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  • Domenica 27 agosto 2017

Chi aiuta la Corea del Nord a farsi i missili?

Gli esperti ne discutono da giorni, dopo la pubblicazione di un controverso articolo del New York Times che tira in mezzo una fabbrica ucraina, ma non c'è una risposta certa

Kim Jung Un (KRT via AP Video, File)
Kim Jung Un (KRT via AP Video, File)

Il 14 agosto il New York Times ha pubblicato un articolo molto ripreso e discusso sul programma missilistico della Corea del Nord, che negli ultimi due anni ha mostrato di essersi sviluppato più velocemente di quanto credevano molti governi e analisti. L’articolo, firmato da William Broad e David Sanger, ha ripreso alcune fonti dell’intelligence statunitense e un nuovo studio dell’analista Michael Elleman, un esperto di missili dell’International Institute for Strategic Studies, un istituto di ricerca britannico che si occupa di sicurezza e affari internazionali. L’articolo sostiene che gli ultimi successi nordcoreani, come il lancio del primo missile intercontinentale, siano stati possibili grazie all’acquisto al mercato nero di un tipo particolare di motore a propellente liquido ad alte prestazioni – un motore a razzo – probabilmente proveniente da una fabbrica della città ucraina di Dnipro, la “Yuzhmash”, con storici legami con il programma missilistico russo. La tesi di Elleman, che non è basata su prove certe, è stata però criticata da diversi altri analisti ed esperti di Corea del Nord, che negli ultimi giorni hanno replicato all’articolo pubblicato sul New York Times.

La questione trattata da Elleman è molto importante e da tempo è una delle più discusse quando si parla di Corea del Nord. Capire che tecnologia possieda il regime nordcoreano, come si procuri e intenda usare le armi costruite partendo da quella tecnologia, sono cose fondamentali per stabilire quale sia la migliore strategia da usare con uno dei paesi più chiusi e imprevedibili al mondo. Nell’ultimo mese e mezzo i nordcoreani hanno lanciato due missili balistici intercontinentali (ICBM) – uno il 4 luglio e l’altro il 29 luglio –, missili in grado cioè di coprire lunghe distanze e arrivare fino al territorio americano. La velocità con cui la Corea del Nord è arrivata a sviluppare questo tipo di missili ha stupito tutti, anche perché da anni il regime nordcoreano è sottoposto a rigide sanzioni internazionali che sulla carta gli impediscono di acquistare tecnologia avanzata da paesi terzi (ma solo sulla carta, per l’appunto): quindi, come siamo arrivati fin qui?

La tesi di Elleman: la fabbrica ucraina a Dnipro
Il New York Times ha scritto che analisti e investigatori hanno cominciato a seguire la pista ucraina guardando le fotografie che mostravano il dittatore Kim Jong-un ispezionare alcuni motori a razzo di tipo RD-250, come quelli che una volta venivano usati per fabbricare i missili dell’Unione Sovietica: questo tipo di missili era prodotto da Yuzhmash, la fabbrica di Dnipro. Yuzhmash si trova oggi nella parte orientale dell’Ucraina, vicino alla zona contesa tra esercito ucraino e ribelli separatisti filo-russi. Durante il periodo della Guerra fredda veniva usata per costruire i missili dell’arsenale sovietico e anche dopo l’indipendenza dell’Ucraina è rimasta uno dei principali siti di produzione dei missili russi, almeno fino a un paio di anni fa, quando ha cominciato a essere piano piano sottoutilizzata. Una delle ragioni che hanno spinto Elleman e altri analisti a concentrarsi proprio sulla fabbrica ucraina è stata che sei anni fa due nordcoreani furono scoperti nel complesso di Yuzhmash mentre cercavano di rubare i segreti sulla produzione dei missili: «Gli investigatori ora credono che, nel mezzo del caos post-rivoluzionario in Ucraina, Pyongyang ci abbia provato di nuovo».

Elleman non ha prove certe che confermino la sua tesi, che si basa su quello che alcuni funzionari dell’intelligence statunitense dicono da tempo: cioè che i nuovi missili nordcoreani siano costruiti usando una tecnologia così complessa da escludere che la Corea del Nord abbia fatto tutto da sola e in tempi così brevi. Dalle informazioni disponibili, scrive il New York Times, sembra che la Corea del Nord abbia testato il primo nuovo motore a razzo nel settembre 2016: questo significa che avrebbe impiegato solo 10 mesi per arrivare al lancio di un missile intercontinentale, un tempo troppo breve senza essere già in possesso dei progetti, degli strumenti e delle competenze acquistati al mercato nero.

Le smentite del governo ucraino e gli attacchi a Elleman
Dopo la pubblicazione dell’articolo del New York Times, la fabbrica Yuzhmash ha negato di vendere tecnologia all’estero, e Oleksandr Turchynov, segretario del Consiglio della difesa e della sicurezza nazionale ucraino, ha negato qualsiasi coinvolgimento dell’Ucraina nella vicenda: «L’Ucraina non ha mai fornito motori a razzo o altro tipo di tecnologia missilistica alla Corea del Nord. Crediamo che la campagna anti-ucraina sia stata alimentata dai servizi segreti russi per nascondere la loro partecipazione ai programmi missilistici e nucleari nordcoreani», ha detto Turchynov, non fornendo però nessuna prova a sostegno della sua tesi.

Elleman – che tra le altre cose aveva anche detto di non escludere che i nordcoreani avessero ottenuto parte della tecnologia missilistica dalla società di stato russa specializzata, Energomash – è stato attaccato molto per il report. Qualcuno lo ha anche accusato – senza prove – di avere legami con il governo russo, recuperando delle foto vecchie postate da Elleman sui social network che però non dimostrano nulla. Elleman si è difeso dicendo: «Non ho alcun legame diretto con il governo russo. Ho lavorato coi russi in passato. Non sono un fan di Putin, questo è certo. È un dittatore e un presidente autoritario, ed è una forza destabilizzante per l’Europa, l’Asia e il Medio Oriente». A causa dei molti attacchi ricevuti, Elleman ha deciso poi di chiudere il suo account Twitter.

I dubbi sulla tesi di Elleman: cosa dicono altri analisti
Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo del New York Times, sia il Wall Street Journal che Reuters hanno scritto, citando loro fonti di intelligence, che la Corea del Nord sarebbe in grado di produrre dei propri motori a razzo senza dover dipendere da altri paesi: cioè sostenendo una cosa diversa da quella detta da altre fonti di intelligence citate dal New York Times. Uno dei funzionari dell’intelligence americana sentito da Reuters ha detto che è possibile che il tipo di motori a razzo usati dai nordcoreani siano effettivamente degli RD-250, quindi di vecchia produzione sovietica, ma potrebbero essere stati modificati grazie al lavoro di scienziati stranieri reclutati dalla Corea del Nord o da nordcoreani formati in Russia o altrove.

Anche diversi analisti hanno detto di non essere d’accordo con le conclusioni di Elleman.

Ankit Panda, giornalista del sito Diplomat ed esperto di questioni di sicurezza, ha scritto che la Corea del Nord potrebbe avere sviluppato la capacità di produrre un motore a razzo simile al RD-250 a partire dal test missilistico condotto il 18 marzo 2017, definito da Kim Jong-un un grande evento per la “nuova rinascita” dell’industria missilistica nordcoreana. Se così fosse, ha aggiunto Panda citando una sua fonte, è possibile che la Corea del Nord abbia beneficiato della collaborazione con l’Iran, paese sospettato da tempo di essere coinvolto in attività di questo genere: per esempio nel gennaio 2016 il dipartimento del Tesoro statunitense aveva imposto sanzioni finanziarie ad alcune società iraniane accusate di aiutare i nordcoreani a sviluppare un tipo di motore a razzo simile al RD-250. Panda ha scritto che ora come ora non esiste una seria convinzione nell’intelligence statunitense che la Corea del Nord abbia importato i motori a razzo del tipo RD-250 dall’Ucraina o dalla Russia.

Jeffrey Lewis, capo del programma sulla non-proliferazione dell’Asia orientale al Middlebury Institute of International Studies di Monterey, in California, ha detto che il suo team ha analizzato le stesse fotografie studiate da Elleman e ha concluso che i motori a razzo usati per i missili balistici intercontinentali sono stati probabilmente costruiti dai nordcoreani.

Joshua Pollack, analista dello stesso istituto di ricerca, ha scritto che i motori usati negli ultimi test missilistici nordcoreani, compresi quelli sui missili intercontinentali, non erano nemmeno di tipo RD-250, ma più piccoli. In un articolo pubblicato su NK News, Pollack ha aggiunto poi che uno dei problemi dell’articolo di Elleman è che parte dall’assunto che non si avrebbero notizie dell’esistenza in Corea del Nord di installazioni in grado di produrre quel tipo di motori a razzo. Non è vero, dice Pollack, qualche informazione c’è e dice il contrario.
Per esempio l’ex diplomatico nordcoreano Ko Young Hwan, scappato dalla Corea del Nord nella metà degli anni Novanta, disse di fronte a una commissione del Senato americano che suo fratello era stato addestrato e impiegato come progettista di motori a razzo per missili balistici, prima di essere trasferito a un programma di sviluppo di missili anti-nave. Un altro nordcoreano, l’ex colonnello Choi Ju Hwal, citò quattro installazioni coinvolte nella produzione missilistica, tra cui un complesso fuori Pyongyang che produceva missili SCUD, inclusa una parte relativa alla costruzione di motori a razzo. La Corea del Nord, ha scritto Pollack, ha una lunga storia di produzione autonoma di tecnologia missilistica, pur con l’aiuto di Unione Sovietica prima e Iran poi: «I nuovi motori a razzo usati nel settembre 2016 e nel marzo 2017 probabilmente non saranno gli ultimi prodotti dalla Corea del Nord», ha concluso Pollack.