Giovanni Pascoli – a destra – con suo padre e i suoi fratelli Giacomo e Luigi (Ansa/Casa Museo Giovanni Pascoli)

«oh! d’un pianto di stelle lo inondi»

La poesia "X agosto", che Giovanni Pascoli pubblicò nel 1896 in ricordo di suo padre Ruggero

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

La poesia X agosto, che Giovanni Pascoli pubblicò nel 1896 in ricordo di suo padre Ruggero, ucciso il 10 agosto del 1867 con un colpo di fucile mentre tornava a casa a San Mauro di Romagna (oggi San Mauro Pascoli). I riferimenti alle stelle, nella poesia, si devono al fatto che nel calendario cristiano il 10 agosto è il giorno di San Lorenzo, la cui notte è famosa per essere quella in cui si vedono più stelle cadenti: le cose in verità non stanno più così, e il momento migliore per vedere le stelle cadenti è tra il 12 e il 13 di agosto.

Giovanni Pascoli – a destra – con suo padre e i suoi fratelli Giacomo e Luigi
(Ansa/Casa Museo Giovanni Pascoli)

Al momento della morte di suo padre, Giovanni Pascoli aveva solo 11 anni. L’omicidio restò sempre irrisolto, anche se c’erano già allora diversi sospetti che successivi studi e ricerche hanno in parte confermato. Alla morte di suo padre, Giovanni Pascoli dedicò oltre a X agosto anche La cavalla storna.

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