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  • Domenica 10 settembre 2017

Un reality show britannico alla “Into the wild” è finito malissimo

Avrebbe dovuto essere un programma sul "tornare alle origini", vivendo in una foresta per un anno: è diventato una specie di esperimento sociale distopico

Anton Wright, uno dei partecipanti di "Eden: Paradise Lost" (YouTube/Channel 4)
Anton Wright, uno dei partecipanti di "Eden: Paradise Lost" (YouTube/Channel 4)

Nell’ultimo mese i giornali di tutto il mondo hanno parlato di un reality show britannico di Channel 4 i cui partecipanti hanno vissuto per un anno in un bosco nelle Highlands scozzesi con l’obiettivo iniziale di vivere lontano dalla società, dalle sue comodità ma anche dai suoi aspetti negativi. Obiettivo “iniziale”: perché le cose non sono andate come i produttori della società Keo Films e di Channel 4 avevano progettato, e quello che avrebbe dovuto essere un programma sul riavvicinarsi alla natura e a una vita più “autentica” è diventato una specie di esperimento sociale sull’isolamento e i conflitti che nascono in un gruppo di sconosciuti quando la sopravvivenza sembra la posta in gioco. Alla seconda stagione del reality, andata in onda con mesi di ritardo rispetto a quanto previsto, è stato cambiato il nome da “Eden” a “Eden: Paradise Lost”, cioè “Paradiso perduto”.

Channel 4, il canale che ha trasmesso il reality, è quello su cui è andato in onda, dal 2000 al 2010, il Grande Fratello originale. Keo Films invece era alla sua prima produzione di un reality show. L’idea iniziale di Eden era di selezionare 23 sconosciuti, scelti in base alle loro capacità in modo che potessero essere utili gli uni agli altri, e farli vivere in un’area isolata e selvaggia per un anno (da marzo 2016 a marzo 2017), senza prove, nomination o premi come succede in altri programmi simili in cui i partecipanti vengono messi gli uni contro gli altri. Per sopravvivere i partecipanti avrebbero dovuto costruirsi da soli dei ripari dove dormire e cercare di cacciare e coltivare il proprio cibo da aggiungere a una riserva di scorte di sopravvivenza lasciate loro dalla produzione ma non sufficienti per dei veri pasti per un anno intero. Inizialmente la produzione aveva programmato quattro ministagioni (corrispondenti ad estate, primavera, autunno ed inverno) da mandare in onda ad alcuni mesi di distanza.

Il posto scelto per realizzare il programma si trova sulla penisola di Ardnamurchan, nelle Highlands scozzesi: circa 240 ettari di terreno furono isolati con un alto steccato di legno per delimitare lo spazio riservato ai partecipanti. Per rendere possibili le riprese, la produzione chiese un’estensione della rete elettrica e fece installare 22 chilometri di cavi in fibra ottica. Il territorio di Ardnamurchan, pur pieno di fango, è molto telegenico, ci sono dune, una foresta e una spiaggia. I partecipanti avrebbero avuto legna per costruire capanne e accendere fuochi, cervi da cacciare in autunno e pesci da pescare in primavera, in aggiunta agli animali da cortile portati dalla produzione: capre, pecore, maiali e galline. Inoltre per permettergli di coltivare qualcosa, visto che il terreno della zona prescelta non è adatto all’agricoltura, cento tonnellate di terra più adatta furono trasportate da un elicottero. Anche semi e attrezzi facevano parte del materiale lasciato dalla produzione, insieme alle telecamere nascoste.

Il trailer della prima stagione, semplicemente “Eden”, di cui sono andate in onda quattro puntate nel luglio 2016:

Per trovare le persone giuste per il reality, la produzione mise degli annunci sui forum di temi militari, sui siti degli ambientalisti e sulle pagine Facebook di medici che fanno volontariato nei paesi in via di sviluppo. Circa duemila persone si candidarono e dei 19 che furono scelti dieci erano uomini e nove donne. Tra loro c’erano due medici e un infermiere, un falegname, un cacciatore per hobby, un pescatore, un veterinario, una giardiniera, un’allevatrice di cani da pastore (con il suo cane), un ex ufficiale dell’esercito e uno chef. Nonostante tutti avessero in comune l’interesse per vivere l’esperienza di Eden, erano molto diversi tra loro: uno, il canottiere Anton Wright, aveva cercato di partecipare al Grande Fratello in passato, mentre la commessa sensibile a temi “hippy” Josie Hall non possedeva nemmeno un televisore, per esempio.

I partecipanti furono portati ad Ardnamurchan e a ciascuno fu permesso di portare un grosso zaino da campeggio contenente quello che volevano; prima dell’inizio delle riprese, a ognuno furono messi addosso microfoni, telecamere GoPro e sistemi di GPS per evitare che si perdessero. Insieme a loro c’erano anche quattro cameraman, tre uomini e una donna, che avrebbero dovuto vivere con i partecipanti fino alla fine del programma (uno non l’ha fatto) e che di fatto erano a loro volta dei partecipanti.

Una delle cose che i partecipanti dovettero fare subito fu costruire un bagno:

I problemi della prima stagione, andata in onda nell’estate del 2016, circa cinque mesi dopo l’inizio delle riprese, sono stati due. Il primo, di cui i partecipanti non furono informati dopo la trasmissione degli episodi, è che il reality non ebbe un gran successo di pubblico: il primo dei quattro episodi fu guardato da due milioni di persone, l’ultimo dalla metà. Per questa ragione la seconda ministagione, quella sull’estate, non andò in onda come inizialmente previsto e a ottobre gli account sui social network di Eden avevano smesso di essere aggiornati. Diversamente da quanto hanno fatto in passato altre produzioni di reality show di scarso successo, Keo Films decise però di mandare avanti la produzione del reality show, continuando le riprese.

Il secondo problema probabilmente è all’origine della decisione della società di produzione di non cancellare tutto: fin da subito la vita “dentro Eden” risultò più complessa del previsto. La giardiniera ci mise delle settimane per preparare il terreno per coltivare e il veterinario si trovò in difficoltà perché mancava un recinto dove tenere le pecore. Il cacciatore invece si sentì frustrato dopo aver capito che fino all’inverno non ci sarebbe stato modo di cacciare. Il divieto di ottenere dalla produzione oggetti e materiali utili fu una delle cause di scontento, soprattutto perché alcuni partecipanti sospettavano che altri stessero barando e, ad esempio, avessero chiesto cibo e sigarette agli escursionisti che camminavano vicino allo steccato che li separava dal resto del mondo.

Ma soprattutto, fin dall’inizio i partecipanti ebbero fame e nonostante avessero messo in piedi un sistema per dividersi i compiti, presto si creò un conflitto tra chi dava contributi maggiori e chi invece era di fatto sostenuto dagli altri e anche per questo se ne sentiva dominato. Le tensioni crebbero e il sistema di divisione dei compiti fallì dopo che l’idraulico Andrew Whitelock, detto Titch, propose che gli uomini svolgessero i «lavori da uomini», come pescare, e le donne quelli «da donne», come lavare i piatti. I partecipanti divennero rabbiosi, paranoici e stressati.

All’inizio di luglio, prima che le la prima stagione fosse messa in onda, già cinque partecipanti avevano provato ad abbandonare il programma; l’insegnante di yoga (la più giovane del gruppo, impegnata in una relazione con lo chef) cercò di lasciare Eden, ma fu convinta a non farlo dopo che le fu concessa una telefonata a suo padre, cosa che provocò invidia negli altri partecipanti. Anche il cacciatore e un altro partecipante cercarono di andarsene, ma il cacciatore fu convinto a restare con l’argomentazione che il suo contributo sarebbe stato indispensabile durante l’inverno.

Dieci giorni prima della messa in onda del primo episodio, inoltre, ci fu una vera e propria ribellione: le telecamere furono coperte, i microfoni spenti e quindici delle diciassette persone che ancora stavano partecipando al programma (uno era in ospedale con un dito rotto) uscirono dalla recinzione per provare a raggiungere il pub più vicino. La produzione li convinse a tornare indietro, ma poi acconsentì ad alcune delle loro richieste, tra cui fornire le materie prime per fargli produrre delle bevande alcoliche. Le tensioni tra i partecipanti comunque non finirono e il gruppo si divise in tre. In particolare Wright iniziò una specie di guerra con la produzione e cominciò a uscire dalla zona recintata per raggiungere la casa di un uomo con cui aveva fatto amicizia e con cui si ubriacava. Alla fine lui e un altro partecipante furono espulsi con una votazione dal resto del gruppo e prima di andarsene bruciarono la propria capanna.

In questo video si vedono alcuni momenti di ribellione dei partecipanti verso la produzione:

Nel frattempo i giornalisti si interrogavano sulle sorti del programma e davano notizie sulle condizioni dei partecipanti e della produzione, tra cui che il set era infestato dai moscerini (che in effetti nel nord della Scozia sono un vero problema nella stagione estiva), che nel terreno scelto per l’ambientazione c’erano delle bombe inesplose (durante la Seconda guerra mondiale Ardnamurchan fu usata per l’addestramento dei soldati e preparare lo sbarco in Normandia, e per questo per sette volte degli artificieri sono stati chiamati dalla produzione) e che alcuni dei partecipanti stavano cercando di fuggire.

Alla fine, gli otto mesi di riprese che avrebbero dovuto fare da materiale per tre ministagioni sono state condensate nell’unica Eden: Paradise Lost, composta da cinque episodi e dedicata al fallimento del reality show che avrebbe dovuto essere. All’interno delle puntate sono state incluse anche delle interviste ai partecipanti fatte dopo la fine del programma, il cui scopo era dare loro la possibilità di spiegare il proprio comportamento. Poco meno di 900mila persone hanno guardato il primo episodio di Eden: Paradise Lost e ancora meno hanno visto i successivi, nonostante gli articoli sui giornali.  Dopo la fine delle riprese, lo scorso marzo, un programma della radio americana NPR si è chiesto, parafrasando il famoso quesito filosofico sul suono della caduta di un albero in una foresta: «Se una persona vive nella foresta e non è in TV, fa rumore?».

Il trailer di “Eden: Paradise Lost”: