• Mondo
  • Giovedì 5 aprile 2018

Puigdemont non verrà processato per ribellione

Cioè il reato più grave contenuto nella richiesta di estradizione in Spagna dell'ex presidente catalano, che ora potrà uscire dal carcere su cauzione: lo ha deciso un tribunale tedesco

Carles Puigdemont a Bruxelles (AP Photo/Virginia Mayo)
Carles Puigdemont a Bruxelles (AP Photo/Virginia Mayo)

Il tribunale dello stato tedesco di Schleswig-Holstein ha deciso di non ammettere il reato più grave contenuto nella richiesta di estradizione in Spagna dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont: la ribellione, che prevede fino a 30 anni di carcere. Il tribunale ha aggiunto di non avere ancora preso una decisione definitiva sull’altro reato, quello di malversazione (uso irregolare di fondi pubblici), per il quale ha chiesto maggiori dettagli alla giustizia spagnola. Inoltre il tribunale ha annunciato che Puigdemont potrà essere rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 75mila euro.

Puigdemont si trova in carcere da domenica 25 marzo: era stato arrestato dalla polizia tedesca appena superato il confine con la Danimarca, sulla base di un mandato di arresto europeo diffuso dalla Spagna, che ne aveva chiesto anche l’estradizione. Puigdemont è accusato dalla giustizia spagnola di avere elaborato un piano per separare la Catalogna dalla Spagna, usando vie illegali: in particolare di avere organizzato il referendum sull’indipendenza dell’1 ottobre, ritenuto illegale dalla magistratura e dal governo spagnoli, e di avere dichiarato unilateralmente l’indipendenza della Catalogna.

La decisione del tribunale è stata piuttosto inaspettata ed è stata accolta con grande entusiasmo dal fronte indipendentista. In sostanza significa che Puigdemont potrà uscire dal carcere già nelle prossime ore: dovrà rimanere in Germania finché la giustizia tedesca non finirà di valutare la richiesta di estradizione in Spagna. Anche se fosse estradato per il reato di malversazione, comunque, la giustizia spagnola non potrebbe giudicarlo per il reato di ribellione e la gravità delle accuse contro di lui sarebbero notevolmente ridimensionata. Quest’ultimo caso si riferisce però solo all’eventuale estradizione di Puigdemont decisa dalle autorità tedesche sulla base del mandato di arresto europeo diffuso dalla Spagna e in esame in questi giorni al tribunale di Schleswig-Holstein: se Puigdemont dovesse rientrare di sua volontà in territorio spagnolo, a quel punto verrebbe processato per i reati che gli sono imputati dei tribunali spagnoli.

La decisione del tribunale di non ammettere il reato di ribellione si è basata su una specifica valutazione, cioè che nelle azioni di Puigdemont non c’è stata violenza. Nel codice penale spagnolo, così come in quello tedesco, la ribellione prevede la presenza della violenza: la giustizia spagnola aveva sostenuto che le enormi proteste organizzate dagli indipendentisti, in particolare quelle del 22 settembre di fronte al ministero dell’Economia del governo catalano a Barcellona, potessero valere come violenza, o minaccia dell’uso della violenza. Questa interpretazione era stata però contestata da diversi penalisti spagnoli e non è stata considerata valida nemmeno dal tribunale tedesco, che ha adottato un’interpretazione più restrittiva della norma.

Intanto è arrivata un’altra notizia che riguarda i politici indipendentisti catalani in attesa di una decisione sulla loro estradizione. Toni Comín, Meritxell Serret e Lluís Puig, tutti ministri del governo Puigdemont e accusati di ribellione e malversazione, sono stati lasciati in libertà da un tribunale del Belgio, paese in cui si trovano dalla fine dello scorso ottobre. Il tribunale doveva solo decidere sulle misure cautelari, e per ora dal Belgio non è arrivata alcuna decisione sulla richiesta di estradizione inoltrata dalla Spagna. Il 28 marzo era stata lasciata in libertà anche Clara Ponsatí, ex ministra dell’Istruzione del governo Puigdemont, che al momento della diffusione dell’ordine di arresto europeo si trovava in Scozia.