L’alluvione a Sarno, vent’anni fa

Fu uno dei peggiori disastri naturali di quegli anni, morirono 160 persone e migliaia furono sfollate

Il paese di Sarno, in Campania, tagliato in due da uno dei fronti delle frana che lo colpì, il 6 maggio 1998 (CIRO FUSCO / ANSA / PAL)
Il paese di Sarno, in Campania, tagliato in due da uno dei fronti delle frana che lo colpì, il 6 maggio 1998 (CIRO FUSCO / ANSA / PAL)

Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1998 alcuni paesi campani nelle province di Salerno, Avellino e Caserta furono colpiti da un’alluvione che causò una serie di violentissime frane: morirono 160 persone, di cui 137 solo nel comune salernitano di Sarno e 11 in quello di Quindici, in provincia di Avellino. Tremila persone rimasero sfollate: 180 case furono distrutte e altre 450 furono danneggiate. Fu uno dei peggiori disastri naturali di quegli anni.

Le frane furono dovute alle intense piogge che c’erano state nei giorni precedenti, ma anche allo stato dei canali di scolo di epoca borbonica della zona – pieni di detriti perché trascurati da anni – oltre alla deforestazione e all’abbandono dei terrazzamenti come tecnica agricola, due cose che insieme avevano reso il terreno meno stabile. Le caratteristiche geologiche dell’area in cui sorgono i paesi colpiti dall’alluvione sono poi la causa ultima della frana: sopra uno strato di rocce calcaree, più profondo, ci sono infatti strati successivi di origine vulcanica, creati nel tempo dalle eruzioni del Vesuvio, meno stabili rispetto a quello calcareo.

Negli anni dopo il disastro sono stati spesi 400 milioni di euro per realizzare delle canalizzazioni il cui scopo sarebbe evitare che in futuro accada di nuovo qualcosa del genere, ma secondo un dossier realizzato da Legambiente, Fango – il modello Sarno vent’anni dopo, le opere costruite non vengono mantenute correttamente e sono «ostruite da fango, terreno e rifiuti di ogni genere». Legambiente ha segnalato anche che nella zona non si è mai smesso di costruire edifici abusivi, cosa che potrebbe avere ulteriormente indebolito il terreno. Dopo il 1998 a Sarno sono state presentate più di 6mila richieste di condono; nei comuni vicini si sono accumulate 24.420 richieste.

A differenza dei terremoti, che sono imprevedibili, disastri come quello di Sarno possono essere previsti, anche perché nel corso del Novecento il paese subì molte alluvioni. Per questo dopo il disastro del 1998 ci furono delle indagini per valutare le possibili responsabilità di alcuni esponenti dell’amministrazione di Sarno.

Tra di loro ci fu l’allora sindaco Gerardo Basile, che nel 2013 ricevette una condanna definitiva a cinque anni di carcere per omicidio colposo plurimo: la Cassazione stabilì che Basile era stato negligente, non avendo ordinato l’evacuazione del paese per tempo. Dopo l’alluvione anche l’assessore regionale Angelo Grillo fu molto criticato, perché avvisò i sindaci della zona colpita dall’alluvione del pericolo sette ore dopo l’inizio della frana, alle 3 di notte del 6 maggio, con un fax.