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  • Mercoledì 2 agosto 2017

Gaza al buio

Le foto di Chris McGrath, da un posto dove manca sempre più spesso la luce

Maha Zant prepara il té facendosi luce con il cellulare, nella sua casa nel quartiere di Al-Zahra - Gaza, 23 luglio 2017
(Chris McGrath/Getty Images)
Maha Zant prepara il té facendosi luce con il cellulare, nella sua casa nel quartiere di Al-Zahra - Gaza, 23 luglio 2017 (Chris McGrath/Getty Images)

Vivere a Gaza è difficile. Tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 l’esercito israeliano condusse una delle più violente offensive militari degli ultimi sessanta anni contro quei territori. Secondo le stime ufficiali gli attacchi causarono 1400 morti e più di 5000 feriti. Nel 2007 Israele impose un embargo che dura da dieci anni e che ha avuto e continua ad avere conseguenze molto gravi per la popolazione della Striscia di Gaza, a cui mancano beni di prima necessità come l’acqua, che in gran parte non è potabile, medicinali ed elettricità.

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Le persone che vivono a Gaza, inoltre, subiscono da 10 anni l’erogazione di energia elettrica a intermittenza.. Lo scorso aprile l’ultima centrale elettrica operativa nella Striscia è stata spenta a causa di carenza di combustibile: Gaza ora è dipendente dai soli 70 megawatt forniti da Israele su un fabbisogno estivo di 450 megawatt. Fino a qualche settimana fa le forniture da Israele erano maggiori ma il leader palestinese Abu Mazen, per mettere sotto pressione Hamas, ha annunciato che avrebbe pagato solo il 60 per cento dei costi energetici di Gaza.

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I nuovi tagli limitano l’elettricità a nemmeno tre ore al giorno e questo colpisce soprattutto le persone ricoverate in ospedale e chi ha bisogno di una macchina per vivere. Durante le ore di blackout i residenti utilizzano generatori privati, pannelli solari e altre sorgenti a batteria. Ma solo chi se lo può permettere.

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Attualmente si stima che l’80 per cento della popolazione che vive a Gaza dipenda dagli aiuti umanitari. A metà luglio le Nazioni Unite hanno pubblicato un rapporto sul peggioramento della situazione umanitaria nella Striscia. Si dice che le falde acquifere di Gaza potrebbe diventare inutilizzabili entro la fine dell’anno, si parla delle continue crisi energetiche e sanitarie e del fatto che più della metà dei due milioni di abitanti ha problemi a trovare del cibo.

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Il responsabile dell’ONU per gli Affari umanitari, Robert Piper, ha anche dichiarato che Gaza è «invivibile».

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Chris McGrath ha fotografato Gaza al buio: McGrath è un fotografo australiano e ha vinto due volte il World Press Photo, il più prestigioso concorso di fotogiornalismo al mondo. Nel 2013 vinse il terzo premio nella categoria Sports Action per una foto scattata alle Olimpiadi di Londra del 2012, mentre nel 2014 vinse il primo premio nella categoria storie per le “general news” con una foto scattata a una costa filippina dopo un tifone. Lavora con l’agenzia Getty Images dal 2001 e negli ultimi anni ha coperto diverse notizie di rilevanza internazionale. Quest’anno ha passato quasi un mese a bordo di una nave di MOAS, una delle più note ONG che soccorrono i migranti al largo delle coste della Libia.