Macron si è scusato a nome della Francia per un brutto fatto della Seconda guerra mondiale

Ha detto che fu il suo paese ad organizzare il cosiddetto rastrellamento del "Velodromo d'Inverno", e che «non un solo tedesco» partecipò all'operazione

Emmanuel Macron e Benjamin Netanyahu all'Eliseo, Parigi,16 luglio 2017
(AP Photo/Michel Euler)
Emmanuel Macron e Benjamin Netanyahu all'Eliseo, Parigi,16 luglio 2017 (AP Photo/Michel Euler)

Domenica 16 luglio il presidente francese Emmanuel Macron ha commemorato i 75 anni dalla vicenda del cosiddetto Velodromo d’Inverno cioè il più grande rastrellamento di ebrei avvenuto in Francia durante la Seconda guerra mondiale, fra il 16 e il 17 luglio del 1942. Più di tredicimila ebrei, tra cui molti bambini, vennero arrestati a Parigi, stipati in un velodromo – cioè una pista da ciclismo – e successivamente furono mandati nei campi di concentramento. Meno di 100 riuscirono a sopravvivere. Alla cerimonia per l’anniversario dei settantacinque anni era presente anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Come già Jacques Chirac nel 1995, Macron ha riconosciuto la piena responsabilità della Francia per questo episodio della seconda guerra mondiale. Ha detto che «fu la Francia che organizzò» e che «non un solo tedesco» partecipò all’operazione:

«È stata la Francia che ha organizzato il rastrellamento e la deportazione e, quindi, per quasi tutti, la morte di 13.152 persone di fede ebraica, arrestandole il 16 e il 17 luglio nelle loro abitazioni»

Macron ha anche respinto gli argomenti di alcuni leader francesi di destra e di altri che sostengono che il “regime di Vichy” (formalmente autonomo, nato dopo l’armistizio con i tedeschi e guidato dal discusso governo del maresciallo Philippe Pétain in accordo con la Germania) non rappresentasse a quel tempo l’intera Francia: «È conveniente vedere il regime di Vichy come nato dal nulla (…)» ha detto: «Sì, è conveniente, ma è falso». Per decenni il governo francese ha rifiutato infatti di chiedere scusa per il ruolo della polizia nel rastrellamento o per qualsiasi altra complicità. Si sosteneva infatti che i vari livelli delle autorità francesi non potessero essere accusate dei crimini voluti dal regime di Pétain. Il 16 luglio 1995, fu l’allora presidente Jacques Chirac ad ammettere che la Francia dovesse fare i conti con il proprio passato e riconoscere il ruolo che lo Stato aveva giocato nella persecuzione degli ebrei.

Fra coloro che hanno cercato di sminuire il coinvolgimento dei francesi c’è stata anche Marine Le Pen, che si è candidata alle ultime elezioni presidenziali col Front National arrivando fino al ballottaggio. Durante la campagna elettorale, Le Pen aveva dichiarato in un’intervista al quotidiano Le Figaro: «Penso che se ci sono dei responsabili sono coloro che erano al potere allora. Non è la Francia. Abbiamo insegnato ai nostri figli che hanno ogni ragione per criticare la Francia, per vedere forse solo gli aspetti storici più oscuri: voglio invece che siano ancora una volta orgogliosi di essere francesi».