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  • Sabato 28 aprile 2018

La storia dell’arresto del presunto “Golden State killer”

Come un uomo accusato di oltre 10 omicidi e circa 50 stupri è stato arrestato dopo 40 anni grazie a una traccia di DNA e a un sito gratuito

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Il 24 aprile a Sacramento, in California, è stato arrestato Joseph James DeAngelo, un ex poliziotto di 72 anni che è formalmente accusato di due omicidi ma è fortemente sospettato di essere il “killer del Golden State”, autore – tra il 1974 e il 1986 – di almeno 12 omicidi, circa 50 stupri e oltre 100 rapine. Tutti questi reati furono commessi in California, il cui soprannome è “The Golden State”, da cui il soprannome di “assassino del Golden State”. Negli Stati Uniti era uno dei più noti cold case, come sono noti i casi criminali che restano irrisolti per anni, a volte decenni.

Uno degli aspetti più singolari del caso di DeAngelo, però, è che è stato risolto dopo che la polizia ha inserito il suo DNA, recuperato da una scena del crimine negli anni Settanta, in uno di quei siti che permette agli utenti di far analizzare dei campioni genetici per scoprire eventuali parentele, malattie ereditarie o origini lontane.

Non sono ancora stati diffusi tutti i dettagli del modo in cui si è arrivati all’identificazione di DeAngelo, ma i giornali americani hanno ricostruito a grandi linee i passaggi. Dalle informazioni raccolte, sembra che gran parte del lavoro di identificazione sia stato svolto grazie a GEDmatch, un sito gratuito di analisi del DNA. In un comunicato, GEDmatch ha confermato che la polizia ha usato il suo servizio per trovare il Golden State Killer, ma ha detto di non aver collaborato attivamente alle indagini.

Gli investigatori hanno preso alcune tracce biologiche di quello che sapevano essere l’assassino, risalenti a una scena del crimine del 1978. Ne hanno generato un profilo genetico, che hanno quindi caricato su GEDmatch, trovando una persona iscritta che aveva un DNA simile a quello del campione, e che era quindi parente del sospettato, anche se alla lontana. Da quel parente sono risaliti a DeAngelo, perché corrispondeva all’identikit per sesso, età, luogo di residenza (e forse altre informazioni). Sorvegliando casa sua, gli investigatori hanno ottenuto una traccia fresca del DNA di DeAngelo, che corrispondeva a quella del “Golden State killer”.

BuzzFeed ha spiegato così il funzionamento di siti di analisi del DNA: «I servizi di genealogia genetica fanno una triangolazione genetica del DNA delle persone, per trovare parenti vicini e lontani. Il procedimento consiste nell’identificazione di segmenti unici di DNA che ci sono in membri della stessa famiglia. I segmenti permettono di risalire ad altre persone presenti nei database, di cui potrebbero far parte milioni di persone».

Gli investigatori hanno detto di «aver creato diversi mesi fa un finto profilo e uno pseudonimo»; non è chiaro se abbiano usato altri siti oltre a GEDmatch. Hanno anche detto che, prima di usare questa tecnica, DeAngelo non era mai stato tra i sospettati per gli omicidi attribuiti al killer del Golden State. Secondo il New York Times sono passati quattro mesi tra il momento in cui i primi possibili collegamenti sono comparsi su GEDmatch e il momento dell’arresto di DeAngelo. Paul Holes, l’investigatore che si occupa del caso da oltre vent’anni, ha detto di aver faticato molto per trovare, in giro per la California, tracce intatte del DNA di DeAngelo. Ha spiegato di averlo trovato perché un medico legale della contea di Ventura decise, 37 anni fa, di conservare nel modo opportuno il DNA di un caso irrisolto, nel caso fosse servito in futuro.

La tecnica che è stata usata per individuare DeAngelo è stata apprezzata da molti, ma c’è anche chi ne ha messo in evidenza i possibili problemi etici, nel caso in cui ricerche simili dovessero essere fatte per scopi diversi dall’individuare un presunto pluriomicida. È comunque noto e dichiarato che, per via dello stesso funzionamento di questi siti, i dati che vi si depositano possono essere usati in vario modo e incrociati con altri dati. Resta poi da chiarire il modo in cui la polizia ha inserito i dati in GEDmatch e, eventualmente, in altri siti: farlo con un profilo fittizio violerebbe infatti le regole di quei siti.

Il 27 aprile DeAngelo è comparso per la prima volta in tribunale, ammanettato e su una sedia a rotelle. È stato formalmente accusato per due omicidi commessi nel 1978 (casi diversi da quelli del DNA raccolto) ma nelle prossime settimane saranno formulate nuove accuse nei suoi confronti. Potrebbe essere condannato alla pena di morte.

DeAngelo è nato nello Stato di New York ma è cresciuto a Sacramento, frequentando la scuola superiore di Folsom e studiando giustizia penale all’università statale della California. Combatté in Vietnam e nel 1973 entrò in polizia. Nel 1979 fu cacciato perché fu sorpreso a rubare da un negozio un martello e un repellente per cani. È divorziato e ha tre figli, e negli ultimi trent’anni almeno ha vissuto nella stessa casa, a Citrus Heights. I vicini hanno raccontato che era una persona “relativamente tranquilla”, che ogni tanto faceva rumorose invettive.

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Il killer del Golden State – che con ogni probabilità è De Angelo – commise la maggior parte dei suoi stupri e dei suoi omicidi tra la seconda metà degli anni Settanta e il 1981; dopo quell’anno è accusato di aver commesso solo un crimine. Nel corso degli anni, negli Stati Uniti si è parlato di lui anche con altri nomi: East Area Rapist, Original Night Stalker e Diamond Knot Killer (per via di un sofisticato nodo, probabilmente imparato quando era nell’esercito) con cui legava le sue vittime. Del killer del Golden State parla il libro I’ll Be Gone in the Dark, scritto da Michelle McNamara, morta nel 2016.