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  • Venerdì 16 giugno 2017

Anche in Portogallo si discute di cittadinanza

E di come rendere più semplice il riconoscimento per chi nasce nel paese

Il primo ministro portoghese Antonio Costa
in visita a San Paolo lo scorso 10 giugno
(NELSON ALMEIDA/AFP/Getty Images)
Il primo ministro portoghese Antonio Costa in visita a San Paolo lo scorso 10 giugno (NELSON ALMEIDA/AFP/Getty Images)

Lunedì 12 giugno il parlamento portoghese ha discusso la possibilità di modificare la sua legge sulla cittadinanza, che applica sia il principio dello ius soli che quello dello ius sanguinis e che è in vigore dal 2006. La proposta è stata fatta da alcuni partiti di sinistra e centrosinistra, che vorrebbero rendere più semplice il riconoscimento della cittadinanza per gli stranieri nati sul territorio portoghese, ed è stata criticata, per ragioni diverse, da due partiti agli estremi del parlamento portoghese: il Centro Democrático e Social – Partido Popular (CDS-PP) che è di destra e ha 18 seggi sui 230 totali, e il Bloco de Esquerda (BE) che è di sinistra e ha 19 seggi.

In questo momento in Portogallo è in vigore una legge del 2006 in base alla quale la cittadinanza viene riconosciuta sia ai figli di portoghesi (ius sanguinis) sia agli immigrati di seconda o terza generazione attraverso l’applicazione dello ius soli. Nella pratica, però, queste due categorie di persone non sono sottoposte alle stesse regole: per i discendenti di portoghesi nati all’estero è sufficiente dichiarare la propria volontà a essere riconosciuti cittadini portoghesi, procedimento che porta automaticamente all’iscrizione nei registri di nascita nazionali. Per le persone straniere nate in Portogallo il riconoscimento è più complicato, ad eccezione dei casi che coinvolgono persone prive di qualsiasi altra cittadinanza (perché figli di ignoti o di genitori apolidi) o di immigrati di terza generazione, cioè figli di stranieri nati a loro volta in Portogallo. Per tutti gli altri stranieri che rientrano in questa categoria sono necessari tre requisiti: uno dei genitori deve essere residente in Portogallo da almeno cinque anni; il genitore in questione non deve essere in Portogallo perché al servizio del suo paese di origine (come nel caso dei diplomatici); infine il minorenne deve dichiarare la sua volontà di diventare cittadino portoghese.

Le critiche alle proposta di riforma – che prevederebbe, tra le altre cose, minori adempimenti burocratici per il riconoscimento della cittadinanza – sono state diverse. Il CDS-PP, di destra, l’ha definita una richiesta irresponsabile, in contrasto con la tradizione portoghese e con ciò che altri stati stanno facendo in questo momento in Europa. Al contrario, il BE, di sinistra, ritiene insufficienti i decreti di semplificazione presentati in parlamento dai partiti di centrosinistra e dal Partido Comunista Português, proponendo invece che venga introdotta la cittadinanza automatica per tutti i nati sul territorio portoghese.

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