Chi è l’autore del fallito attentato a New York
Akayed Ullah ha 27 anni, è originario del Bangladesh e ha detto di essersi ispirato all'ISIS per il suo attacco, ma per ora non ci sono notizie di suoi legami col terrorismo internazionale
Akayed Ullah, un uomo di 27 anni originario del Bangladesh, è stato arrestato lunedì a New York con l’accusa di avere organizzato e provato a eseguire un attentato nel sottopassaggio che mette in comunicazione le stazioni Port Authority e Times Square della metropolitana, in una delle aree più affollate di Manhattan. L’ordigno rudimentale che aveva costruito è parzialmente esploso in anticipo, ferendolo e causando lievi ferite a un altro paio di persone. Ullah ha spiegato agli agenti di polizia di avere condotto l’attacco dopo avere notato una decorazione natalizia e di essersi ispirato allo Stato Islamico (o ISIS), ma ci sono ancora molti dettagli da ricostruire sul suo conto.
Stando alle informazioni raccolte dai giornali statunitensi, Akayed Ullah era arrivato negli Stati Uniti dal Bangladesh nel 2011 e, grazie a un ricongiungimento familiare, aveva un’autorizzazione per risiedere nel paese per un periodo di tempo illimitato. Il permesso deriva dal fatto che Ullah è nipote di un cittadino americano, cosa che gli ha consentito di aderire a uno dei programmi per l’immigrazione che riguarda i nuclei familiari.
Dopo il suo arrivo, Ullah si era stabilito a Brooklyn nel quartiere Flatlands. Viveva lì da quasi 7 anni con la famiglia, in un appartamento in una casa su due piani. Dopo il tentato attacco di lunedì mattina (in Italia era il primo pomeriggio), l’abitazione è stata perquisita dalla polizia e posta sotto sequestro. Gli agenti hanno anche ispezionato un secondo edificio di sei piani a Kensington, un altro quartiere di Brooklyn con una comunità di oltre 3mila bengalesi. Un rappresentante del Centro musulmano del Bangladesh della zona ha detto di non conoscere Ullah, spiegando che l’episodio non dimostra “ciò che siamo”.
Tra il 2012 e il 2015, Akayed Ullah aveva lavorato come autista di automobili, ma non è chiaro se facesse il tassista o guidasse per conto di servizi come Uber e Lyft. Negli ultimi due anni aveva invece lavorato come elettricista, ma anche in questo caso non ci sono molte altre informazioni sulle sue attività.
Secondo le fonti di NBC News, dopo l’arresto Ullah ha spiegato di avere consultato diversi documenti di propaganda e di avere seguito istruzioni online per costruire una bomba improvvisata. Ha utilizzato velcro e cerniere per assicurarsi addosso una sorta di cintura esplosiva, realizzata con una batteria da 9 volt, alcuni fiammiferi, un cavo ricavato da delle luci di natale e un tubo. Agli investigatori ha spiegato di avere trovato il tubo in uno dei cantieri dove lavorava e di avere acquistato il resto del materiale.
Ricordando gli attentati degli anni scorsi condotti dall’ISIS nel periodo natalizio, Ullah ha pensato di farsi esplodere nel sottopassaggio della metropolitana nell’area di Times Square, dove di mattina transitano decine di migliaia di persone. Nella zona aveva inoltre notato alcune decorazioni natalizie, che lo avrebbero ulteriormente convinto ad attivare l’esplosione in quel punto. Il meccanismo non ha però funzionato e Ullah è rimasto ferito nella parziale esplosione del materiale che aveva addosso. Soccorso dalla polizia, è stato trasportato in ambulanza presso il Bellevue Hospital, per la cura delle ferite e di alcune ustioni.
Le autorità hanno confermato che Ullah non aveva mai suscitato particolari sospetti e non aveva precedenti, solo qualche multa. Viaggiava spesso all’estero, ma anche in questo caso senza che avesse contatti o conducesse attività sospette. Per ora gli investigatori escludono che avesse rapporti diretti con l’ISIS. Dopo l’arresto, Ullah ha però detto di essersi ispirato allo Stato Islamico e di avere agito per vendicare i bombardamenti condotti dagli Stati Uniti nei territori controllati dall’ISIS.
Come avviene spesso in questi casi, i vicini di casa hanno detto di essere rimasti sorpresi dalla notizia, spiegando che Ullah: “Era una brava persona”. Un vicino ha detto di avere avuto in passato alcuni screzi con lui perché parcheggiava sempre la sua automobile dove non doveva. Nella notte tra domenica e lunedì, ha raccontato lo stesso vicino, si erano sentite urla di una discussione molto accesa provenire dalla casa di Ullah, ma non è chiaro quale fosse la causa del confronto.
La polizia del Bangladesh ha confermato di non avere mai avuto notizia di Akayed Ullah. L’ambasciata del paese a Washington ha confermato la circostanza, aggiungendo che il governo del Bangladesh ha da tempo dichiarato “tolleranza zero” nei confronti del terrorismo: “Un terrorista è un terrorista, a prescindere dalla sua provenienza e dalla sua religione, e deve essere consegnato alla giustizia”.