Abbiamo le idee più chiare su cosa abbia ferito i piedi del ragazzo australiano

Potrebbero essere stati i pidocchi o le pulci di mare, ma in ogni caso non dovrebbe essere una cosa che si ripeterà spesso

(Australia Pool via AP)
(Australia Pool via AP)

Esperti e scienziati hanno ridotto la lista delle creature marine che potrebbero essere responsabili delle strane ferite che ha riportato ai piedi un ragazzo australiano, dopo aver tenuto per parecchio tempo le gambe a mollo in una spiaggia vicino a Melbourne. Dopo che per un paio di giorni si sono fatte diversi ipotesi – e dopo che con toni un po’ accesi le foto delle ferite del ragazzo sono state riprese in tutto il mondo – i biologi marini hanno stabilito che i responsabili più probabili dell’attacco siano i pidocchi di mare oppure le pulci di mare, due specie di minuscoli crostacei.

La dinamica dell’incidente sembra oramai piuttosto chiara. Dopo una partita di football, Kanizay è andato in spiaggia per rinfrescarsi i piedi. Per parecchi minuti ha tenuto i piedi a mollo nell’acqua freddissima, che probabilmente ha contribuito a non fargli sentire il dolore per i numerosi morsi. Quando ha tirato fuori i piedi dall’acqua si è accorto che le sue caviglie erano coperte da qualcosa che somigliava a sabbia. Dopo averli scossi energicamente, Kanizay si è accorto che non erano granelli, ma migliaia di piccoli animali. Si è accorto anche che le sue caviglie stavano sanguinando copiosamente.

I medici che lo hanno trattato hanno detto che non è in pericolo di vita. Anche se Kanizay ha descritto il suo dolore come un «otto, su una scala da uno a dieci», ora le sue ferite sono state fasciate e rimarginate e l’incidente non dovrebbe avere altre conseguenze per lui. Non è vero che i piedi del ragazzo sono stati “divorati”, come hanno scritto molti giornali. Nonostante le foto impressionanti, le ferite che ha riportato Sam Kanizay, 16 anni, sono più simili a centinaia di punture di spillo, piuttosto che ai morsi di un grosso animale. La grande quantità di sangue che si vede nelle foto è probabilmente dovuta a una qualche sostanza anticoagulante che gli animali che lo hanno attaccato hanno iniettato mordendolo.

Rimane il dubbio di cosa lo abbia attaccato. Subito dopo l’incidente, il padre di Kanizay ha indossato una doppia muta e, armato di un retino, è tornato sulla spiaggia per raccogliere qualche esemplare degli animali che avevano attaccato il figlio. Dopo averne catturati un buon numero li ha messi in una vaschetta con alcuni pezzi di carne e ha postato il filmato su internet.

Dopo aver esaminato il filmato, diversi esperti hanno detto che gli animali catturati erano dei piccoli crostacei lunghi pochi millimetri e chiamati “anfipodi lysianassidae” (che in inglese sono spesso chiamati “pulci di mare”, un termine che in Italia si usa per un altro tipo di crostacei). Si tratta di parassiti marini che spesso svolgono il ruolo di spazzini, cibandosi di corpi in decomposizione. Secondo gli esperti del Museo Victoria di Melbourne, gli anfipodi potrebbero contenere agenti anticoagulanti che hanno reso molto copioso e difficile da fermare il sanguinamento di Kanizay. Anche Richard Reina, professore di biologia marina della Monash University è d’accordo con questa analisi.

Ma non tutti la pensano così. Secondo Alistair Poore professore all’università del New South Wales, non è detto che il padre di Kanizay abbia catturato gli stessi animali che hanno attaccato il figlio. Come ha spiegato al New York Times: «Ci sono parecchie creature che puoi attirare lanciando carne cruda in mare». Gli anfipodi, inoltre, non sono conosciuti per compiere attacchi come quello subito da Kanizay: dopotutto sono animali che si cibano soprattutto di carcasse e altri animali già morti.

I pidocchi di mare, o “isopodi”, sono invece una specie già conosciuta per attaccare gli umani (di solito i loro attacchi lasciano piccoli segni circolari simili ad eruzioni cutanee che danno un fastidioso prurito). Alcune specie sono parassiti dei pesci, che attaccano per cibarsi del loro sangue: il che spiegherebbe la presenza di anticoagulanti nei loro organismi. Nel 2015, ricorda Poore, c’era stato un attacco simile nei confronti di un altro ragazzo, in una spiaggia non troppo distante, compiuto a quanto sembra proprio dagli “isopodi”.

In ogni caso, che siano pulci, pidocchi o una terza specie ancora, è difficile che il caso si ripeta di frequente. Tutti gli esperti sono concordi che l’attacco è stato probabilmente causato da un insieme di cause che è difficile si ripresentino spesso tutte insieme. La prima è l’elevata concentrazione di animali che hanno attaccato il ragazzo, dovuta forse alla presenza di qualche carcassa di pesce nelle vicinanze. La seconda, il fatto che il ragazzo sia rimasto immobile con i piedi in acqua per un lungo periodo, dando così il tempo agli animali di ferirlo numerose volte. La terza, la temperatura dell’acqua, abbastanza fredda da attenuare il dolore per le ferite di cui, in circostanze normali, il ragazzo si sarebbe accorto quasi subito. In altre parole, come scrive il professor Reina: «Non è una situazione nella quale ci troviamo normalmente quando andiamo al mare».