I prodotti per la pelle sono una truffa?

Se ne è parlato sulle riviste femminili americane dopo che un criticato articolo ne ha messo in discussione effetti, costo e scopo

Una modella testa una maschera per il viso del marchio Dr. Jart+, il 17 febbraio 2016, a New York City (Anna Webber/Getty Images for Dr. Jart+)
Una modella testa una maschera per il viso del marchio Dr. Jart+, il 17 febbraio 2016, a New York City (Anna Webber/Getty Images for Dr. Jart+)

La settimana scorsa sulle riviste e i giornali americani rivolti principalmente alle donne c’è stato un grosso dibattito sui prodotti per la cura della pelle, in inglese skincare. È nato tutto da un articolo pubblicato sul sito The Outline con un titolo molto provocatorio, The skincare con, cioè “La truffa dei prodotti per la cura della pelle”. L’articolo critica chi spende molti soldi e molto tempo acquistando e combinando insieme una lunga serie di prodotti con lo scopo finale di ottenere una pelle senza imperfezioni. Le risposte all’articolo rivendicano invece il diritto di fare ciò che si vuole con la propria pelle, i propri soldi e il proprio tempo, oltre a criticare l’idea che prendersi cura del proprio aspetto esteriore sia una cosa frivola e il pregiudizio che chi si dedica molto alla cura della propria pelle non sappia cosa sta facendo.

Per chi non ha mai impiegato molto tempo a pensare all’aspetto e alla manutenzione della pelle tutta la questione potrebbe essere poco chiara, quindi è utile spiegare innanzitutto alcune cose. In primo luogo: si parla soprattutto della pelle del viso. Per migliorarne l’aspetto, il grado di idratazione e di oleosità esistono innumerevoli prodotti, da quelli che si comprano nei supermercati a quelli che vendono solo nelle profumerie e farmacie.

Negli ultimi anni la consapevolezza generale sulle sostanze contenute nei prodotti cosmetici è cresciuta: ci sono moltissime persone che prima di acquistare una crema idratante, una maschera esfoliante o un siero rivitalizzante leggono recensioni, guardano tutorial e studiano la lista degli ingredienti, cosa che sanno fare perché conoscono l’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients (INCI). C’è anche chi i prodotti per la pelle se li assembla da solo mettendo insieme diversi ingredienti: c’è un’azienda che in opposizione ai costi proibitivi di moltissimi prodotti li vende direttamente, a prezzi poco più alti del costo di produzione. Chi si crea questo tipo di esperienza sulla cura per la pelle spesso ha una vera e propria routine settimanale, che prevede l’uso combinato di molteplici prodotti con funzioni diverse.

Per questo moltissime persone, tra cui chi scrive di prodotti cosmetici su siti e riviste, si sono risentite leggendo nell’articolo di The Outline frasi come questa: «Avere una pelle perfetta è un obiettivo irraggiungibile perché la pelle perfetta non esiste. L’idea che dovremmo averla e volerla è una perdita di tempo e denaro. Specialmente per le donne, che subiscono maggiormente sia l’ideale della pelle perfetta che quello della sua ricerca materiale».

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L’articolo di The Outline giunge a queste conclusioni per diverse ragioni. La prima è che, nonostante quello che dicono le pubblicità delle aziende produttrici di cosmetici, non ci sono prove scientifiche degli effetti dei prodotti per la cura della pelle. In particolare non ci sono prove del fatto che mettere la crema idratante tutti i giorni, fare uno scrub due volte a settimana o rispettare altre routine del genere sia meglio di non fare nulla di tutto ciò. Ci sono anche alcuni dermatologi – come l’americano Zein Obagi, che ha anche realizzato una propria linea di prodotti per la pelle – che pensano che l’uso delle creme idratanti sia dannoso perché interferisce con i naturali processi di idratazione della pelle.

La cosa più interessante citata nell’articolo di The Outline è uno studio del 2016 pubblicato sull’Indian Journal of Dermatology che dice che nessuno sa davvero quale sia il risultato dell’uso delle creme idratanti. È interessante perché nonostante sia utile a sostenere la tesi di Krithika Varagur, l’autrice dell’articolo di The Outline, dà anche spazio per criticarlo: nelle conclusioni dice che esiste tra le persone un bisogno di prodotti che idratino la pelle e che questo bisogno continuerà ad aumentare perché l’inquinamento dell’aria e lo stress della vita contemporanea hanno degli effetti negativi sulla pelle. Il problema è che per ora non c’è una vera e propria scienza delle creme idratanti e per questo la scelta del prodotto giusto per ogni pelle (visto che non ne può esistere uno universale) può avvenire solo con tentativi ripetuti.

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Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica autrice di Il trucco c’è e si vede, ha confermato al Post che per la maggior parte dei prodotti cosmetici non ci sono prove scientifiche dell’efficacia del loro utilizzo, per quanto riguarda la salute della pelle e la riduzione delle rughe. Gli unici ingredienti che secondo alcuni studi – nessuno definitivo – hanno dimostrato di avere un qualche effetto sono le sostanze esfolianti e i retinoidi. Le prime sono chiamate così perché stimolano il ricambio delle cellule della pelle, rimuovendo quelle morte; per chi ne sa qualcosa di chimica, appartengono alle famiglie degli alfaidrossiacidi e dei betaidrossiacidi. Le molecole dei retinoidi invece fanno parte della famiglia della vitamina A: hanno la capacità di penetrare sotto gli strati più superficiali della pelle (cosa che invece molti altri ingredienti delle creme anti-rughe non possono fare) e lì stimolano i fibroblasti, le cellule che producono collagene ed elastina e così rendono la pelle elastica. I retinoidi, avverte però Mautino, possono essere irritanti, soprattutto se ci si espone al sole, hanno parecchi effetti collaterali e non sempre sono contenuti nelle creme nella quantità necessaria.

Una cosa che comunque è importante ricordare è che i cosmetici non sono farmaci. La legge italiana li definisce come sostanze «diverse dai medicinali, destinate ad essere applicate sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo, esclusivo o prevalente, di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, correggere gli odori corporei, proteggerli o mantenerli in buono stato». Dunque per definizione non possono vantare proprietà terapeutiche: i prodotti contro l’acne, per esempio, che hanno una funzione curativa, devono essere considerati farmaci e trattati come tali; le semplici creme idratanti no.

L’articolo di The Outline è critico anche nei confronti del modo in cui molte persone creano la propria routine di cura della pelle seguendo forum di discussione online e finiscono per rendere peggiore – e non migliore – lo stato della propria pelle. Varagur cita per esempio il caso di una giornalista che dopo aver provato una maschera che conteneva un ingrediente irritante per la propria pelle, ha usato un’altra maschera e vari prodotti contro l’acne per ridurre l’arrossamento, peggiorando la situazione: il dermatologo che ha consultato dopo aver provato a risolvere le cose da sola le ha spiegato che aveva compromesso la propria barriera cutanea, una parte della pelle che regola l’assorbimento di sostanze esterne.

Whitney Bowe, una dermatologa di New York autrice di un saggio secondo cui la salute della pelle dipende soprattutto da fattori “interni” come il sonno e l’alimentazione, ha detto a Varagur che i principi attivi presenti nei prodotti per la cura della pelle hanno degli effetti, solo che combinandoli nel modo sbagliato si rischia di fare dei danni. A Bowe e ad altri medici capita spesso di cercare delle soluzioni per la pelle di persone che hanno usato i prodotti sbagliati.

Le risposte all’articolo di Varagur su The Outline – su The Cut, su Racked, sull’edizione britannica di Vogue, sull’Huffington Post, oltre che sui social network – lo hanno criticato per aver sminuito le conoscenze di chi usa i prodotti di cura della pelle con una routine ben studiata e per aver trasmesso l’idea che l’unica ragione per cui una persona (o meglio, una donna) dovrebbe cercare di avere una pelle migliore è il giudizio degli altri. Su Racked Cheryl Wischhover ha controbattuto agli esempi di chi si è danneggiato la pelle usando male i prodotti cosmetici dicendo che moltissime altre persone li usano bene e ottengono risultati per loro soddisfacenti. Sia Wischhover che altre giornaliste che hanno scritto la loro opinione sulla questione poi hanno sottolineato l’importanza delle prove aneddotiche: è vero che non ci sono studi scientifici approfonditi sui prodotti per la cura della pelle e sui loro effetti su diversi tipi di persone, ma tantissime persone questi effetti li ottengono.

Una risposta un po’ diversa dalle altre è quella di Sady Doyle, una giornalista che solitamente non si occupa di prodotti cosmetici, sull’Huffington Post. Doyle ha raccontato la sua esperienza di donna con una pelle “normale”, con punti neri e temporanee esplosioni di brufoli, che dopo l’adolescenza aveva rinunciato all’impresa di migliorare la propria pelle ma a un certo punto, per varie circostanze personali, si è trovata a riprovarci, documentandosi, e a ottenere dei risultati positivi. Secondo Doyle, è vero che esiste una pressione sociale subita dalle donne che le invita ad avere una pelle senza imperfezioni, ed è vero che moltissimi prodotti fatti a questo scopo sono eccessivamente costosi, tuttavia c’è un aspetto che Varagur ha trascurato scrivendo il suo articolo: la cura della pelle è anche un hobby. È una forma di divertimento che nasce dal fare ricerca su un certo ambito, fare acquisti (che è un’attività piacevole, non si può negarlo) e poi sottoporsi a trattamenti piacevoli. È un hobby costoso, è vero, ma lo è anche giocare con i videogiochi, collezionare dischi in vinile, orologi o prime edizioni di libri classici, eppure non sono trattati con sufficienza. È una cosa che capita più spesso agli hobby delle donne, perché vengono ancora considerati frivoli.

L’articolo di Doyle finisce con una nota personale:

«La storia della mia pelle e del modo in cui me ne prendo cura dovrebbe avere un lieto fine. Dovrei dirvi che ora non ho più una brutta pelle. È vero che non ho più brufoli, ma ho ancora pori dilatati, zampe di gallina e occhiaie; ma ho anche delle scadenze, ricevo messaggi di odio online e una bambina di sette mesi. Non sono diventata magicamente una bella donna, secondo i canoni convenzionali, perché lo scopo della cura della pelle non è quello. Forse per alcune persone questo la rende una truffa.

Ma ogni sera mi chiudo in bagno da sola e passo un’ora o due facendo il bagno e cercando di fare qualcosa di buono per la pelle del mio viso. È quell’ora, e non il mio viso, ciò che conta».

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