Si è votato in Islanda, non ha vinto nessuno

Il Partito dell'Indipendenza, di centrodestra, ha preso più voti di tutti, ma una coalizione di diversi partiti di centrosinistra potrebbe avere i numeri per governare

(HALLDOR KOLBEINS/AFP/Getty Images)
(HALLDOR KOLBEINS/AFP/Getty Images)

Ieri in Islanda ci sono state le elezioni parlamentari per l’assegnazione dei 63 seggi dell’Althing, il parlamento islandese. Le elezioni sono arrivate un anno dopo le precedenti, dopo la caduta del governo del primo ministro Bjarni Benediktsson per un brutto scandalo legato alle conseguenze degli abusi su minori.

Dopo il primo scrutinio – che però verrà ripetuto, come prevede la legge – il partito che ha raccolto più voti è il Sjálfstæðisflokkurinn: cioè il Partito dell’Indipendenza di Benediktsson, di centrodestra. Ha preso circa il 25 per cento dei voti, qualche punto in meno rispetto alle elezioni del 2016. Il Sjálfstæðisflokkurinn è uno dei partiti storici del paese, e ha vinto 9 delle ultime 10 elezioni parlamentari. Non è ancora chiaro, però, se riuscirà a governare: ha perso 4 seggi rispetto alle ultime elezioni, e anche i suoi alleati di governo hanno preso meno voti del previsto.

Al secondo posto è arrivato il Vinstrihreyfingin–grænt framboð (“Sinistra – Movimento Verde”) guidato dall’ex ministra dell’Educazione Katrín Jakobsdóttir. Ha preso il 17 per cento dei voti e potrebbe guidare una coalizione di piccoli partiti di centro e sinistra  (altri 6 partiti hanno preso tra il 13 e il 6 per cento dei voti). Al momento, neanche questa ipotesi è così solida: intervistata da Reuters, Jakobsdóttir ha detto che «non è ancora chiaro» se i partiti che stavano all’opposizione dell’ultimo governo riusciranno a formare una maggioranza.