Migliaia di migranti sono stati evacuati dalla Libia

Negli ultimi tre mesi una task force guidata dall'Unione Europea ne ha rimpatriati 15mila, sottraendoli ai centri di detenzione

(ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)
(ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)

Il Servizio europeo per l’azione esterna, un organo dell’Unione Europea che si occupa di affari esteri, ha annunciato che negli ultimi tre mesi sono stati evacuati più di 16mila migranti dalla Libia, il paese dove si concentra la maggior parte dei migranti che intendono raggiungere l’Italia via mare. La Libia è senza un governo unitario dal 2011 e il traffico di esseri umani, gestito spesso da milizie armate con pochi scrupoli, rimane uno dei pochi business redditizi. Secondo alcuni l’evacuazione di migliaia di migranti va considerata un passo in avanti per risolvere il problema del flusso illegale dalla Libia e dello scarso rispetto dei diritti umani nel paese. Altri fanno notare che i rimpatri di questo tipo riconsegnano i migranti ai contesti che si erano lasciati dietro.

In quindicimila sono tornati volontariamente al proprio paese con l’aiuto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), un’agenzia dell’ONU che si occupa di migranti. Altri 1.300 hanno ottenuto protezione internazionale in Europa grazie all’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR). Non sappiamo quanti migranti rimangano ancora nei cosiddetti “centri di detenzione” gestiti dalle autorità e dalle milizie libiche, nei quali i migranti sono sottoposti a violenze e soprusi sistematici.

Il programma di evacuazione dalla Libia era stato presentato a dicembre dall’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, Federica Mogherini. L’obbiettivo minimo era quello di evacuare almeno 15mila migranti, ed è stato raggiunto. Al programma hanno collaborato funzionari dell’Unione Europea, dell’ONU e dell’Unione Africana, riuniti in una speciale task force. Il programma prevede anche dei fondi per il reinserimento dei migranti nel proprio paese d’origine: il programma dispone di quasi 300 milioni di euro, buona parte dei quali messi a disposizione dall’Unione Europea, che vengono usati per permettere a ciascun migrante rimpatriato di studiare o avviare un’attività lavorativa, come l’OIM ha già fatto per migliaia di migranti.

Secondo fonti del Post, i migranti che hanno accettato il rimpatrio volontario sono stati trasferiti perlopiù in paesi dell’Africa sub-sahariana come Nigeria, Gambia, Senegal, Costa d’Avorio e Guinea. I funzionari dell’ONU che li hanno assistiti li hanno scelti perché difficilmente – secondo una valutazione dell’ONU – avrebbero potuto ottenere una forma di protezione internazionale, una volta entrati illegalmente in Europa. La loro condizione è stata esaminata con un procedimento simile a quello che sarebbe avvenuto in Europa, spiegano al Post dalla task force. In questo modo, però, la loro richiesta di protezione internazionale viene esaminata solamente in via informale: non c’è modo di sapere se in Europa la loro eventuale richiesta sarebbe stata effettivamente rifiutata.

I pochi che hanno avuto diritto a una protezione internazionale sono i cosiddetti “soggetti vulnerabili” – famiglie, madri sole, minori non accompagnati o disabili – che l’agenzia ONU per i rifugiati ha trasferito in alcuni paesi europei. La stessa agenzia ha annunciato da tempo che nel 2018 intende trasferire dalla Libia, con soluzioni simili, fra i 5.000 e i 10.ooo richiedenti asilo.