a dimettersi.

Il governo prenderà la fiducia?
Dopo aver giurato di fronte al presidente della Repubblica, la Costituzione prevede che il governo abbia dieci giorni per presentarsi alle camere e ottenere la fiducia. Mattarella ha chiesto alle forze politiche di assumersi la responsabilità di votare la fiducia, ma tranne il PD e alcune formazioni minori tutti hanno rifiutato. Bisognerà naturalmente verificare queste intenzioni quando il governo esisterà e in ultima istanza in Parlamento. Se il “governo neutrale” non otterrà la fiducia si troverà a operare immediatamente con poteri limitati, in carica solo per gli “affari correnti” come è oggi il governo Gentiloni.

Un governo senza fiducia non potrebbe restare in carica a lungo e non potrebbe compiere un atto politico così importante come decidere dove andare a prendere i 12,5 miliardi necessari per impedire l’aumento automatico delle tasse. In caso di sfiducia, quindi, il presidente probabilmente non potrebbe fare altro che sciogliere le camere. Il “governo neutrale”, a quel punto, condurrebbe il paese alle elezioni anticipate nei tempi e nei modi decisi d’accordo con il presidente della Repubblica. Sarebbe però un governo “neutrale”, non come quello Gentiloni, e come abbiamo visto secondo Mattarella questo sarebbe più “rispettoso” nei confronti degli elettori.

Altrimenti?
Mattarella ha detto comunque che i partiti potranno continuare a trattare nelle prossime settimane. Se dovesse emergere una maggioranza politica, ha detto Mattarella, il “governo neutrale” si dimetterebbe immediatamente. Questa è una precisazione superflua, un’altra delle “garanzie” che Mattarella ha voluto fornire nel suo discorso: se c’è un accordo per un governo politico c’è evidentemente una maggioranza alternativa in grado di sostenerlo e quindi non serve alcuna rassicurazione sul fatto che il governo neutrale intenda dimettersi. Le forze parlamentari di maggioranza potrebbero sfiduciare il governo “neutrale” e presentarsi al Quirinale come intenzionate a governare insieme.

Sembra comunque difficile che i partiti trovino un accordo nelle prossime settimane, dopo 60 giorni di tentativi infruttuosi. Lega e Movimento 5 Stelle, che da soli costituiscono più di metà delle due camere, hanno già chiesto il voto anticipato per l’8 luglio, una data che governo e presidenza della Repubblica hanno fatto sapere essere troppo ravvicinata. Alcuni indicano come prima data utile il 22 luglio a causa dei tempi tecnici necessari all’insediamento del governo “neutrale”.

Quando si può votare?
Le leggi impongono il passaggio di almeno 60 giorni tra il momento in cui il presidente della Repubblica scioglie le Camere e le nuove elezioni (tradizionalmente sono 45, ma la legge per il voto degli italiani all’estero ha introdotto una serie di adempimenti che richiedono almeno 60 giorni). Le elezioni devono comunque tenersi entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere. La finestra, insomma, è di una decina di giorni. Significa che se il “governo neutrale” riuscisse a insediarsi e a chiedere la fiducia (senza ottenerla) nel giro di due settimane, un tempo ragionevole, sarebbe ancora possibile votare il 22 luglio, come molti sostengono.

Nel suo discorso però il presidente Mattarella ha fatto capire che preferisce evitare un voto nel mezzo dell’estate, perché danneggerebbe «il diritto degli elettori ad esprimere i loro diritti»: un riferimento al fatto che d’estate molte persone sono in vacanza. In passato non si è mai votato nei mesi estivi (al massimo, nel 1983 si arrivò all’ultima settimana di giugno). Di fatto, la decisione di nominare il “governo neutrale” ha già fatto slittare la prima data utile per elezione dai primi di luglio alla fine di luglio, e può essere che riesca a ritardarlo ulteriormente. In ogni caso, il presidente della Repubblica può sciogliere le camere a sua discrezione.

Più tardi ci saranno le elezioni, però, più sarà probabile il verificarsi di un altro problema. Saranno necessarie settimane per insediare le camere, per eleggere nuovamente i presidenti di Camera e Senato e poi per trattare la formazione del governo. Anche se andasse tutto liscio (e non è detto: probabilmente continuerà a non esserci alcuna maggioranza), il rischio è che il nuovo governo si insedi così tardi da non fare in tempo a impedire l’aumento automatico dell’IVA, recuperando da qualche altra parte le risorse necessarie.