L’omicidio di Alessandro Neri, a Pescara

La storia del ragazzo di 28 anni ucciso a colpi di pistola di cui si stanno occupando diversi giornali e su cui non c'è ancora nessuna vera ipotesi concreta

Il luogo dove un Alessandro Neri è stato trovato morto, Pescara, 8 marzo 2018 (ANSA)
Il luogo dove un Alessandro Neri è stato trovato morto, Pescara, 8 marzo 2018 (ANSA)

Da diversi giorni sui giornali italiani e in tv si parla di un particolare caso di cronaca: riguarda Alessandro Neri, un ragazzo di ventotto anni scomparso lo scorso 5 marzo e ritrovato morto tre giorni dopo alla periferia sud di Pescara, vicino al torrente Vallelunga. I risultati dell’autopsia hanno confermato che Alessandro Neri è stato ucciso con due colpi di pistola, uno alla testa e uno al torace. Al momento l’inchiesta non ha alcun iscritto nel registro degli indagati e sui giornali circolano diverse ipotesi, nessuna delle quali, per ora, ha portato a qualcosa di concreto.

Che cosa si sa
Alessandro Neri era nato a Firenze, era il terzo di quattro figli, aveva 28 anni, era ragioniere, non aveva un impiego fisso e quando aveva circa dieci anni si era trasferito a Spoltore, in provincia di Pescara. Il padre, Paolo Neri, è un disegnatore di gioielli che lavora a Firenze; la madre, Laura Lamaletto, appartiene a una famiglia che ha legami con il Venezuela e che è piuttosto conosciuta nella zona perché proprietaria della casa vinicola “Il Feuduccio”. Alessandro Neri e la madre Laura avevano lavorato nella tenuta vitivinicola del nonno fino a circa due anni fa. Il padre di Alessandro ha raccontato che recentemente il figlio aveva pensato di trasferirsi insieme alla madre a Miami, dove vive uno dei suoi fratelli. Da qui la decisione di mettere in vendita la loro casa di Spoltore.

Alessandro Neri è scomparso il 5 marzo: intorno alle 18, dopo aver riaccompagnato a casa la madre dal supermercato, è uscito di casa dicendo che non sarebbe tornato per cena. Ha preso la sua auto, una Fiat Cinquecento rossa, portando con sé – secondo quanto ha raccontato la madre – il portafoglio e il cellulare. Da quel momento non si sono più avute sue notizie. La mattina del 7 marzo la madre – che aveva già scritto diversi appelli su Facebook e contattato la trasmissione “Chi l’ha visto?” – ha denunciato formalmente la scomparsa del figlio ai carabinieri. Quello stesso giorno, grazie anche alle ricerche degli amici di Alessandro Neri, la sua auto è stata trovata nel centro di Pescara. Fino a quel momento la scomparsa era stata trattata come allontanamento volontario.

Accertamento dei RIS sull’auto di Alessandro Neri, Pescara. (ANSA)

L’8 marzo, a circa sei chilometri dal luogo del ritrovamento della macchina, è stato trovato il corpo di Alessandro Neri. Si trovava in una zona periferica della città, Fosso Vallelunga, tra gli arbusti di un canale: era seduto con le gambe in acqua e il cappuccio della felpa sulla testa. Il corpo è stato trovato grazie ai cani dopo un’analisi dei tabulati telefonici di Neri, che avevano mostrato l’ultima connessione a una cella di quella zona.

Gli inquirenti e il medico legale intervenuti sul posto avevano da subito escluso l’ipotesi del suicidio, per incompatibilità con la posizione del corpo. Avevano parlato di omicidio e di un colpo di pistola al torace. L’autopsia – secondo quanto riportato da diversi giornali – avrebbe confermato che Alessandro Neri sarebbe stato ucciso lunedì notte, dunque circa 48 ore prima del ritrovamento del cadavere. E che sarebbe morto a causa di due colpi di pistola, il primo alla testa e il secondo al torace, entrambi esplosi da distanza ravvicinata e da una pistola di piccolo calibro. Il colonnello Marco Riscaldati, comandante provinciale dei carabinieri di Pescara, ha detto anche che «sembra non ci sia stata colluttazione». Sul posto è stato trovato il cellulare del ragazzo (in una tasca, spento) ma nient’altro: non i documenti né le chiavi della sua auto. Nella zona vicina al corpo sono state trovate anche tracce di pneumatici.

Che cosa non si sa e le indagini
Non è ancora chiaro se Alessandro Neri sia stato ucciso sul luogo del ritrovamento. L’ipotesi più accreditata dai giornali che se ne sono occupati è che Neri sia stato trasportato vicino al canale solo dopo la sua morte. Non è nemmeno chiaro da quanto tempo la sua auto fosse parcheggiata nel centro di Pescara né da chi sia stata portata lì, se da lui o da qualcun altro: per questo si dovranno attendere i risultati delle indagini sulle immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nella zona.

Repubblica scrive poi che «mentre il proiettile al petto è fuoriuscito andando dunque perduto, l’autopsia effettuata ha consentito il recupero del secondo proiettile». Questo permetterà un confronto con quelli presenti nella banca dati del RIS. Sono in corso anche le analisi sul telefono di Neri, ritrovato spento, sui suoi vecchi telefoni e sul computer che i carabinieri hanno recuperato nel corso di una perquisizione nella sua casa, e sulla sua auto. Nel frattempo sono stati interrogati i familiari, compresa la madre e il nonno, e gli amici di Alessandro Neri. Mercoledì 14 marzo i carabinieri del nucleo operativo di Pescara hanno sequestrato due auto nella villa del nonno di Alessandro Neri, Gaetano, che si trova in provincia di Chieti: un’Audi Q5 grigio scuro e una Mercedes.

Per ora nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati, ma circolano comunque diverse ipotesi sulla sua morte, nessuna delle quali è stata confermata. Negli ultimi giorni i giornali hanno parlato di un giro di droga in cui sarebbe finito Neri, di un movente legato all’usura o a una relazione sentimentale: qualche giornale nazionale ha parlato di piste che hanno a che fare con un generico «mondo omosessuale». Altri ancora hanno ipotizzato che l’omicidio possa essere legato alla curva degli ultras del Pescara, che Neri frequentava.

L’ipotesi più recente – che nel racconto mediatico ha preso forza dopo il sequestro delle due auto nella casa del nonno di Alessandro Neri – ha a che fare con la situazione delle famiglie Neri e Lamaletto. Sul caso sta indagando anche la polizia tributaria della Finanza, con l’incarico di ricostruire la storia patrimoniale della famiglia. Il nonno materno di Alessandro Neri, Gaetano Lamaletto, è titolare dell’azienda vitivinicola “Il Feuduccio”: ha 79 anni, negli anni Cinquanta aveva una delle più importanti imprese di ceramica e mattonelle del Venezuela dove ha vissuto per molto tempo, ed è tornato in Italia, in Abruzzo, negli anni Novanta, per aprire una cantina di vini coinvolgendo i propri parenti, compreso Alessandro Neri e la madre Laura. Circa due anni fa la mamma di Alessandro Neri, Laura Lamaletto, e la sua famiglia uscirono dalla gestione e dalla società per ragioni che non sono ancora chiare: sono circolate notizie di presunte tensioni, che però sono state negate dal padre di Alessandro Neri e anche da altri componenti della famiglia.

Attualmente l’azienda vitivinicola è gestita da un nipote di Gaetano Lamaletto: Gaetano jr, cugino di Alessandro Neri nato a Caracas, e figlio di Camillo, ricco imprenditore che vive in Venezuela. Repubblica dice che i carabinieri hanno accertato che Gaetano jr ha lasciato Pescara e l’Italia il giorno prima della scomparsa del cugino Alessandro. È comunque utile ripeterlo: per ora non c’è nessuna persona indagata per l’omicidio di Alessandro Neri.