Anthony Hopkins ha 80 anni
Non è stato solo Hannibal Lecter, e non è solo uno dei migliori attori della sua generazione
Anthony Hopkins compie oggi 80 anni e, per ora, è stato: Picasso, Richard Nixon, Adolf Hitler, Riccardo Cuor di Leone, John Quincy Adams, don Diego de la Vega, Charles Dickens, William Bligh, Matusalemme, Alfred Hitchcock e Antonio, quello che viene spesso prima di Cleopatra. E questi sono solo i suoi personaggi storici o letterari, senza mettersi a contare tutti quelli shakespeariani fatti a teatro né tutti quelli inventati. Hopkins è però stato soprattutto – in tre film, ma in particolare nel primo – Hannibal Lecter, un crudele ma affascinante e coltissimo cannibale e assassino seriale.
Per essere stato Lecter nel Silenzio degli innocenti, Hopkins ha vinto l’Oscar per il Miglior attore. Cosa strana, perché quel film del 1992 dura due ore e lui c’è per poco più di cinque minuti; e le scene a cui state pensando, quelle con la Clarice Sterling di Jodie Foster, sono quattro. Quando dovette scegliere i migliori cattivi del cinema statunitense, l’American Film Institute mise Lecter al primo posto, davanti a Norman Bates e Darth Vader.
Hopkins è figlio di un panettiere ed è nato l’ultimo giorno del 1937 a Magram, un paesino sulla costa del Galles. Da ragazzo aveva problemi di attenzione e di dislessia – «sono cresciuto pensando di essere stupido», ha detto – e, forse per aiutarlo a risolvere i suoi problemi, i genitori lo incoraggiarono a provare a recitare. Studiò al Welsh College of Music and Drama (è anche appassionato di musica, cantante, compositore e suonatore di piano) e finì poi Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Partì dal teatro a metà degli anni Sessanta finì al National Theatre, che era diretto da Laurence Olivier, grandissimo attore e regista britannico.
Iniziò a recitare sostituendo proprio Oliver, che aveva l’appendicite, in Danza di morte di August Strindberg. E Olivier disse di lui che andò alla grande, «come un gatto con un topo tra i denti». Hopkins, che parla sempre benissimo di Olivier, ha detto che era nervoso e da lui ricevette un grande consiglio: «L’agitazione è vanità. Sei agitato perché ti preoccupi di quello che la gente pensa di te». Hopkins iniziò a lavorare nel cinema nel 1968, interpretando Riccardo Cuor di Leone in un film con Peter O’Toole e Katharine Hepburn. Si capì subito che era bravo e da lì iniziò a recitare in tv, a teatro e al cinema.
Hopkins è stato nominato per quattro volte all’Oscar: due volte per aver interpretato presidenti americani, Nixon in Gli intrighi del potere di Oliver Stone e Adams in Amistad di Steven Spielberg. Si è sposato tre volte, dal 1993 è “Sir” (come Elton John, Laurence Olivier e Paul McCartney, tra gli altri), dal 2000 ha anche cittadinanza statunitense e della sua vita privata parla poco. Si sa però che negli anni Settanta ebbe un grosso problema con l’alcol: ne uscì quando nel 1975 si svegliò in Arizona, senza sapere perché era finito lì, dopo aver iniziato una serata a Los Angeles. Ma non gli va molto di parlarne e a fine anni Novanta disse, intervistato dal Guardian: «Non per dirti cosa scrivere eh, ma non facciamone il tema dell’intervista».
Come attore di cinema, Hopkins è noto e apprezzato per come prepara tantissimo le parti, arrivando al ciak dopo aver ripetuto centinaia di volte la battuta, per la sua voce profonda e calma, per gli occhi azzurrissimi e per come li usa e – secondo una descrizione del Guardian – «per il modo educato con cui trattiene le emozioni, per i suoi bisbigli e per le sue pause». Hopkins è anche bravissimo a imitare voci e a cambiare accenti. Nel 1991 restaurarono una versione di Spartacus di Stanley Kubrick, in cui nel 1960 aveva recitato Olivier, che nel frattempo era morto. Alcuni pezzi di audio erano andati persi e Hopkins li rifece, con la voce del suo mentore.
Dopo esser stato Riccardo Cuor di Leone e dopo che negli anni Settanta fu descritto da Richard Attenborough come «indubbiamente l’attore migliore della sua generazione», Hopkins ha recitato, nel 1980, in Elephant Man di David Lynch: è il dottore che aiuta il personaggio interpretato da John Hurt. Hopkins ha poi interpretato il capitano Bligh, quello (forse molto meno cattivo di quanto si di creda) a cui si ammutinano i marinai del Bounty, nel film con, tra gli altri Olivier, Daniel Day-Lewis e Mel Gibson.
Ma il ruolo per cui Hopkins è quello che è, è nel Silenzio degli innocenti. Lui ha parlato di Lecter come di un «Robin Hood dei serial killer», che uccide solo gli stronzi. Fu lui a decidere di non far mai sbattere le palpebre a Lecter (se non l’avete notato, notatelo), a decidere di prendere in giro Foster/Sterling per il suo accento, a decidere di fare quel terrificante verso con i denti, a scegliere di pronunciare “Chianti” in quel modo, quando in inglese, dice: «Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi: mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti».
L’Oscar, Hopkins lo vinse contro questi attori: Warren Beatty, Robert De Niro, Robin Williams e Nick Nolte.
Altri grandi ruoli di Hopkins: Henry Wilcox nel film drammatico Casa Howard, il maggiordomo di Quel che resta del giorno, il magnate che incontra la Morte in Vi presento Joe Black, il sesto presidente degli Stati Uniti in Amistad. In quel film Hopkins recitò, tutto a memoria, un complicato monologo di sette pagine. Pare che da lì in poi Spielberg non lo chiamò più “Tony”, ma “Sir Anthony”.
Anche in Westworld, la serie tv western e di fantascienza (e tante altre cose ancora) di HBO, Hopkins, che interpreta il dottor Ford, ha un ruolo ambiguo e complicato. Come mostra questo video, lo fa alla grande.
Hopkins non disdegna nemmeno ruoli in film di altro tipo: ha recitato in Mission: Impossible 2, Alexander, Thor (e vari seguiti) e Transformers – L’ultimo cavaliere.
Ci sono anche un po’ di cose che forse non sapete di lui, e che non hanno a che fare con la sua carriera di attore.
- Ha composto questo valzer:
- Ha cantato questa canzone, che uscì nel 1986:
- Prende in giro spesso il suo assistente:
Meet my #assistant, Juan Miguel, aka Johnny on the Spot, JOTS… #UselessAssistant#ActorInTraining#MovieMagic pic.twitter.com/zgAqlEBLuA
— Anthony Hopkins (@AnthonyHopkins) November 10, 2017
- Dopo aver visto Brian Cranston in Breaking Bad gli ha scritto una lettera. C’era scritto, tra le altre cose: «Non ho mai visto niente di simile! […] La tua interpretazione di Walter White è stata la migliore che io abbia mai visto. So che c’è abbastanza fumo nel business e io ho quasi smesso di credere. Ma questo vostro lavoro è spettacolare – assolutamente meraviglioso». Ma poi ci è rimasto male perché non voleva diventasse pubblica.
- Dovrebbe interpretare Benedetto XIV in un film in cui Jonathan Pryce (quell’attore di Game of Thrones che assomiglia tantissimo a Papa Francesco) dovrebbe interpretare Papa Francesco.
- Ha un consiglio di vita molto semplice: «Tira dritto, non mollare mai». Dice anche di avere nel cellulare una sua foto di quando era giovane e confuso e, ogni tanto, di guardarla per dire “ok, ragazzo, ce l’hai fatta”.